giovedì 28 giugno 2012

BRADIPIT 24

Anche per questa settimana nulla di intelligente da segnalare.


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mercoledì 27 giugno 2012

PHILIP K. DICK - TUTTI I RACCONTI: 1947/1953

Negli anni che vanno dal 1947 al 1981 Philip K. Dick è stato autore di una serie sterminata di racconti brevi nonché prolifico scrittore di altrettanto numerosi romanzi. La casa editrice Fanucci propone l'intero catalogo dello scrittore di Chicago raccogliendo la produzione dei racconti brevi in quattro corposi volumi rieditati in una nuova edizione e nuovamente disponibili sugli scaffali delle librerie. Inoltre in occasione del trentennale dalla scomparsa dell'autore la quasi totalità del catalogo viene proposta al prezzo di 6,90 euro.

Siete ancora lì? Andate, cosa state aspettando? Parliamo di Philip K. Dick, mica di uno qualsiasi, su andate ora.

Tornati? Bene. Torniamo ai nostri racconti. Il primo dei quattro volumi prende in esame gli esordi dello scrittore, dai primi racconti scritti nel 1947 e in seguito pubblicati su varie riviste come Magazine of Fantasy and Science Fiction fino alla produzione risalente a tutto il 1953.
Gli altri volumi si occuperanno del 1954, del periodo dal 1955 fino al 1963 per finire con l'ultimo volume che prenderà in esame gli anni tra il 1964 e il 1981.

Sono ben 33 i racconti proposti in questo primo volume con una media qualitativa decisamente alta. Come in tutte le raccolte di racconti ci sono i picchi verso l'alto e qualche caduta di tono verso il basso, è più che normale. Però veramente mi sento di consigliare questi racconti, non solo ai fan della fantascienza.

In effetti non solo di fantascienza si tratta, ce n'è ovviamente tanta e di quella importante ma c'è anche il fantastico più in generale, c'è l'inquietudine e ci sono semplicemente visioni altre, cosa del quale l'autore, caduto in una spirale di follia, ne sapeva decisamente qualcosa. Che poi fosse folle lui o semplicemente ignari noi è ancora cosa da dimostrare, probabilmente non lo sapremo mai.

Lo stile di Dick è estremamente semplice, quasi elementare, caratteristica che ho riscontrato leggendo il lavoro di vari traduttori, cosa che mi fa pensare che l'autore scrivesse davvero in maniera molto semplice. Il genio sta nei concetti, nella fantasia, nella visione oltre, nella costruzione, dove bisogna tener ben presente che noi ora siamo abituati ad alcuni meccanismi narrativi e quindi alcune soluzioni possono sembrarci anche scontate e prevedibili. Molte di queste Dick però le ha praticamente inventate dal nulla.

Oltre ai generi e alle soluzioni narrative risultano ancora attuali le tematiche e le problematiche affrontate: lo scarso rispetto verso l'altro e verso il nostro pianeta, la fame di guerra e di conquista, il razzismo, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e la piaga delle corporazioni.

Grande importanza ricoprono anche le atmosfere: l'insolito che arriva a stravolgere o semplicemente inquietare la sonnolenta e ordinata provincia americana, l'uomo della middle class di fronte all'inaspettato, la minaccia strisciante, il pericolo, l'assenza di futuro e in qualche caso anche dei fiochi barlumi di speranza. Poi c'è anche la fantascienza più classica ovviamente, la conquista dello spazio, le guerre intergalattiche, i salti nel tempo e via discorrendo.

Insomma, questi racconti sono un bagaglio strapieno di roba ma assolutamente piacevole da portare con se. 6,90 euro, ricordate? Fatevi questo favore.


Paycheck, tratto da un racconto presente in questa raccolta

martedì 26 giugno 2012

COME DIO COMANDA

(di Gabriele Salvatores, 2008)

Oltre a essere un film diretto da Gabriele Salvatores, Come Dio comanda è anche l'ultimo libro di Niccolò Ammaniti che ho letto. Devo dire che fino a quel momento la prosa di Ammaniti mi aveva sempre intrigato; proprio con questo romanzo la sua formula (spesso simile di libro in libro) aveva iniziato a mostrare la corda e il risultato non mi era sembrato del tutto soddisfacente.

Lo stesso discorso, con i dovuti distinguo si può applicare al cinema di Gabriele Salvatores, regista da me ampiamente stimato (pur con qualche calo di tono qua e là) e che con questo film trova una battuta d'arresto.

Non è che la pellicola abbia qualcosa in particolare che non va, è solo che lascia un vago senso di insoddisfazione quando giunge il momento dei titoli di coda. Rispetto al libro si trascurano alcuni personaggi mentre altri sono stati eliminati del tutto. I riflettori sono puntati sul rapporto controverso padre/figlio dei due protagonisti: Rino Zena (Filippo Timi) e suo figlio Cristiano (Alvaro Caleca). Grande importanza nell'economia della storia ha anche Quattro Formaggi, l'amico tocco dei due interpretato da Elio Germano. Proprio il rapporto tra questo padre problematico, razzista e con una mentalità disadattata e il figlio più centrato ma inevitabilmente cresciuto con convinzioni non troppo assennate risulta essere la parte meglio riuscita del film.

Nulla da ridire sulle interpretazioni del terzetto di attori, coadiuvati da Fabio De Luigi nei panni dell'assistente sociale. Filippo Timi è un padre violento ma attaccatissimo al figlio, nonostante il personaggio l'attore recita con la giusta misura e noto talento, lo stesso  vale per Germano e non sfigura neanche il giovane Caleca che sfoggia un viso davvero azzeccato.

Il cast funziona, la storia pur non essendo eccezionale non stride eppure il film è pervaso da una sensazione di superficialità forse dovuta anche all'inevitabile paragone con il libro (che già non avevo trovato tra i migliori dello scrittore).

Film discreto che però non mi sento di consigliare anche perché per una serata disimpegnata le tematiche non sono le più adatte e per una impegnata c'è sicuramente di meglio da guardare. Rimandato.

lunedì 25 giugno 2012

VISIONI 40

L'artista M Kungle ha iniziato la sua carriera lavorando nel campo della pubblicità ottenendo incarichi prestigiosi per clienti come Toshiba, Nissan e Panasonic tra gli altri.

Dedicatosi in un secondo tempo all'arte diventando un artista le cui opere sono molto ambite da collezionisti di tutto il mondo.

Sul suo sito web (link in alto) potete ammirare la sua produzione ispirata prevalentemente all'Art Deco ma amalgamata con parecchia divertente cultura pop.

Un assaggio:














venerdì 22 giugno 2012

BLAXPLOITATION: UN'APPENDICE

Vista la vastità dell'argomento, in occasione dello scorso post dedicato al fenomeno della Blaxploitation le mie dissertazioni non sono riuscite neanche ad andar vicino all'essere esaustive. Non lo saranno neanche oggi ma proviamo a coprire alcuni dei buchi lasciati qua e là e a toglierci qualche altra piccola curiosità.

Uno dei sottofiloni scaturiti dalla blaxploitation è quello horror. A dare il via al fenomeno è nel 1972 il film Blacula nel quale un principe africano in visita in Transilvania viene trasformato dal più famoso Dracula in un vampiro. Anni dopo, ai giorni nostri (quindi all'epoca nei mitici seventies), la bara con il corpo del vampiro nero viene trasportata a Los Angeles. L'anno seguente il film produsse il sequel Scream Blacula scream.

He's black! He's beautiful! He's Blacua!

Decisamente ispirato al film L'esorcista, Abby (1974) andò incontro anche a problemi legali in seguito alle accuse di violazione del copyright mosse alla pellicola dalla Warner Bros. La trama presentava una giovane posseduta da un demone africano. Nel cast anche William Marshall, niente meno che il nostro Blacula.

Andiamo invece in zona zombie con Sugar Hill, produzione datata sempre 1974  mentre andiamo a scomodare addirittura il mito di Frankenstein con Blackenstein pellicola conosciuta anche con il nome Black Frankenstein

Qualche contaminazione arrivò anche con il genere women in prison, dove l'ambiente carcerario femminile diventava scenario di sesso e violenza. Da citare almeno Donne in catene (Black mama, white mama) del 1972, pellicola con la bellissima Pam Grier.

Non mancano neanche i maestri di kung fu neri, come nel film Black belt Jones diretto da Robert Clouse, lo stesso regista de I tre dell'operazione Drago con Bruce Lee.

Legato invece a tematiche criminali, Black Caesar narra la storia di Tommy Gibbs, capo della malavita organizzata a Harlem che dovrà vedersela con la mafia italiana. Musiche di James Brown. Interessante l'esperimento in tecnica mista che affronta le stesse tematiche di Black Caesar intitolato Coonskin. Tre animali antropomorfi afroamericani dalle sembianze di una volpe, un coniglio e un orso tentano di impadronirsi dei traffici illeciti ad Harlem.

Coonskin

Chiudiamo questa carrellata dedicata alla blaxploitation con la tracklist dell'album che ha ispirato questi due post: Can you dig it? - The music and politics of black action films '68 - '75.

CD 1:
01 Roy Ayers - Coffy is the color (Coffy, 1973)
02 Gene Page - Blacula (Blacula, 1972)
03 Johnny Pate - Shaft in Africa (Shaft in Africa, 1973)
04 Willie Hutch - Brother's gonna work it out (The Mack, 1973)
05 Don Costa - Charley (The soul of nigger Charlie, 1973)
06 Marvin Gaye - T plays it cool (Trouble, 1972)
07 Bobby Womack - Across 110th street (Across 110th street, 1972)
08 J. J. Johnson - Willie Chase (Willie Dynamite, 1973)
09 James Brown - Down and out in New York City (Black Caesar, 1973)
10 Quincy Jones - They call me Mr. Tibb (They call me Mr. Tibb, 1970)
11 Martha Reeves - Keep on movin on (Willie Dynamite, 1973)
12 Dennis Coffey - Theme from Black belt Jones (Black belt Jones, 1974)
13 Curtis Mayfield - Freddie's dead (Superfly, 1972)
14 The Blackbyrds - Wilford's gone (Cornbread, Earl and me, 1975)
15 Willie Hutch - Theme of Foxy Brown (Foxy Brown, 1974)
16 Isaac Hayes - Run Fay run (Three tough guys, 1974)

CD 2:
01 Isaac Hayes - Shaft (Shaft, 1971)
02 Curtis Mayfield - Pusherman (Superfly, 1972)
03 Joe Simon - Theme from Cleopatra Jones (Cleopatra Jones, 1973)
04 Johnny Pate - You can't even walk in the park (Shaft in Africa, 1973)
05 Brer Soul & Earth, wind and fire (Sweet sweetback's baadassss song, 1971)
06 James Brown - Make it good to yourself (Black Caesar, 1973)
07 Isaac Hayes - Pursuit of the pimpmobile (Truck turner, 1973)
08 Grant Green - Travelling to get to doc (The final countdown, 1972)
09 Booker T and Mg's - Time is tight (Uptight, 1968)
10 Roy Ayers - Aragon (Coffy, 1973)
11 Edwin Starr - Easin'in (Hell up in Harlem, 1973)
12 Gordon Stales - Strung out (Mean Johnny Barrows, 1975)
13 Nat Dove and The Devils - Zombie march (Petey weathstraw, 1974)
14 The Impressions - Make a resolution (Three the hard way, 1974)
15 Solomon Burke and Gene Page - The bus (Cool breeze, 1972)
16 Jack Ashford - Las Vegas strut (Blackjack, 1978)
17 Don Julian - Lay it on your head (Savage, 1973)
18 Galt MacDermot - Ed and Digger (Cotton comes to Harlem, 1970)


giovedì 21 giugno 2012

BRADIPIT 23

Tempo di tasse, i governi non sanno più dove prendere i soldi e cosa farci pagare. Tasse sulla prima casa, ipotesi d'aumento sull'Iva, addizionali regionali, addizionali comunali. I comuni mortali non ce la fanno più, la vil pecunia inizia a scarseggiare. Servono nuove idee per rimpinguare le casse.



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martedì 19 giugno 2012

BACK TO THE PAST: 1974 PT. 3

Per questo terzo appuntamento dedicato alla musica proveniente dal 1974 saltiamo di palo in frasca e di conseguenza di genere in genere. Spaziamo, mixiamo, insomma andiamo un po' a cazzo di cane.

Tra i primi episodi di disco music si segnala il pezzo The sound of Philadelphia degli MFSB (Mother Father Sister Brother), un'orchestra di una cinquantina di elementi dedita alla composizione di ritmi ballabili. Non notissimi (almeno per me), ecco l'occasione per riscoprirli.



Il compositore Todd Rundgren riprende un brano del 1882 proveniente dall'opera comica Iolanthe composta dal duo Gilbert (parole) e Sullivan (musica). L'incedere del brano è ovviamente molto teatrale e contaminato dalle sperimentazioni dell'eclettico Todd (titolo anche dell'album). Il brano in questione è Lord Chancellor's nightmare.



Nella testa di un altro grande sperimentatore c'era un musical intitolato Hunchentoot, opera scritta ma che non vide mai la luce. Doveva essere un'opera ispirata ai B-Movies in particolar modo ai film horror contenenti mostri assortiti. Il signore era Frank Zappa e nella sua testa, fra le altre cose, frullava questa Cheepnis.



Grande successo nel 1974 per i Kraftwerk che compongono la suite Autobahn, un brano lungo più di una ventina di minuti che riproduce un'ideale viaggio lungo un'autostrada con tanto di sensazioni e suoni ricreati con maestria tramite la strumentazione cara al combo tedesco.



Sperimentare per sperimentare beccatevi anche N-er-gee (Crisis blues) dei The Residents dall'album d'esordio della band che parodiava fin dalla copertima i celebri Beatles. L'album si intitolava Meet the Residents, riprendendo il noto Meet the Beatles del gruppo di Liverpool.

sabato 16 giugno 2012

MARVEL VINTAGE 9

Puntate precedenti

Grazie al successo ottenuto dal magazine dedicato a Miss America (del quale nel 1945 inizia la seconda serie) alla Timely iniziano a dedicare uno spazio sempre maggiore alle riviste al femminile, una serie di collane dedicate a dolci fanciulle protagoniste di avventure sentimental-umoristiche.

Il successo più grande di questo fortunato filone è senza dubbio la serie Millie the model. Duecentosette uscite all'attivo, dal primo numero datato inverno 1945 per i tipi della Timely, passando poi per le uscite targate Atlas Comics fino a raggiungere la sua fine solo nel dicembre del 1973 sotto l'ala protettrice della moderna Marvel Comics.

Legati alla serie uno dei primi annual pubblicati dalla Marvel (albi speciali a cadenza annuale) e ben quattro spin-off. Un successo enorme. La paternità (o maternità in questo caso) del personaggio è contesa dalla disegnatrice Ruth Atkinson, tra le prime donne a intraprendere la carriera di cartoonist, e il sorridente Stan Lee. Editor della serie ai suoi albori ancora l'attivo Vince Fago.

Millie the Model 1, cover di Mike Sekowski


Mentre le avventure della modella newyorkese mietevano il loro successo, provava ad affermarsi sulla scena dei comics d'oltreoceano anche l'infermiera Nellie, protagonista della serie Nellie the Nurse. Il fumetto esordisce nel 1945 ancora sotto la supervisione di Vince Fago. Rispetto alle uscite davvero esigue di alcune serie lanciate durante l'anno (vedremo in seguito come molte chiuderanno dopo una manciata di numeri), Nellie the Nurse riesce a infilare ben 36 albi.

Nellie the Nurse 1, cover di Mike Sekowski


Anche Patsy Walker, già apparsa nel magazine Miss America, ottiene la sua testata. Ben prima di venir trasformata dalla Marvel nell'eroina Hellcat, la rossa si difende in maniera più che dignitosa vestendo la parte della protagonista nella serie omonima Patsy Walker che riuscirà a portare a casa ben 124 uscite dal primo albo del 1945 fino all'ultimo del dicembre 1965.

Patsy Walker 1, cover di Mike Sekowski


Queste pubblicazioni si aggiungono a Tessie the Typist, serie lanciata già l'anno precedente e che conta tre uscite anche lungo il corso del 1945.

Tessie the Typist 3 (Mar. 45), artista sconosciuto


Minori le notizie riguardo la collana Georgie Comics lanciata nella primavera del 1945 e ispirata, come quasi tutte le altre, dal successo tributato dai lettori ai comics della Archie. Sembra che i protagonisti della serie muovano verso New York proprio da Riverside, cittadina dove sono ambientate proprio le avventure di Archie. Un minimo di credito anche questa serie lo ottiene accumulando diciannove uscite.

Georgie Comics 1, prim. 1945, cover di Frank Carin


Oltre alle storie al femminile continua, seppur con minor successo e forse minori pretese, il filone degli animali antropomorfi protagonisti di storie umoristiche. Le serie lanciate nel 1945 non godettero di grande seguito. Animated Movie Tunes contò solo due uscite così come Comics for Kids. Stessa sorte per Dopey Duck Comics e un solo numero invece per Dolly Dill. Ben cinque le uscite per Funny Frolics e nuovamente due per Komics Kartoons, tre per Krazy Krow e sette per Silly Tunes.

Le serie umoristiche erano quindi ancora ben presenti ma la loro vita editoriale era maggiormente travagliata rispetto alle serie rosa. Era la golden age del fumetto, tante proposte, montagne di fumetti spedite al fronte per i militari americani. Nessun lancio supereroistico avvenne nel 1945 a testimoniare il calo di interesse intorno a questo genere narrativo.

Cover di Vince Fago per Komic Kartoons 1


Dopey Duck 1, artista sconosciuto


Comics for Kids 1, artista sconosciuto


Funny Frolics 1, artista sconosciuto


giovedì 14 giugno 2012

EURODISNEY: UNA GUIDA PT. 6

Puntate precedenti.

Buzz Lightyear Laser Blast
Chiudiamo la visita al Disneyland Park con la sezione dedicata al futuro e alla fantascienza: Discoveryland.

Qui c'è la giostra che in assoluto abbiamo fatto più volte, almeno quattro o cinque. Trattasi di Buzz Lighyyear Laser Blast. Si entra dopo aver completato un percorso all'interno dell'astronave del comando spaziale dove potrete incontrare il pupazzone di Buzz stesso. Salite sul solito vagoncino armato questa volta di pistole a infrarosso e leva di guida. Con la leva potrete orientare il vostro vagoncino mentre dovrete abbattere i nemici grazie alle pistole laser accumulando più punti possibile. Il displey sul carrellino tiene i vostri punteggi. Davvero spassosissimo, Laura voleva continuare a rifarlo, è riuscita a fare un punteggio incredibile, ci ha massacrati. Un enorme tirassegno adatto a tutti.

A poca distanza c'è l'Orbitron, una versione in stile fantascientifico della giostra di Dumbo (un classico ottovolante).  A differenza della giostra degli elefantini questa piega maggiormente e da un maggiore senso del vuoto, niente di esagerato ovviamente ma non amato particolarmente da chi ha problemi di vertigini come la nostra Lauretta che, tenuto conto della cosa, qui a Disneyworld è stata coraggiosissima.

Anche qui nel futuro non manca la stazione ferroviaria della Disneyland Railroad e proprio lì davanti, vicino alla ricostruzione di uno dei velivoli del film, si trova lo Star Tours. Anche qui un percorso all'interno dell'astronave dove potrete incontrare C-3PO e R2-D2 porta all'attrazione vera e propria. Trattasi di un cinema interattivo (di quelli che vi si muovono sotto il culo) grazie al quale parteciperete a un viaggio su un'astronave cargo destinata a vedere da vicino la morte nera. Davvero divertente, per i fan di Star Wars poi...



L'attrazione Capitan EO, dedicata a Michael Jackson era invece in manutenzione e quindi nulla posso dirvi al riguardo. Posso dirvi invece che la visita a bordo de I misteri del Nautilus, sottomarino del Capitano Nemo, non è nulla di che, un sottomarino ricreato dentro il quale si gira a piedi osservando i vari contenuti proposti. C'è sicuramente di meglio.

Decisamente tosta invece la Space Mountain: Mission 2. Montagne russe ma belle toste, atmosfera da viaggio spaziale, si viene lanciati verso l'alto (voi siete su un vagoncino) attraverso un lungo tubo al termine del quale iniziano le varie evoluzioni a tema spaziale. Salto nell'iperspazio, meteoriti e via discorrendo. Quasi tutto il percorso è al buio e il vagoncino simula anche la vibrazione della navetta sollecitando parecchio anche il collo. Divertente ma tosta assai.



Ci si rilassa con un giro sulle macchinine di Autopia, una pista dove la vostra auto in stile futuristico anni '50 (sembra una contraddizione ma non lo è) sono incanalate su un percorso predeterminato lungo il quale dovete cercare di non urtare le altre auto. Adatto ai più piccoli e ai loro genitori.

Direi che abbiamo visto tutto quel che c'era da vedere nel Disneyland Park, non rimane che spostarsi nei Walt Disney Studios.

Continua...

BRADIPIT 22

INTERVALLO - Sardegna - Nuraghe.



Senza parole.


martedì 12 giugno 2012

SUPERMAN

(di Richard Donner, 1978)

Il Superman di Richard Donner ha il sapore della favola moderna. Mi è capitato di rivederlo domenica scorsa in televisione in compagnia di mia figlia: ingenuo, spettacolare (all'epoca dell'uscita lo era sicuramente), ironico e divertente.

La parte supereroica, seppure ben presente, è messa in secondo piano per lasciar spazio all'umanita del super-essere, alle grottesche e ridicole trovate dell'acerrimo nemico Lex Luthor e della sua improbabile cricca e alla storia romantica che coinvolge la bella giornalista Lois Lane.

La trama, che ha avuto una storia travagliata per quel che riguarda la sua stesura passando per le mani di numerosi sceneggiatori compreso il nostro Mario Puzo, è perfetta nella sua assoluta semplicità, richiama ovviamente alcuni elementi dell'immaginario fumettistico del ragazzo di Krypton senza però esserne schiava. Il successo della pellicola e la sua buona riuscita sono dimostrati anche dal fatto che, in un'operazione di arricchimento reciproco, anche il fumetto si è appropriato di alcuni elementi mutuati dal film.

Nell'immaginario collettivo il compianto Christopher Reeve è Superman e in fondo Superman è Christopher Reeve, scelta felice e fortunata in quanto all'epoca Reeve era un perfetto sconosciuto. Nel ruolo di Luthor l'immenso Gene Hackman, gigione e divertente ben coadiuvato dalle sue spalle Valerie Perrine e Ned Beatty. Decisamente ironiche, quasi a rasentare la cretineria, alcune sequenze con lo strampalato trio. Ottimi anche gli incontri tra l'eroe e Lois Lane (Margot Kidder) e la goffa corte perpetrata a quest'ultima dall'impacciato Clark Kent, ancora una volta un perfetto Christopher Reeve.

Ciliegina sulla torta l'interpretazione di Marlon Brando nei panni di Jor-El, padre naturale di Kal-El, vero nome di Superman.

La trama la conoscono anche i muri. Krypton salta per aria e Jor-El per salvare il figlio lo spedisce sulla Terra tramite una navicella spaziale. A contatto con la nostra atmosfera il pupo acquisisce poteri straordinari, cresce con i coniugi Kent, suoi genitori adottivi, e impara come si sta al mondo. Il piccolo cresce, si trasferisce a Metropolis e trova lavoro al Daily Planet dove conosce Lois, il fotografo  Jimmy Olsen (Marc McClure) e il direttore Perry White (Jackie Cooper). In città le occasioni per rendersi utile non mancheranno all'eroe soprattutto grazie alle malefatte dell'arcinemico Lex Luthor.

Un Superman d'altri tempi e un film che forse oggi non sarebbe possibile realizzare, un film  che però non sfigura assolutamente, anzi, di fronte alla più moderna versione targata Brian Singer.

lunedì 11 giugno 2012

100 BULLETS

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)

Per fortuna. Per fortuna la Lion ha ritenuto opportuno continuare a proporre a un prezzo popolare alcune serie della Vertigo, idea questa tra quelle meritevoli avute dalla Planeta DeAgostini, precedente licenziataria di tutte le serie DC Comics e Vertigo.

La strada a questa linea adulta di comics nel mercato delle edicole italiche era stata aperta dall'illustre Sandman di Neil Gaiman e dal Preacher di Garth Ennis, due serie lunghe ma a termine a loro modo entrambe rivoluzionarie per il mercato dei comics americani. L'eleganza della prima e l'irriverenza della seconda sono state affiancate dall'occulta bastardaggine di John Constantine, protagonista assoluto di Hellblazer, una delle poche ongoing series della Vertigo e serie più longeva dell'etichetta. Mentre le prime due erano giunte alla loro naturale conclusione (insieme alla successiva e valida Y - The last man) già nelle mani della Planeta, quest'ultima sta continuando con maggiore regolarità proprio grazie all'impegno della Lion.

Prima vera nuova proposta da parte della casa editrice del leone su questo fronte è proprio 100 Bullets, serie che si alterna ogni due mesi proprio con la più celebre Hellblazer all'interno della collana ombrello Vertigo Monthly.

Piccola parentesi: per ognuna di queste serie parliamo comunque di ristampe, infatti tutte avevano già trovato spazio in volumi da libreria. Questa nuova edizione riporta nelle edicole a un prezzo popolare l'ottimo materiale già visto in precedenza in fumetteria. Devo dire che al momento, purtroppo, la distribuzione della Lion per le edicole lascia moooolto a desiderare. Personalmente sono riuscito a trovare solo qualche titolo del nuovo reboot della DC Comics, il resto del materiale, sebbene annunciato, sembra praticamente irreperibile se non in fumetteria. Speriamo la situazione si assesti al più presto perché così non va.

Torniamo a noi, 100 bullets dicevamo. Cosa fareste voi se vi consegnassero una valigetta contenente una pistola, 100 proiettili non rintracciabili e impunità garantita? Probabilmente nulla, credo che il 99,99% dei lettori di Fumetti di carta non abbiano conti in sospeso di tale portata da richiedere contromisure così estreme. Ma non è questo il punto. Il punto è cosa farebbero loro?



Dizzy Cordova esce di prigione. Ha scontato una condanna per una storiaccia legata alle gang, suo marito e il suo bambino sono stati falciati da una raffica di mitra proveniente da un'auto in corsa. Dizzy torna a una vita senza prospettive, torna a casa senza risposte e senza futuro. Ma già nel corso del tragitto dal penitenziario a casa le prime risposte arrivano. Un uomo distinto, non più giovane avvicina Dizzy e la intrattiene con una storia, una storia sulla morte del marito e del figlio. Offre a Dizzy i colpevoli su un piatto d'argento, una valigetta, una pistola, 100 proiettili non rintracciabili. Nessun compito, solo una scelta dettata dalla morale e dal libero arbitrio. Ma quali sono le motivazioni di questo misterioso individuo? Cosa è verità e cosa è bugia?

Lee Dolan gestisce un bar malfamato. Una volta era uno dei ristoratori più in voga e in ascesa della città. Poi un'incriminazione per possesso di materiale pedopornografico cancella tutto. Dolan perde ricchezze, fama, moglie, figli e prospettive. Un'accusa infondata gli toglie tutto e Dolan non sa a chi deve dire grazie. Glielo dirà un certo individuo molto informato. E con le informazioni una valigetta, una pistola, 100 proiettili. Perché?

Chucky è un baro, è bravo con i dadi ed ha da recuperare anni persi a causa di un'incidente d'auto in cui qualcuno ha perso la vita. Chucky era ubriaco. Chucky era talmente ubriaco da non ricordare nemmeno che alla guida di quell'auto c'era qualcun'altro e non lui. Ma a ricordarglielo ci pensano una valigetta, una pistola e 100 proiettili. E un individuo, sempre lo stesso.

Questo individuo è l'agente Graves. Quali sono le sue motivazioni? Quale potere può permettergli di fare quello che fa? Quali sono i suoi legami con gli altri personaggi che si muovono nelle pieghe di queste storie?

La struttura di 100 bullets è questa. Una storia, un'offerta, un dilemma morale. Di volta in volta i personaggi sono ben tratteggiati da Brian Azzarello che li rende reali già dalle prime vignette grazie alle loro sconfitte e ai loro difetti. Non sono eroi, anzi. Il mistero garantito dall'agente Graves rende l'inizio di questa serie intrigante. Ogni arco di storie (3 per Dizzy, 2 per Dolan e Chucky) offre qualche piccolo indizio che andrà in futuro a incastrarsi nella trama generale. La struttura della serie rischia in alcuni momenti di risultare ripetitiva ma i vari accenni al quadro complessivo e il fascino dei personaggi garantiscono una buona tenuta narrativa.

Il tratto di Risso è perfetto per questa storia, inquadra in maniera egregia stati d'animo attraverso espressioni e condizioni di vita attraverso gli ambienti. Riesce a creare tavole dal grande dettaglio senza abusare della matita, difficile trovare un tratto di troppo nella complessità di alcune tavole (guardate il bar dove lavora Dolan ad esempio).

La trama orizzontale procede lentamente, siete avvisati, ma quelle verticali comunque ripagano il lettore, specie quello più attento. Siete lettori attenti? Vediamo. Mi sembra chiaro che sette episodi in due volumi siano un numero alquanto insolito. Abbiamo detto 3 per Dizzy, 2 per Dolan e 2 per Chucky. E l'ottavo?

Nell'ottavo c'è Lono.

venerdì 8 giugno 2012

BLAXPLOITATION

Pupe calde e mafia nera
In realtà questo doveva essere un post della serie A-Z (e lasciate perdere il tartar control al momento). Volevo presentarvi infatti l'ultima compilation musicale prima di passare ai gruppi/cantanti catalogabili sotto la lettera A.

Riassunto per chi non ci stesse capendo nulla (cosa peraltro molto giustificata): qualche tempo fa decisi di proporre in ordine puramente alfabetico la musica che ho ascoltato o che ascolto tuttora, un'excursus il più completo possibile dove avrei buttato dentro merda e capolavori senza criterio di scelta alcuno. Al momento sono ancora impantanato alla lettera A sotto la voce AA.VV., le classiche compilation insomma. Beh, sono stufo e dal prossimo post inizierò a proporre dischi di singoli gruppi o cantanti. lettera A quindi.

Volevo chiudere il ciclo dedicato alle compilation presentandovi Can you dig it - Music and politics of black action films. Ascoltando il Cd e curiosando qua e là per la rete l'idea si è però evoluta e la voglia di parlare di Blaxploitation è aumentata visto che questa corrente cinematografica, pur conoscendola davvero poco, mi affascina parecchio.

Inziamo dalla classica definizione. Blaxploitation deriva dall'unione delle parole black (nero) ed exploitation (sfruttamento). Come è facilmente intuibile l'accezione del termine non può considerarsi certamente positiva eppure la parola è stata adottata per identificare quel genere cinematografico nato e diffusosi nella prima metà degli anni '70 che vede finalmente come protagonisti delle pellicole attori afroamericani diretti (a volte) da registi afroamericani.


Potrebbe sembrare un'affermazione del black power ma non tutto è oro quel che luccica. Spesso dietro a queste operazioni, che in alcuni casi muovevano dei gran bei soldoni, c'erano produttori e maestranze bianche e quindi il grosso dei guadagni non andava ai cari fratelli neri. Inoltre l'alto tasso di violenza e sesso presente nelle pellicole, unito a una qualità del prodotto non sempre all'altezza del miglior cinema di serie A, non aiutavano a dare grande dignità al fenomeno.

Nonostante tutto i film della blaxploitation riscossero un enorme successo presso il numeroso pubblico afroamericano e non solo. Come già detto elementi caratterizzanti erano i protagonisti neri, sesso, violenza e ottime colonne sonore incentrate su ritmi funk e soul degnamente rappresentate nella compilation Can you dig it?




La nascita del filone se la contendono Pupe calde e mafia nera (Cotton comes to Harlem, 1970), storia di due poliziotti neri ad Harlem e (udite, udite) Sweet Sweetback's Baadasssss Song (1971). Il film narra le gesta di un gigolò nero ingiustamente accusato da poliziotti bianchi. La grande novità sta nel fatto che il protagonista ne esce vincente, cosa talmente insolita da far si che il film venisse consigliato addirittura dalle Pantere Nere. Dentro c'è un po' tutto: l'ingiustizia, il sesso, la rivolta, il razzismo, la droga e la fuga. Alla colonna sonora collaborano anche gli Earth, Wind and Fire.

Il film più celebre del movimento rimane comunque Shaft il detective (1971) conosciuto anche dal grande pubblico grazie al remake moderno interpretato da Samuel Lee Jackson. Il film è molto vicino al cinema più classico presentando una storia poliziesca abbastanza ordinaria. Nonostante ciò il successo fu strepitoso. Incassi dieci volte superiori al budget investito salvarono la Metro Goldwyn Mayer che navigava in cattive acque. Isaac  Hayes vinse l'oscar per la canzone Shaft e tutta la colonna sonora venne nominata dall'Academy.

Nel 1972 si assiste a una vera e propria invasione di pellicole di questo genere, molte delle quali diedero vita anche a più sequel. In Superfly il protagonista era uno spacciatore che amava godersi la vita mentre in Rubare alla mafia è un suicidio (Across 110th street) la 110a strada divide i bianchi dai neri e i poliziotti Pope (nero) e Mattelli (bianco) devono districare una brutta faccenda: dei balordi hanno rubato soldi alla mafia e si sa, rubare alla mafia è un suicidio. Anche qui ottimi nomi in colonna sonora: Curtis Mayfield e Bobby Womack.



Il 1973 è l'anno della blaxploitation al femminile. Tamara Dobson è la tosta detective Cleopatra Jones alle prese con il traffico di droga mentre la bellissima Pam Grier è Coffy, un'infermiera in cerca di vendetta.  La Grier bissa l'anno seguente interpretando l'altrettanto tosta Foxy Brown. Roy Ayers e Willie Hutch figurano tra i compositori.

Verso la metà del decennio, a causa delle forti pressioni esercitate dal movimento Coalition Against Blaxploitation che sosteneva che il fenomeno rendesse un cattivo servizio alla gente di colore, forte anche del fatto che i soldi spesso se li intascavano i bianchi, i film appartenenti al filone iniziarono a scemare scomparendo poi del tutto.

Una piccola ripresa del genere ci fu negli anni novanta durante i quali furono prodotti alcuni film che richiamavano le tematiche del genere. Uno dei più noti omaggi al filone resta lo splendido Jackie Brown di Quentin Tarantino che diede la parte della protagonista proprio a Pam grier, una delle eroine della Blaxploitation.










giovedì 7 giugno 2012

BRADIPIT 21

Il tratto distintivo del bradipo è la lentezza. E' lento quando cammina, quando mangia, quando si svaga ed è lento anche quando defeca. E' talmente lento che a volte si addormenta durante l'espletamento delle sue funzioni biologiche. Si addormenta quando fa la cacca, proprio così. Certo, questo lo fa anche Giuseppe, più volte ci è capitato di trovarlo con le braghe calate e la rivista Linus in mano con la testa appoggiata al muro del bagno, ma che vuol dire? Rimane comunque una prerogativa del bradipo.

Questo solo per dimostrare la grande immedesimazione dell'autore con il personaggio e quella del personaggio con l'autore.

Altri dettagli nelle prossime Brad-puntate!


Clicca sull'immagine per ingrandire.

Aiutaci a diffondere il verbo del Bradipo linkandolo. Fallo tu perché il Bradipo fa n'caz.

martedì 5 giugno 2012

VISIONI 39

Grazie alla segnalazione di Morgana ho scoperto i lavori del bravo Roger Olmos, artista spagnolo di stanza a Barcellona. Figlio di un pittore, sviluppa l'amore per l'arte fin da bambino. I suoi lavori sono stati usati per libri di illustrazioni, copertine di romanzi e narrativa per l'infanzia.

I soggetti spaziano dal letterario al fiabesco e ne potete trovare un vasto assortimento sul suo interessantissimo blog.

Eccone una selezione assolutamente casuale: cliccate sulle immagini per ingrandirle, ne vale la pena!


Caperucita roja


Cuentos de barro


Gato con botas


La victima


Mentira faada


Minotauro


Portada contraportada

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