sabato 24 settembre 2016

STELLA

(di Sylvie Verheyde, 2008)

Con quelle che sono state le mie ultime visioni, sia cinematografiche che televisive, mi sembra di essere precipitato nel tunnel del prodotto medio, quello che alla fine non ti dispiace guardare, che magari consiglieresti anche ad altri per una visione, ma che alla fine non ti convince appieno e soprattutto non ti regala quel senso di appagamento e soddisfazione che un film ben riuscito può offrire.

Siamo da queste parti anche con Stella, film parzialmente biografico della regista francese Sylvie Verheyde, visione niente affatto malvagia ma alla quale manca la marcia in più che permetta allo spettatore di farsi coinvolgere dai personaggi, dalla storia narrata o dalla messa in scena della stessa.

Storia di formazione su un arco di tempo breve nella Francia di fine anni '70. Stella (Léora Barbara) ha undici anni e da poco ha iniziato a frequentare una nuova scuola, una scuola di alto livello dove la maggior parte dei bambini iscritti appartengono a una classe sociale più elevata (o semplicemente più ricca) di quella dalla quale provengono i genitori di Stella. Sia la madre Roselyne (Karole Rocher) che il padre Serge (Benjamin Biolay) lavorano in un bar di periferia frequentato da sfaccendati e gente semplice, un gruppo colorito di persone che per Stella sono un po' una grande famiglia allargata. Sono molti i clienti abituali sinceramente affezionati a Stella, tra tutti spicca il giovane Alain (Guillaume Depardieu), quasi un fratello maggiore per la bambina, così Stella impara le cose da grandi più che a relazionarsi con i suoi coetanei, soprattutto quelli più borghesi con i quali avrà qualche screzio di troppo. Fortunatamente in classe troverà anche Gladys (Mélissa Rodriguès) con la quale intesserà un sincero rapporto d'amicizia.


Si seguono il percorso di crescita della protagonista, i problemi della sua famiglia, il passaggio verso l'età adulta e la maturazione di una ragazzina. Il film è girato con il giusto garbo, i volti sono quelli giusti, la piccola Léora Barbara è una piccola attrice convincente, l'ambiente è quello giusto. Non c'è nulla che non vada nel film della Verheyde, eppure manca qualcosa, la partecipazione, qualche slancio d'enfasi, qualcosa...

14 commenti:

  1. Forse è il rischio e il pregio insieme della commedia francese? Ovvero... io apprezzo quasi sempre, non ci sono grandi cadute, eppure quel lato "scialbo" lo avverto non di rado. Resta fermo che trascorro alcune ore (o poco meno) in rilassatezza e piacevolmente.

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    1. Il cinema francese a me in genere piace e anche parecchio, di norma non faccio grandi scorpacciate di commedie (infatti neanche Stella lo è), se mi capita le guardo volentieri, ma trovo più soddisfazione in altri generi. Il cinema francese è diverso (qualcuno direbbe per fortuna) dal nostro e ripeto, solitamente mi piace molto. Poi indipendentemente dalla loro provenienza trovi il film sottotono o non riuscito completamente (gli ultimi che ho visto sono uno francese, uno italiano, uno inglese, uno americano e un'intera stagione tv sempre americana. Tutti prodotti non riusciti fino in fondo. Che vuoi farci, ogni tanto capita, come con i libri :)

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    2. Colpa di Wiki che indica come genere: drammatico, commedia XD
      Anche io apprezzo il cinema francese eh (proprio tanto), l'osservazione era proprio sulla "commedia" :P

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    3. Qualche commedia francese la recupererò sicuramente prima o poi, tra l'altro sembra che negli ultimi anni abbia fatto grandi exploit, alcuni qualitativi, alcuni di incasso, insomma un filone con del fermento. Se riesco invece a breve commenterò proprio una bella commedia, di quelle soddisfacenti :)

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    4. A me è piaciuta tanto Cena tra amici (Le Prénom) - esiste anche una versione italiana della Archibugi che... ehm XD - con un cast favoloso!
      E attendo prossimi tuoi post ^_^

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    5. Mmmmm, Cena tra amici... non l'ho visto...

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  2. L'ho visto anch'io a suo tempo al cinema ma me ne ero dimenticato.

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  3. Secondo me manca la voce. In un film il doppiaggio è importante e lo è ancora di più nei films di quel tipo.
    Considera che nelle sale il sonoro è sempre molto alto. Se qualcosa nel doppiaggio non funziona, il film non funziona.
    E questo purtroppo non capita soltanto con i films francesi. Oggi nel cinema, la ricerca di aderenza ai ruoli è cosa pressante e comune, ma troppo spesso eccessiva al punto di diventare una sorta di perfezionismo mirato ad accentuare l’aderenza al ruolo degli stessi personaggi del film. Genera appiattimenti. In un film sono gli attori che hanno un ruolo, non i personaggi: i personaggi vivono la loro storia. E quando dai voce a un personaggio, se non lo mandi oltre il “ruolo” che il pubblico gli attribuirà nella sua storia, lo imprigioni in un limbo dove il pubblico stesso lo abbandonerà.

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    1. Il doppiaggio è molto importante, alcuni doppiaggi in Italia sono semplicemente sbagliati e mi riferisco principalmente a quelli affidati a personaggi del piccolo schermo che non sono doppiatori di professione (il mio incubo ad esempio è la Littizetto nei cartoni animati). In questo caso penso che le pecche siano più di scelte registiche, sonore e di scrittura. Il film non è male ma manca proprio qualcosa. Non so se poi visto in francese magari...

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  4. Si, quando parlavo di perfezionismo intendevo riferirmi soprattutto a registi e sceneggiatori. Giorni fa ho sentito la Littizzetto in "alla ricerca di Dory" e il crostaceino lo fa proprio benino. Però è un'attrice comica molto televisiva, notissima al grande pubblico. Con quella voce tipo grattugia elettrica... quando ti arriva lì, in un animalino marino, ti catapulta fuori dal film e vai subito in una sua gag. Non c'è verso, è riconoscibilissima.

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    1. Nooooo, c'è la Littizzetto. Che brutta notizia mi hai dato :(

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    2. No, dai, c'è solo se ce la senti! Di preciso non so dirti in che punto è al doppiaggio, posso solo dirti che lì è bravina. Comunque, se tu non la sopporti, quando vai a vedere Dory e sullo schermo si avvicinano piccole cose in rossiccio, tappati le orecchie e stappatele quando spariscono.

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