(Guardians of the Galaxy vol. 3 di James Gunn, 2023)
Con il terzo capitolo delle avventure dei Guardiani della Galassia torna finalmente il cuore nel Marvel Cinematic Universe; a fine visione lo stesso cuore piange consapevole dell'abbandono di James Gunn, il regista che più di tutti ha saputo trasmettere un tocco personale ai "suoi" amati personaggi ed è stato capace di farli crescere e maturare film dopo film trovando un punto di equilibrio tra avventura, sentimento e comicità del quale certamente sentiremo la mancanza. L'approccio di Gunn rimane in prevalenza scanzonato nonostante alla base di questo terzo capitolo ci sia la tragica storia passata di Rocket, il procione modificato da ripetuti interventi invasivi che potrebbe anche richiamare temi serissimi come quello sulla sperimentazione animale. Al netto dei temi, quello che è sempre piaciuto al pubblico dei Guardiani è lo strambo amalgama che personaggi molto ai margini dell'immaginario supereroico riescono a creare, è il coinvolgimento emotivo che procioni antropomorfi, alberi dalla favella incomprensibile, killer alieni o umani incasinatissimi riescono a innescare nello spettatore. È sotto questo aspetto che James Gunn riesce a fare centro una volta ancora, ben consapevole di quando affondare e colpire con la giusta dose di buoni sentimenti, di come piazzare la canzone giusta al momento giusto, di quale battuta idiota far recitare a questo o a quel personaggio per stemperare anche le scene potenzialmente più serie. Tutto questo funziona al meglio grazie al grande concetto di "famiglia" che i Guardiani, pur con tutte le loro disfunzionalità, incarnano alla perfezione, un concetto che con ogni probabilità è stato molto sentito anche sul set, cosa che ha permesso il ritorno di Gunn in Marvel (seppur per poco tempo) e a questo terzo volume di suonare così fresco e divertente.Sulla stazione volante di Knowhere i Guardiani hanno stabilito la loro casa; l'asteroide a forma di teschio ospita una gran quantità di vite aliene alle quali improvvisamente si aggiunge quella del bellicoso Adam Warlock (Will Poulter), un essere tanto potente quanto infantile. A seguito di un suo feroce attacco Rocket rimane gravemente ferito e per salvarlo a Quill (Chris Pratt) e compagni non resta che partire alla ricerca di una password in grado di fermare un dispositivo killer impiantato nel corpo del bellicoso procione, cosa possibile solo all'interno del complesso della Orgocorp. Alla ricerca di Rocket ci sono però gli scagnozzi dell'Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), un potentissimo alieno responsabile degli esperimenti condotti sul procione nel tentativo continuo di creare una razza perfetta con cui popolare una nuova Terra (la Controterra). Nel frattempo Peter Quill ha modo di chiedere l'aiuto di Gamora (Zoe Saldana), non la sua Gamora però ma una proveniente da un'altra linea temporale che non ha memoria dello Star-Lord, della loro passata relazione e che soprattutto non lo ama. Per Quill è dolorosa la presenza di questa Gamora fredda e distaccata, ma ora la priorità è quella di salvare il suo (secondo) migliore amico, così i Guardiani lasceranno un Kraglin (Sean Gunn) sulle orme di Yondu (Michal Rooker) a reggere le sorti di Knowhere, mente Quill, Mantis (Pom Klementieff), Drax (Dave Bautista), Groot e Nebula (Karen Gillen) andranno all'assalto della Orgocorp, ma sulla loro strada troveranno l'Alto Evoluzionario.
James Gunn è riuscito con la trilogia dei Guardiani a trovare una cifra narrativa personale che ha trasformato una banda scalcagnata in una famiglia del tutto credibile, nonostante i toni delle loro avventure non siano mai seriosi e, anche quando idioti (quasi sempre), dotati della preziosa capacità di non andare mai fuori misura (vero Taika?). Questa potrebbe sembrare un po' la sviolinata dell'addio (e un po' lo è), ma Guardiani vol. 3 è realmente un film ben riuscito; certo qualche difettuccio c'è: Warlock per esempio, un'importante figura quasi cristologica nei fumetti Marvel qui ridotta a un potente mezzo scemo, anche un po' meno d'isteria nell'Alto Evoluzionario non avrebbe guastato ma queste sono crepe di scarsa importanza. Invece quanto è ben riuscito questo film sotto il punto di vista dell'immagine rispetto al piattume digitale dell'ultimo Ant-Man and the Wasp? Il set di Knowhere, già visto nell'Holiday Special è accattivante e imponente, la gioia cromatica dei Guardiani nelle tutine da Power Rangers immersi in uno scenario alla Siamo fatti così è impagabile, l'uso del digitale ben calibrato nella costruzione della Orgocorp e poi la magnifica scena di combattimento sulle note di No sleep till Brooklyn dei Beastie Boys che conferma Gunn come ottimo regista oltre che bravo narratore. Il lato sentimentale è affidato alla storia di dolore di Rocket che ci accompagna per tutto il film più che al rapporto tra Quill e Gamora che viene gestito in maniera non scontata. I Guardiani cambieranno nel prossimo futuro, è già scritto, finiranno in mano a qualcun altro, Gunn lascia un'eredità difficile da cogliere, a noi non resta che sperare che Quill e soci riescano a rimanere sempre la solita banda di adorabili cazzoni.
Per me la storia dei Guardiani può tranquillamente finire qui, con questo adorabile canto del cigno che mi ha strappato più di una lacrima. Anche perché sono rimasti TROPPI personaggi da muovere in digitale e, visto ciò che accade quando dietro la macchina da presa non c'è un regista vero, il rischio è quello di vedere un prodotto poco superiore alla roba della Asylum...
RispondiEliminaVero, il digitale bisogna saperlo usare, in Ant Man l'ho trovato noiosissimo da guardare ad esempio, e Gunn è un ottimo regista anche in questo. Dubito però che Disney lascerà languire una delle sue galline dalle uova d'oro.
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