venerdì 2 settembre 2016

MOMENTI PERDUTI

(Days between stations di Steve Erickson, 1985)

Libro affascinante questo Momenti perduti, così come è affascinante la prosa di Steve Erickson, capace di avvinghiare e avviluppare il lettore all'interno di una storia non sempre così chiara e cristallina, una storia che vive di sensazioni ambigue e di straniamenti, in grado di lasciarti spaesato e dubbioso ma fortemente intrigato. Con tutti i dovuti distinguo, la lettura di Momenti perduti mi ha fatto a tratti quell'effetto che mi hanno provocato alcune pellicole di David Lynch, e questo è senz'altro un complimento per l'autore di Santa Monica (che poi sarebbe Erickson, David Lynch invece è del Montana).

Mi sono piacevolmente perso, più volte, tra le pagine di questo romanzo, perso in un sovrapporsi di identità e storie, perso nei tempi discordanti di una storia dal sapore quasi atavico ma allo stesso tempo contemporaneo, perso nei luoghi, nelle vie, nelle case, capaci di sovrapporsi una all'altra a mezzo mondo di distanza, perso tra gemelli, tra parentele, tra le vite e tra gli amori di quelli che in fondo sono solo una manciata di personaggi.

Ma allora? Come è possibile? È possibile, è possibile. Momenti perduti è una storia d'amore, è più storie d'amore che forse sono la stessa. Momenti perduti è il nostro mondo ma non è il nostro mondo, un mondo dove tutto sembra conosciuto ma nel quale qualcosa incombe, qualcosa è incerto, qualcosa sembra magico. Ma cosa incombe? Cosa è magico? Forse nulla, forse ci sono solo posti fuori dal tempo. O forse, semplicemente, ci sono momenti fuori dal tempo. Momenti perduti. Vite che si ripropongono, strani passaggi, collegamenti.

Una donna, Lauren, si innamora da giovane della bellezza di Jason, ciclista professionista e finirà per sposarlo. Punti fermi del racconto per il lettore, al contrario dei membri della famiglia Sarre, a partire da Adrien-Michel, un uomo di origini francesi che forse ha o ha avuto un gemello, un uomo privo di molti ricordi, un uomo che a volte porta una benda su un occhio, e allora è Adrien, a volte la porta sull'altro, e allora è Michel. Un uomo capace di amare con tutto se stesso ma anche, forse, capace di rapire una donna.

Adolphe Sarre è invece l'autore di uno dei più misconosciuti capolavori del cinema muto mondiale, un'opera scomparsa della quale le tracce echeggeranno per tutto il libro, perse tra le reminiscenze di un bordello Parigino o sulle spiagge del piccolo borgo di Verdeaux. Ma cosa lega tutti questi elementi, il film, i Sarre, la protagonista de La morte di Marat, e un paio d'occhi in una bottiglia?

Io ora con precisione non ve lo saprei proprio dire.

Tornando a Lynch. Erickson non assomiglia al Bob di Twin Peaks?

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