giovedì 28 dicembre 2023

LA VITA È MERAVIGLIOSA

(It's a wonderful life di Frank Capra, 1946)

Eletto per convenzione ormai da moltissimo tempo come uno degli immancabili sotto le feste natalizie, La vita è meravigliosa è a tutti gli effetti una fiaba ben ancorata al mondo del reale che, puntando sui buoni sentimenti e su quella solidarietà che tutti quanti a Natale sentono più vicina e possibile, veicola un messaggio positivo sempre valido, oggi magari dal sentore trito e abusato (il messaggio si intende) ma pur sempre apprezzato, soprattutto se proposto a qualcuno comodamente seduto sul divano di casa, al buio, con le lucine dell'albero di Natale a riscaldare l'ambiente con la loro intermittenza. È proprio La vita è meravigliosa ad aver fatto guadagnare a Francesco Rosario Capra (in arte Frank), nato in Sicilia nel 1897, la nomea di regista buonista, cantore del lato positivo della vita, del riscatto dell'uomo comune, del lieto fine, tutti aspetti che effettivamente nel cinema di Capra non mancano ma che, a guardar bene, sono accompagnati anche da molto altro. Ciò nonostante Capra è stato consegnato alla Storia della Settima Arte come regista capace di far star bene il popolo, gli spettatori, e anche questo, il film di cui parliamo oggi ne è chiara dimostrazione, è in buona parte vero. Ad ogni modo il tocco di Capra e la visione de La vita è meravigliosa rimangono un'ottima maniera per passare una delle serate da riempire lungo le feste di Natale.

George Bailey (James Stewart) è un sognatore, un uomo che vorrebbe girare il mondo e magari finire a costruire grattacieli altissimi in una grande città, sogni che aveva fin da quando era un operoso ragazzino. George Bailey è anche un uomo onesto con un fortissimo senso della responsabilità che gli impone di mettere davanti al suo sempre il benessere del prossimo, è un uomo semplice ma anche speciale che ha a cuore i componenti della sua comunità e le loro vite, una devozione che gli impedisce di realizzare i suoi sogni. George Bailey è anche un uomo disperato perché in un dato momento della sua vita le cose sembrano iniziare a girare dannatamente male, ed è proprio lì, quando Bailey rischia di compiere un gesto irreparabile, che il Signore Onnipotente e un modesto angelo di seconda classe, Clarence (Henry Travers), prendono a cuore il suo caso: salvare Bailey potrà essere l'occasione per Clarence di guadagnarsi finalmente le ali, per farlo dovrà ovviamente conoscere per bene il suo protetto, da lì sarà un attimo andare in flashback e ripercorrere la vita di George: l'infanzia, il lavoro nella finanziaria immobiliare del padre (e poi sua), l'amore per Mary (Donna Reed), gli scontri continui con l'avido capitalista Henry Potter (un Lionel Barrymore senza saetta) e così via fino a tornare a quella potenzialmente tragica vigilia di Natale del 1945, su quel ponte, sotto quella neve.

La vita è meravigliosa è senza dubbio il film di Natale perfetto, apologo morale sui benefici del buon cuore e della solidarietà, della dedizione e dell'impegno, ciò nonostante il Capra bollato frettolosamente come buonista non manca qui di menare staffilate alla società americana dell'epoca che, se da un lato guardava a prospettive economiche e di benessere in ascesa, dall'altro era già consapevole della deriva fatta di avidità, sopruso e sfruttamento del più debole che il "suo" sistema del capitale avrebbe nel corso degli anni reso sempre più estesa, conflittuale e deleteria. In parte Capra rovescia la struttura del Canto di Natale di Dickens; se quest'ultimo faceva vedere al suo Ebenezer Scrooge le sofferenze prodotte dal suo essere un avido taccagno usando l'espediente fantasmatico, Capra, a mezzo angelo celestiale, mostra a Bailey quanto peggiore sarebbe stato il mondo senza la sua bontà, facendo comprendere al protagonista l'importanza del suo posto nella vita degli altri e così rincuorandolo, non provocando in lui un mutamento quindi ma semplicemente dandogli la forza di tornare a essere quello che fino al giorno prima era sempre stato. Certo, c'è del buono, è la parte fondamentale di La vita è meravigliosa (altrimenti il titolo sarebbe stato qualcosa come La vita è una merda), perbacco, stiamo o non stiamo parlando del film di Natale per eccellenza (o uno dei)? Però approfondiamolo Capra, il rischio di avergli affibbiato una fama non sempre del tutto veritiera permane.

mercoledì 27 dicembre 2023

FIRMA AWARDS 2023 - FILM

Eccoci arrivati a quella che è da diversi anni la sezione più corposa dei Firma Awards, ovvero la compilazione della classifica, ampliata a trenta posizioni, dei FILM migliori visti da queste parti durante il 2023, tenendo ben presente che a concorrere saranno solo i film che vantano un anno di uscita compreso nell'ultimo ventennio, i film più vecchi li potete trovare nella sezione Film classici. Quello che qui mi preme argomentare un minimo prima di passare alla classifica vera e propria è la questione voti. Come sa chi segue da qualche tempo questo blog, i miei pezzi escono anche sulla webzine Loudd - Songs & Stories sulle pagine virtuali della quale questi vengono pubblicati con tanto di voto da 1 a 10. Ecco, io continuo a pensare di non essere molto bravo a dare i voti, figuriamoci poi quelli dati a caldo. La classifica che troverete qui sotto non rispecchierà quindi i voti dati su Loudd. Col tempo mi sono accorto di essere stato troppo generoso (in generale e a volte anche nello specifico), di aver relativizzato i voti in base a generi, aspettative e altri fattori, tutto sempre in buona fede, è però per me palese, oggi, che alcuni dei film da me etichettati da un dato voto abbiano assunto (sempre a mio avviso ovviamente) un valore maggiore di film ai quali avevo magari assegnato un voto più alto, per mille motivi che non starò qui a sottolineare. Quella che troverete qui sotto è quindi una classifica rivista e corretta utile da prendere come spunto per affrontare nuove visioni magari mai approcciate finora o semplicemente per confrontare gusti e scale di valori, nulla di assoluto ma un ottimo modo per passare ora un po' di tempo insieme baloccandoci con la nostra passione per poi magari dedicarci a qualche visione domestica degna di nota. Classifica peraltro molto complessa da stilare anche perché, a differenza degli anni passati, non avevo un vincitore chiaro da mettere al primo posto, lo studio delle posizioni è stato molto sofferto e combattuto, più di altre volte, in alcuni casi si è premiata la forma più che tutto il resto, ad ogni modo sono uscite queste trenta posizioni, godiamocele. Con questo è tutto, vi auguro ancora buone feste (quelle che rimangono) e buon divertimento!


Trentesimo classificato:
La parte degli angeli di Ken Loach (2012)
L'ultima parte dell'anno è stata caratterizzata (da queste parti) dal cinema di Ken Loach, lo troverete anche nella categoria Film classici con altri titoli, La parte degli angeli è qui rappresentanza di un impegno e una coerenza encomiabile da parte del regista inglese, ma avrebbero potuto esserci ugualmente Il mio amico Eric, Il Vento che accarezza l'erba, Sweet sixteen...



Ventinovesimo classificato:
The humans di Stephen Karam (2021)
Dramma teatrale vincitore di un Tony Award (forse più prestigioso dei Firma Awards) portato dallo stesso Karam su schermo, piece in interno che coglie le paure di un Paese osservando le vicende di una singola famiglia, l'appartamento come un mondo venato d'inquietudine.




Ventottesimo classificato:
The color wheel di Alex Ross Perry (2011)
Rinfrancante e rinfrescante tuffo nel cinema indipendente americano, film povero con stile, un bel bianco e nero per un film che poggia sui dialoghi brillanti tra due protagonisti, fratello e sorella, non sempre amabili ma molto divertenti. Un ottimo ritorno all'underground.




Ventisettesimo classificato:
The wolfpack di Crystal Moselle (2015)
La storia dei sette fratelli Angulo, sei maschi e una femminuccia, la piccola Visnu, con una passione per il cinema che per loro diventa specchio sul mondo, una sfogo alla loro vita da reclusi imposta dal capofamiglia, un documento rispettoso e pieno di tenerezza nei confronti di questi giovani finalmente pronti ad aprirsi al mondo.




Ventiseiesimo classificato:
Taxi Teheran di Jafar Panahi (2015)
Assumendosi il rischio di venire nuovamente incarcerato Jafar Panahi continua a raccontare clandestinamente le difficoltà della gente comune nel suo Iran afflitto da un governo oscurantista, grande cinema di impegno civile.




Venticinquesimo classificato:
Poetry di Lee Chang-dong (2010)
Presente anche nella categoria Film classici con altre due opere Lee Chang-dong è stato da queste parti uno degli autori dell'anno, qui con un racconto più delicato di altri seppur nato da tematiche forti e di grande attualità. La poesia come cura ai mali del mondo.




Ventiquattresimo classificato:
La storia della principessa splendente di Isao Takahata (2013)
Il compianto Isao Takahata, l'altro maestro dello Studio Ghibli, ci lascia con questa sua ultima opera che riprende il tratto all'apparenza semplice e sperimentale già adottato nella realizzazione de I miei vicini Yamada, lascito delicato a imperitura memoria della sua opera.




Ventitreesimo classificato:
The call di Lee Chung-hyun (2020)
Ottimo thriller sovrannaturale con una grande capacità di inquietare e un'ottima Jeon Jong-seo già apprezzata in Burning - L'amore brucia di Lee Chang-dong. Struttura non sempre originalissima ma costruzione e meccaniche perfette per un intrattenimento di qualità.




Ventiduesimo classificato:
Thelma di Joachim Trier (2017)
Ottima regia di Joachim Trier per una storia sovrannaturale inquieta e molto elegante sotto il punto di vista formale, l'educazione rigida e religiosa di una giovane ragazza in contrasto con le libertà del mondo occidentale tra i temi alla base del racconto, bellissima sorpresa dall'Europa del nord.




Ventunesimo classificato:
Il tocco del peccato di Jia Zhang-ke (2013)
L'ingiustizia sociale nella Cina moderna genera incontrollati scoppi di violenza, il regista Jia Zhang-ke, da sempre cantore del cambiamento della Cina, adotta qui uno sguardo laterale rispetto a quanto fatto nelle sue opere più note (Still life, Al di là delle montagne, I figli del fiume giallo), autore fondamentale che riserva sempre ottimi momenti.




Ventesimo classificato:
Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade (2016)
Un rapporto difficile tra padre e figlia per una commedia grottesca imbevuta di tristezza e solitudine con un protagonista difficile da dimenticare. La Ade osa in alcune scene e confeziona una commedia fuori dagli schemi che non si dimenticherà facilmente.




Diciannovesimo classificato:
Little sister di Hirokazu Kore'eda (2015)
Un altro degli autori dell'anno è di certo Hirokazu Kore'eda, con Little sister il regista giapponese adatta il manga Our little sister di Akimi Yoshida confezionando una storia lieve e toccante sul rapporto tra quattro sorelle, una delle quali cresciuta in una famiglia diversa e in seguito ritrovata. Narrazione del quotidiano da un maestro del genere.




Diciottesimo classificato:
Mixed by Erry di Sydney Sibilia (2023)
Commedia divertentissima di Sibilia che ci porta nella Napoli degli anni 80 per raccontarci la storia dei fratelli Frattasio e la nascita della pirateria musicale che dal capoluogo partenopeo divenne fenomeno nazionale. Si ride di gusto, ottime scelte di cast.




Diciassettesimo classificato:
Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch (2013)
Classico esempio di film che cresce col tempo, Jamursch confeziona un'opera dall'atmosfera deprimente e funerea dedicata alla figura del vampiro in contrapposizione al più cazzaro I morti non muoiono che vede al centro del racconto la figura dello zombi. Film da introiettare.




Sedicesimo classificato:
Father and son di Hirokazu Kore'eda (2013)
Disamina sui legami familiari e in particolare sui rapporti padre/figlio: conta più il sangue o il rapporto che un genitore riesce a creare con la propria discendenza? Tema doloroso gestito con la grazia che è propria del regista giapponese, ottimo anche nella direzione degli attori.




Quindicesimo classificato:
Non essere cattivo di Claudio Caligari (2015)
La "gioventù bruciata" della periferia romana, delle borgate pasoliniane aggiornate all'oggi da un regista forse troppo sottovalutato. Un'accoppiata di disperati che prende corpo da due giovani di talento, Borghi e Marinelli, promesse mantenute del nostro cinema.




Quattordicesimo classificato:
Summer survivors di Maria Kavtaradzé (2018)
Bellissimo approccio al tema della malattia mentale da parte della regista lituana Maria Kavtaeadzé che senza mai abbandonare il tema riesce a creare un road movie di crescita personale capace di far riflettere ma anche di divertire con un focus su personaggi realmente ben scritti. Sorpresa dell'anno.




Tredicesimo classificato:
Guardiani della galassia vol. 3 di James Gunn (2023)
Il terzo episodio dedicato alle avventure dei Guardiani ha il sapore del canto del cigno per quella che è di sicuro una delle saghe migliori realizzate nell'ambito dei cinecomics; Gunn parte per altri lidi e lascia un ricordo indelebile su come si può lavorare bene nel genere con personaggi di secondo piano dall'assortimento improbabile. Un faro in un presente un poco buio e inflazionato.




Dodicesimo classificato:
Prayers for the stolen di Tatiana Huezo (2021)
Film di grande potenza con il quale la regista messicana Tatiana Huezo racconta i pericoli di una vita condotta in zone in mano al narcotraffico, un'esistenza che per le giovani ragazze diventa una lotta per la sopravvivenza giorno dopo giorno, bambine costrette a diventare forti prematuramente alle quali mai però manca l'amore per la vita. Imperdibile.




Undicesimo classificato:
Diamanti grezzi di Josh e Benny Safdie (2019)
I Safdie imprimono a un film in bilico tra classicismo e modernità un ritmo indiavolato indovinando un personaggio tragico, incapace di non perdere, portato su schermo da un grande Adam Sandler, un ricordo prezioso di un cinema in via di estinzione(?).




Decimo classificato:
Happy hour di Ryusuke Hamaguchi (2015)
Un film che è un'esperienza, un piccolo viaggio alla scoperta di un'amicizia tra quattro donne che si dipana tra eventi quotidiani e piccoli scossoni alle vite delle protagoniste, vite in cui Hamaguchi ci accompagna per cinque ore e che hanno il sapore della vicinanza e del reale. Un altro cinema.




Nono classificato:
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (2021)
Film intriso di una certa nostalgia, per un'epoca, per la bellezza della gioventù qui rappresentata da due protagonisti magari non proprio belli ma di una vitalità che li rende tali, racconto tenero di Paul Thomas Anderson che ci aveva abituati ad altro e che qui stupisce.




Ottavo classificato:
Suburra di Stefano Sollima (2015)
Bellissima costruzione per un'epica criminale nostrana che nulla ha da invidiare a prodotti blasonati d'oltreoceano, Sollima è un gran figlio d'arte capace di far girare al meglio attori, personaggi e storie, una Roma criminale specchio dei tempi.




Settimo classificato:
Hunger di Steve McQueen (2009)
Esordio al fulmicotone per il videoartista McQueen che torna ai troubles irlandesi per una spietata disamina sugli anni bui del conflitto tra I.R.A. ed esercito inglese. Un Fassbender impressionante.




Sesto classificato:
A single man di Tom Ford (2009)
L'eleganza di Tom Ford non ha eguali, cosa anche scontata se teniamo conto del background del regista, ma la messa in scena di Ford è qualcosa di davvero eccezionale, purtroppo non nascendo regista e occupandosi di altro Ford gira poco, se lo scotto però è il perdurare di questa qualità ben venga. Forma e contenuto a braccetto.




Quinto classificato:
Ritorno a Seoul di Davy Chou (2022)
Il regista franco-cambogiano Davy Chou porta sullo schermo la vita (le vite?) di una ragazza franco-coreana cresciuta in Francia ma nata da genitori biologici sudcoreani, film difficile da inquadrare, uno scarto rispetto a ciò che abbiamo già visto, e potrebbe già bastare così, esperienza di visione da affrontare senza ripensamenti.




Quarto classificato:
Spider-Man: Across the Spider-verse di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson (2023)
Meraviglia di tecnica che bissa l'ottimo esito del già stupefacente primo capitolo, una nuova frontiera dell'animazione, una delle cose più originali vista sul grande schermo negli ultimi anni; funziona anche la storia capace di parlare un linguaggio giovane e portare sul serio lo spirito Marvel nel nuovo millennio. Un vero spettacolo.




Terzo classificato:
Un affare di famiglia di Hirokazu Kore'eda (2018)
Hirokazu Kore'eda riflette ancora sull'istituzione familiare andando ben oltre il concetto di "famiglia allargata", un modello ardito soprattutto se visto all'interno di una società tradizionalista come quella giapponese.




Secondo classificato:
Niente da nascondere di Michael Haneke (2005)
Capolavoro di Haneke che riflette sulle immagini e sulla fiducia che ad esse possiamo tributare, una sequenza iniziale magnifica e studiatissima introduce lo spettatore in un film sempre ambiguo: nascondere, rivelare, non ci sono più certezze...




Primo classificato:
Drive di Nicholas Winding Refn (2011)
Capolavoro di estetica urbana, grande regia di Refn, costruzione della violenza e di un personaggio senza nome difficile da dimenticare e che fa epoca (il driver) compensano una costruzione in parte (ma solo in parte) convenzionale per un film che diventa una vera esperienza visiva: gagliardo, cool, ruffiano il giusto e perfettamente riuscito. 

lunedì 25 dicembre 2023

FIRMA AWARDS 2023 - FILM CLASSICI

Per ciò che riguarda i film, come già accaduto gli scorsi anni, per convenzione dividerò le mie visioni in due categorie, quella dei FILM e quella dei FILM CLASSICI, dove nella prima lista finiranno i film più recenti, che non vuol dire usciti quest'anno bensì distribuiti negli ultimi vent'anni, un bell'archivio da cui attingere dunque, mentre nei "classici" ci finirà tutto ciò che conta più di venti primavere (dai ventuno a salire quindi). Come da qualche edizione a questa parte ci sarà anche una menzione "ad honorem" per un film che giunto all'ennesima visione continua a regalare emozioni. In realtà, contrariamente a quanto fatto in passato, nella classifica dei film classici ho inserito anche qualche rewatch (dando però più risalto a quelle che per me erano "novità"), film di cui mi sono preso la briga di scrivere un commento nonostante non fossero alla prima visione da queste parti, d'altronde la categoria si chiama FILM CLASSICI mica per niente e proprio da questa categoria andremo a cominciare per quel che riguarda la sezione cinema. Ricordo solo che negli anni passati le menzioni ad honorem furono assegnate a The Blues Brothers di John Landis e ai primi due capitoli della saga di Rocky rispettivamente di John J. Avildsen e Sylvester Stallone. Per chi seguisse i miei pezzi su Loudd ricordo che le classifiche qui presenti non seguiranno i voti numerici dati ai vari titoli su Loudd, un po' perché il tempo affina il giudizio, un po' perché tutto va relativizzato e contestualizzato, e quindi...


Menzione speciale, laurea ad honorem, cittadinanza di Firmalandia:
L'attimo fuggente di Peter Weir (1989)
Doveroso omaggio al grande Robin Williams, attore mai troppo compianto, qui in uno dei suoi ruoli più memorabili, quello del professor John Keating, alcune sequenze del film sono state regalate alla storia del cinema e non verranno dimenticate. Tutti in piedi sui banchi per il grande Robin.




Nono classificato:
La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966)
Algeri tra il '57 e il '62; tra finzione e documentario Pontecorvo illustra la situazione calda nella capitale algerina che tenta di ribellarsi all'invasore e scrollarsi di dosso il colonialismo francese. Film senza peli sulla lingua che non piacque troppo ai cugini d'oltralpe.



Ottavo classificato:
Eraserhead di David Lynch (1979)
Con Eraserhead un rivoluzionario David Lynch irrompe sulle scene segnando il panorama cinematografico internazionale con i prodromi delle sue atmosfere inquietanti, surreali e disturbanti. I semi del genio ci sono già tutti.



Settimo classificato:
Terra e libertà di Ken Loach (1995)
Film in cui traspaiono il cuore e tutta la passione di "Ken il rosso", un inno di libertà nella Spagna da liberare dal fascismo di Francisco Franco: amore e guerra e i più alti ideali di giustizia sono al centro di un film magari non impeccabile nella forma ma di ineguagliata sincerità e trasporto. W Ken, sempre.



Sesto classificato:
L'ultimo dei Mohicani di Michael Mann (1992)
L'afflato epico tradotto in immagini, l'essenza dell'avventura classica al servizio dello spettacolo di qualità, emozione e perizia in un film costellato da personaggi memorabili. Score musicale a impreziosire il tutto.



Quinto classificato:
Dov'è la casa del mio amico? di Abbas Kiarostami (1987)
Lo sguardo e l'agire di un bambino dalla profondità morale disarmante in un mondo di adulti distratti e indifferenti, disattenti alle esigenze dei più piccoli in un paese non facile come l'Iran. Perla del maestro Abbas Kiarostami.



Quarto classificato:
Peppermint candy di Lee Chang-dong (2000)
Attraverso la storia di Yong-ho il regista Lee Chang-dong ci illustra stralci della storia della Corea del Sud costruendo il film con una struttura a incastro che valorizza ancor di più la profondità di un racconto importante. Ci sono già tutte le avvisaglie di un grandissimo autore in arrivo.



Terzo classificato:
La notte dei morti viventi di George A. Romero (1968)
Film culto per la storia del cinema e non solo dell'horror, fenomeno involontario girato con pochissimi soldi capace di generare riflessioni di cui stiamo a discutere ancora oggi. Seminale, un film a cui vale la pena di tornare in qualsiasi momento.



Secondo classificato:
Il laureato di Mike Nichols (1967)
Uno dei film che ha dato la stura al fenomeno irripetibile della New Hollywood, dalle istanze di fine anni 60 nasce un nuovo cinema e Il laureato di Mike Nichols ne è orgoglioso stendardo e trova in Dustin Hoffman il volto del nuovo eroe comune. Epocale.



Primo classificato:
Oasis di Lee Chang-dong (2002)
Lee Chang-dong è stato sicuramente uno degli autori dell'anno da queste parti, un cinema profondo e sempre ficcante che trova con Oasis (insieme a Burning visto tempo addietro) uno dei suoi culmini artistici. Moon So-ri in una delle interpretazioni più impressionanti dell'anno (del mio ovviamente).



E questo per i FILM CLASSICI è più o meno tutto, ci sentiamo a breve per la classifica dei FILM dell'anno, se vi piace leggere invece cliccate qui.

sabato 23 dicembre 2023

FIRMA AWARDS 2023 - LIBRI

Arrivano anche quest'anno i tanto attesi (da me ovviamente) Firma Awards edizione 2023 all'interno dei quali, come sempre accade da queste parti, non troverete le classifiche di ciò che è stato distribuito, pubblicato o editato nel corso dell'anno bensì tutto ciò che io ho visto e letto nel corso di questo 2023, più che una vera e propria classifica è questa un'occasione ulteriore per scambiarci consigli e spunti, un regalo di Natale spero gradito per chiunque possa essere interessato a qualche recupero di cose non necessariamente così recenti. Quest'anno cercherò di stilare qualche suggerimento per le categorie Film (prendendo in esame film usciti negli ultimi vent'anni, non di più, giuro!), Film classici (dove invece metterò dentro ciò che si porta sul groppone più dei convenzionali vent'anni, fossero anche solo ventuno), Libri senza fare nessuna distinzione sull'anno di prima pubblicazione, moderni e classici tutto insieme e infine, se mi rimarranno tempo ed energie, mi piacerebbe stilare una serie di segnalazioni di recuperi che varrebbe la pena (a mio avviso) effettuare nel campo Fumetti: una classifica? Solo segnalazioni? Ancora non so, andrò dove mi porterà il cuore, vedremo strada facendo. Niente classifica invece per le Serie Tv, categoria che quest'anno, per  questioni di tempo, ho frequentato davvero poco e che a parte qualche conferma non mi ha regalato nulla di così esaltante, sto però recuperando Fringe che non avevo mai visto, non male la prima stagione...

Andiamo quindi a incominciare con la categoria LIBRI: sono abbastanza convinto che il libro più bello dell'anno io lo stia leggendo proprio ora ma non avendolo ancora finito (e probabilmente non lo finirò nemmeno entro l'anno) lo troverete nella classifica del 2024 il prossimo dicembre. Oggi butterò giù una lista con sette posizioni, i "magnifici sette" di quest'anno, libri scelti tra una trentina circa di romanzi letti nel 2023, grazie al trasporto pubblico sono riuscito ad aumentare un poco il mio volume di lettura, cosa di cui sono molto contento... e ora via che si va!


Settimo classificato:
Sospetto di Percival Everett (2011)
Con Sospetto Everett abbandona la complessità della prosa esibita, con risultati alti ma parecchio sfidanti, in altre occasioni (Glifo ad esempio) e costruisce un noir comunque anomalo capace di riservare colpi bassi e sorprese riguardo la "banalità del male". In qualche modo sorprendente.




Sesto classificato:
L'occhio del male di Stephen King (1984)
Un King non si nega mai a nessuno, nemmeno alle classifiche di fine anno. Anche se L'occhio del male non figura tra i must del Re la prosa di King regala sempre ottimi momenti e non si esime dall'infilare tra le pieghe del racconto diverse critiche alla fascia benestante della società americana. Il libro uscì in origine a firma Bachman.




Quinto classificato:
Io, robot di Isaac Asimov (1950)
Nato nell'epoca d'oro della fantascienza Io, robot è una raccolta di racconti brevi che, se ripensata sul discorso delle intelligenze artificiali, può essere considerata attualissima ancora oggi, un po' la caratteristica che è propria dei grandi classici.




Quarto classificato:
Pioggia al neon di James Lee Burke (1987)
Prima apparizione per il tenente della polizia di New Orleans, il cajun David Robicheaux in compagnia del quale l'autore James Lee Burke ci accompagna nelle terre della Louisiana, tra le vie della Big Easy e nelle paludi del bayou in un noir duro e a tratti brutale. L'avventura di Robicheux continua ancora oggi.




Terzo classificato:
Non conosco il tuo nome di Joshua Ferris (2010)
L'impulso improvviso di dover camminare senza sosta, senza meta, senza poter controllare le proprie gambe fino a stramazzare al suolo per la fatica. Con questo secondo romanzo Joshua Ferris descrive attraverso una malattia inspiegabile i colpi bassi della vita e le reazioni di un nucleo familiare all'imprevisto e al frangersi di tutti gli schemi. Grande conferma dopo l'ottimo esordio E poi siamo arrivati alla fine.




Secondo classificato:
Shotgun lovesongs di Nickolas Butler (2014)
Liberamente ispirato alle vicende dell'amico di gioventù Bon Iver, Nickolas Butler confeziona un bellissimo romanzo che gira attorno ai rapporti d'amicizia, quelli capaci di sopravvivere, seppur con difficoltà, a ogni prova, il tutto immerso in una provincia americana croce e delizia dei suoi protagonisti. Esordio con i fiocchi.




Primo classificato:
Un eroe del nostro tempo di Vasco Pratolini (1949)
Vasco Pratolini è un grande autore popolare che forse oggi ricordiamo troppo poco, con questa vicenda personale l'autore inquadra in maniera perfetta un periodo di grandi contrasti ideologici che nello specifico creano mostri, il tutto narrato con una felicità di prosa che non si può che amare e un poco invidiare. Recupero obbligato.

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