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giovedì 21 settembre 2017

L'ISOLA MISTERIOSA

(di Tiziano Sclavi e Carlo Ambrosini)

Dopo l'episodio Canale 666 è ancora una volta Carlo Ambrosini a dare corpo su carta agli incubi partoriti da Tiziano Sclavi, sconfinando dai territori horror in quelli del fantastico senza rinunciare al piglio citazionista tanto caro all'ideatore della serie. L'omaggio lampante questa volta è tutto per il classico L'isola del Dottor Moreau, romanzo di H. G. Welles pubblicato nel 1896.

Anche L'isola misteriosa si rivela in fin dei conti un buon episodio, si adagia forse su espedienti abusati quali l'oggetto alieno che scombina la realtà, la sperimentazione venuta dall'alto, l'omaggio letterario, tutti elementi però ben mescolati nel noto e sempre valido calderone del fanta-horror. Probabilmente non ci sono punti d'innovazione o grandi chiavi di lettura, tornano però l'avversione per i viaggi in mare di Dylan, la bella Robin e ovviamente l'impossibile.

Dopo alcune pagine introduttive, è proprio il viaggio in mare verso l'isola di Egg a scombussolare il nostro Dylan, dopo le prime avvisaglie di anormalità quotidiana (almeno per il protagonista), un piccolo incidente porta l'indagatore direttamente dal medico della piccola isola che dopo averlo rimesso in piedi si offrirà di accompagnarlo a Moreau, luogo dove Dylan dovrà incontrare il suo nuovo cliente, un certo Lancaster. Qui Ambrosini rende al meglio il tetrissimo castello arroccato su un'altura del quale il sig. Lancaster è proprietario, sembra di essere dalle parti del Dracula di Stoker ma a tutti gli effetti, come dimostra anche il maggiordomo, si è proprio sull'isola del Dottor Moreau. Qui Dylan Dog scopre il motivo del suo ingaggio, semplicemente, vista anche la cornice del luogo, Lancaster ha pensato di assumere l'indagatore per farsi uccidere, la rivelazione dei motivi dietro questa scelta è il nodo (qui neanche troppo approfondito) sul quale il lettore può soffermarsi a elucubrare un pochino. In seguito a questa richiesta alla quale Dylan pone un secco rifiuto si scateneranno ovviamente l'incubo e l'insolito.

Ottime le matite di Ambrosini che danno qui l'impressione di essere un poco più pulite e precise del solito, ci sono atmosfere molto indovinate, una bella resa dei luoghi e soprattutto un ottimo lavoro sugli uomini animale dell'isola, volti ferini per forza di cose inusuali ma che riescono a trasmettere i tratti delle personalità dei loro possessori, e non è cosa da poco. Un bell'episodio nel quale al nostro protagonista verrà risparmiato un finale tragico, Dylan infatti non sarà costretto a tornare sulla terra ferma ancora una volta via mare.

domenica 2 aprile 2017

IL TUNNEL DELL'ORRORE

(di Tiziano Sclavi e Montanari & Grassani)

Pur non rientrando nel novero dei miei disegnatori preferiti, come già sottolineato più volte, c'è da rendere merito al duo Montanari & Grassani per la loro instancabilità, oltre a essere stati tra gli autori più prolifici sulla testata dedicata all'indagatore dell'incubo, almeno fino a questo ventiduesimo episodio, qui infilano (per la seconda volta) una doppietta di racconti (questo e quello del mese precedente) per un totale di tavole davvero non indifferente. Insomma, un'equipe ben rodata sulla quale si poteva sempre contare. Quindi il duo all'opera per la seconda volta consecutiva e, per la seconda volta consecutiva, anche una storia dove l'orrore affonda nel quotidiano ed è provocato dalla follia degli uomini, a volte improvvisa e spiazzante, a volte lucida e premeditata.

Questa volta nel solito gioco citazionista è protagonista il grande Clint Eastwood. Harwell, Berkshire. Il giovane Clint, che di cognome fa Callaghan, è un ragazzo per bene, studioso, pacato, proveniente da una buona famiglia che gestisce l'armeria del paese. È un posto sonnolento Harwell, una delle poche attrazioni del paese è il Luna Park con le sue baracche per i giochi, le giostre e il Tunnel dell'orrore nel quale si possono ammirare scheletri assortiti, Dracula, l'uomo lupo, zombi e orrori vari. Ma il vero orrore viene scatenato proprio dal mite Clint che in un impeto di follia inizia a sparare sulla folla, falciando donne, bambini, i pochi visitatori del Luna Park e i vari gestori provocando una strage insensata e inaspettata.

Barricatosi con un ostaggio all'interno del Tunnel dell'orrore, dopo l'arrivo dell'ispettore Bloch, della polizia e dell'esercito, il giovane Clint chiede di Dylan Dog. Oltre che con l'ottusità dei militari, sempre pronti a premere il grilletto e ad aggiungere violenza a violenza, Dylan dovrà confrontarsi con una storia proveniente dal passato che affonda nell'orrore con la maiuscola, quello legato all'ideologia nazista propugnata qui dal Dottor Hicks già visto nell'episodio Fra la vita e la morte, personaggio che si candida a essere una delle nemesi ricorrenti dell'indagatore di Craven Road.

Episodio che ancora una volta preme sull'orrore possibile, quello quotidiano, quello che di tanto in tanto esplode e che se sei fortunato vedi solamente nei telegiornali e non in prima persona. La follia omicida, qui mischiata all'orrore della scienza fuori controllo, contro natura e insensata, e alla pazzia maligna di individui squilibrati è la vera protagonista. Manca un po' di quella vena da orrore strisciante e sotterraneo che a volte regala quel quid in più alle storie di Dylan Dog, rimane un altro buon tassello che puntella ancora una volta la crescita di un'ottima serie.

martedì 14 febbraio 2017

GIORNO MALEDETTO

(di Tiziano Sclavi, Marcello Toninelli e Montanari & Grassani)

Un giorno maledetto inizia più o meno come tutti gli altri, con il cantar del gallo. Certo, se il giorno principiasse con una donna come Hazel Dove che viene a bussare alla tua porta innamorandosi di te all'istante, ricambiata ovviamente, il suddetto giorno non potrebbe dirsi di certo maledetto. E infatti non è per il nostro Dylan Dog che questa giornata si rivelerà tale. Sarà l'Ispettore Bloch a doversi confrontare con le rogne di una giornata storta fin dal primo mattino, una giornata prodiga di omicidi a catena. Certo, anche per il Nostro non proprio tutto filerà liscio, la giornata lo scombussolerà a tal punto da fargli addirittura pensare di affrontare un viaggio in aereo, cosa inconcepibile per l'indagatore dell'incubo. Ma un giorno maledetto non può che rimandare a un altro giorno, per qualcuno decisamente peggiore di quello odierno, un giorno avvolto dalle nebbie del passato. Sono proprio queste nebbie che Bloch e Dylan dovranno dissipare per venire a capo di un'intricata vicenda e per salvare la vita alla bella Hazel.

L'orrore è normalizzato in questa ventunesima avventura di Dylan Dog, la costruzione della storia è più da giallo/thriller che non da horror, fermo restando alcune strampalate esecuzioni nella realizzazione dei diversi omicidi da parte del killer di turno, un uomo colpito dalla tragedia, il dolore conseguente alla quale ha minato la sua stabilità mentale. Revenge story potremmo anche definirla, nella quale, a parte la fantasia di alcuni omicidi, non regnano nemmeno atmosfere troppo malate e opprimenti, c'è la follia di un uomo, caricata al grottesco in alcuni gesti, ma che ricorda le follie quotidiane alle quali spesso assistiamo semplicemente guardando un telegiornale in tv.

Mancando le atmosfere tetre, come spesso ho avuto modo di dire, rimangono le matite del duo Montanari & Grassani che continuo a non apprezzare, se la storia non spicca tra le migliori della serie, le matite non aiutano di certo, soprattutto quando arrivano dopo un dittico di albi firmati da Casertano e Roi. Non tradisce però il finale che, quello sì, con il colpo di coda a sorpresa, rientra in una tradizione molto vicina al racconto più orrorifico. Qui non ci sarà il ritorno del mostro, però...

domenica 5 febbraio 2017

DAL PROFONDO

(di Tiziano Sclavi, Alfredo Castelli e Corrado Roi)

Arrivati al ventesimo episodio della serie è ormai chiaro a tutti l'amore che Sclavi nutre per il Cinema e per il gioco delle citazioni. Dal profondo è un continuo rimando allo Psycho di Alfred Hitchcock. Per la verità questa volta non ci si ferma al semplice omaggio, il Bates Motel, lo stesso Norman diventano parte del tessuto stesso della narrazione, ancor più stravolta nell'orrore e nell'incubo di quanto avrebbe mai potuto intendere Sir Alfred, maestro dello spavento ma decisamente più "a modo".

Si parte dalla famosa scena della doccia, questa volta l'esito dell'aggressione alla signorina Crane da parte di Norman Bates sarà differente, l'arma bianca che andrà a incidere la carne sarà l'artiglio posto all'estremità di un mostruoso tentacolo uscito dal foro di scolo della doccia, un artiglio che si accanirà sull'uomo vestito da donna e non sulla graziosa fanciulla. Scopriremo poco dopo, per bocca dell'ispettore Bloch, che la signorina Crane (qui Janet, non Marion), non è un'impiegata in un salone di auto usate bensì un'ex paziente di un ospedale psichiatrico sfuggita alla tutela della sorella.

Chiusa all'apparenza la questione Crane, a Dartford si verificano altri delitti in stanze chiuse dove la presenza di tubature fa nascere qualche sospetto. E il vero protagonista della storia non sarà Dylan Dog, non sarà nemmeno Groucho impegnato con i casting per il Benny Hill Show (anche se sarà presenza ingombrante e fastidiosa dietro il bancone del Bates Motel), né sarà l'investigatore Thomas Gwayne-Pfelf, uso a concentrarsi suonando il violino, il vero protagonista, come spesso accade, sarà proprio il mostro, come tante altre volte, prima vittima che carnefice.

All'interno della storia, un sempre evocativo Corrado Roi, incornicia un'altra storia (proprio come ha fatto di recente nel suo Ut), la storia del mostro, una storia di fame atavica che occupa una buona parte dell'albo, Sclavi mostra ancora una volta il suo affetto e la sua attenzione per quelle vittime sfortunate che, loro malgrado, diventano qualcosa di più, un qualcosa di crudele e terribile partorito dall'altrui cattiveria ed egoismo.

lunedì 5 dicembre 2016

MEMORIE DALL'INVISIBILE

(di Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano)

Quando ero un giovine ragazzino, avevo circa undici anni all'epoca, ricordo che ebbi modo di parlare di Dylan Dog e di alcune sue storie, che peraltro io non avevo avuto ancora modo di leggere, con alcuni miei animatori dell'oratorio, ragazzi più grandi di me di qualche anno che a differenza mia il personaggio lo conoscevano meglio e che erano in grado di togliermi alcune curiosità. Nella mia enorme ignoranza pronunciai il nome dell'indagatore dell'incubo come Dailan Dog. Orrore, fui additato come l'untore, dagli dagli, e qualcuno disse: "Tu dici Bob Dailan forse?", ricordo l'arguta stoccata ancora chiaramente. Ah, brutto stronzetto d'un saputello, l'ignobile si spese proprio una delle battute da Memorie dell'invisibile, suscitando saccente le ilari risa di altri beoti ignorantelli come me. È vero, non si pronuncia Dailan Dog, ora lo sappiamo tutti, però è stato bello vedere come la rilettura dell'episodio abbia avuto il potere di riesumare un chiaro ricordo proveniente da un passato ormai remoto, potenza della carta stampata, capace di veicolare emozioni e ricordi in maniera indelebile.

Memorie dall'invisibile presenta almeno due personaggi memorabili: una sorta di uomo invisibile, una nullità che nessuno sembra notare, una figura tragica, a tratti patetica, che parla al lettore tramite didascalie nelle quali Sclavi mette tutto il suo estro in un episodio dalla densità narrativa davvero notevole. Poi la bellissima Bree Daniels, nuova cliente di Dylan Dog che imperturbabile si ostina a chiamare l'indagatore dell'incubo Dailan dall'inizio alla fine dell'episodio, prostituta d'alto bordo che prende l'iniziativa per difendere le sue colleghe minacciate da un pericoloso serial killer, mettendosi tranquillamente sotto le scarpe sia il bel Dylan (e quell'imbecille di Groucho) sia la polizia tutta con in capo il sensibile ispettore Bloch.


Nelle prime tavole Sclavi è magistrale nel confondere il lettore, nello scombinare le carte, nel creare un cortocircuito dissonante tra vignette e didascalie per andare poi a costruire pian piano la sua storia ma soprattutto i suoi personaggi. Oltre alle usali citazioni celebri, questa volta addirittura l'immenso Edward Hopper con il suo Nighthawks, Sclavi ci regala uno dei Dylan Dog più pazzamente innamorati tra quelli presentati negli episodi visti fino a questo momento, un amore destinato a non avere futuro. Memorie dall'invisibile sembra uno di quegli episodi dove i personaggi sembrano acquisire una profondità più accentuata rispetto alla media, graziato poi dalle matite di un Casertano in grandissima forma.

Probabilmente tra gli episodi analizzati finora questo Memorie dall'invisibile potrebbe ritagliarsi il suo posto in un ideale podio.

lunedì 17 ottobre 2016

CAGLIOSTRO

(di Tiziano Sclavi e Luigi Piccatto)

L'horror incontra il grottesco, il surreale e l'onirico, questo è Cagliostro, viaggio nel non-sense dell'orrore più variegato e contaminato fin qui visto sulle pagine di un albo di Dylan Dog. E rimanendo nell'ambito delle citazioni, cifra stilistica narrativa e goduriosa della quale è infarcito all'inverosimile l'episodio, potremmo dire senza temere d'incorrere in errore: "surreal but nice!".

Il canovaccio della trama è esiguo, un mero pretesto per dar via a situazioni lungo le quali allineare il maggior numero possibile di fantasiosi orrori e omaggi, prevalentemente cinematografici, ma non solo. A New York si è scatenata la follia più completa e i newyorkesi sembrano accoglierla senza colpo ferire, senza batter ciglio accettano di tutto come fosse la norma o come se lo strano non esistesse e tirano avanti. Per le strade girano così indisturbati zombi in avanzato stato di marcescenza, mostri guidano i taxi, persone rinunciano in modo naturale a parti del proprio corpo e via discorrendo. Dietro a tutto questo c'è forse il gatto Cagliostro, felino capace di trasformare i suoi incubi splatter in realtà, e la sua padrona, una strega annoiata che per spezzare il tedio quotidiano lancia un richiamo di sfida, e indovinate un po' chi sarà il destinatario del suddetto richiamo? Bravi, proprio lui.

Da qui in avanti l'elemento più interessante sarà proprio quello citazionista: si parte dall'omaggio a un grandissimo Cary Grant che in gioventù sfiorò l'horror comedy con il cattivo Arsenico e vecchi merletti, qui ripreso alla grande da Sclavi e Piccatto, poi dentro ci finiscono Saranno famosi, Ghostbusters, Taxi driver, Lovecraft, Duel, Non aprite quella porta, Psycho, Il giustiziere della notte, Klaus Kinski, Peter Lorre, forse Lee Marvin, ancora una volta Frankenstein Jr. e addirittura Grimilde, la matrigna di Biancaneve. Ne esce un puzzle francamente molto divertente da decifrare per il lettore.

Menzione particolare per Sir Francis Albany, personaggio creato dal duo Floc'h e Rivière che qui diviene comprimario per una manciata di pagine.

Il tono dell'avventura è abbastanza scanzonato, rimangono ancora da sottolineare come la storia presenti un accenno di continuity citando una precedente avventura dell'indagatore dell'incubo e come ci mostra la prima e dolorosa traversata oceanica del nostro, chiamato questa volta a New York per sbrogliare l'ingarbugliata matassa.

domenica 24 luglio 2016

IL CASTELLO DELLA PAURA e LA DAMA IN NERO

(di Tiziano Sclavi e Montanari & Grassani)

Tempo della sedicesima uscita (e diciassettesima anche) dedicata all'indagatore dell'incubo e arriva il primo dittico di storie, una bella narrazione fitta fitta che sfiora le duecento tavole di fumetto. Come ho già più volte accennato parlando dei numeri storici di Dylan Dog il duo Montanari & Grassani non rientra nel novero dei miei disegnatori favoriti, anzi diciamo pure che i loro lavori sono proprio lontani dal mio gusto. Però, e non è la prima volta, i due lavorano molto bene sulle atmosfere riuscendo a sopperire nell'insieme a un tratto non troppo accattivante, grazie a questa prerogativa e alla storia imbastita da Sclavi questa prima avventura in due parti rientra a pieno diritto tra le mie cose preferite del primo Dylan Dog.

L'impianto narrativo e l'ambientazione della storia sono quanto di più classico il filone thriller e l'horror più gotico abbiano da offrire. Nel tetrissimo castello di Blendings il proprietario Lord Blendigs viene trovato morto col volto scarnificato: probabile colpevole il fantasma della Dama in nero. Sul luogo accorrono poi gli eredi di Lord Blendings tutti interessati alla potenziale eredità, al castello questi si uniscono alla servitù e a Dylan Dog assunto in veste di guardia del corpo da una delle future ereditiere, la bella Petulia Blendings. Il vecchio lord che odiava visceralmente la sua discendenza, pone come unica condizione per entrare in possesso dell'eredità quella di soggiornare una settimana nel tetro e infestato castello, ai sopravvissuti il lauto bottino. Inutile dire che tra fantasmi e morti del tutto peculiari gli inquilini del castello inizieranno a diminuire neanche fossero i protagonisti di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.

Molto ben strutturata questa storia lunga da Tiziano Sclavi in bilico tra il giallo all'inglese, la commedia alla Frankenstein Jr. e l'horror gotico con fantasmi e costellata di elementi classici dei vari generi come la stanza chiusa, la lettura del testamento, la location isolata, il delitto che affonda nel passato del luogo e via discorrendo. Il cast è insolitamente nutrito e per una volta il ruolo di spalla comica non toccherà a Groucho ma al domestico Desmond, ubriacone un po' fissato con la lotta di classe.

Dall'episodio successivo si tornerà alla storia singola, forse con un po' di rimpianto per questa bella sortita nella dimensione di più ampio respiro.

giovedì 26 novembre 2015

CANALE 666

(di Tiziano Sclavi e Carlo Ambrosini)

La morte in diretta, la dipendenza dal tubo catodico, l'informazione artefatta, la percezione alterata della verità... perché in fondo se lo dice la tv è vero. Il Dio, l'indice d'ascolto. L'Essere, sostanziato nella presenza televisiva. Il messaggio subliminale, l'alienazione, il canale sbagliato. Il canale 666.

L'orrore esce dallo schermo televisivo, connubio già presentatoci dal cinema in film come Sotto shock e simili. Chiara metafora della nefasta influenza del mezzo televisivo quando male utilizzato e non interpretato dagli uomini? In un transfert pericoloso tra personaggi ed attori, ma non solo, il demone che corre attraverso le antenne spinge tutta una serie di volti noti della televisione a inspiegabili gesti estremi. Una catena di suicidi e tentati suicidi inonda il mondo dello spettacolo e ovviamente arriva a toccare anche l'indagatore dell'incubo.

E allora come oggi la speculazione sulla notizia, la pubblicità sulla tragedia e il mondo che impazzisce. Signori... grssgrrr.. va in onda... grsgrr... la morte!  La follia dilaga, la televisione arriva dappertutto e miete vittime, una dopo l'altra, attratte dal messaggio di morte e succubi del messaggero. Il mezzo ancor più potente del messaggio veicolato.

Ma chi si cela dietro la tv, dietro il canale 666? Chi si cela dietro la nostra televisione, chi la usa nel modo in cui la usa e perché? Quanto noi ne siamo vittime inconsapevoli? Tiziano Sclavi tocca corde attuali trent'anni fa come ora, argomenti che saranno attuali per ancora molto, molto tempo. Il male ritorna, sempre, e quello non diventa mai vintage. In coppia con un altro maestro, Carlo Ambrosini, Sclavi confeziona uno di quegli episodi che hanno dato un senso superiore alla prima era di Dylan Dog all'insegna della dicotomia orrore e contenuti.


lunedì 12 ottobre 2015

FRA LA VITA E LA MORTE

(di Tiziano Sclavi, Luigi Mignacco e Luigi Piccatto)

Probabilmente Sclavi deve essere un grande ammiratore del Frankenstein Jr. di Mel Brooks e in fondo chi può dargli torto? Chi non lo è? Oppure l'omaggio al celebre film con protagonista Gene Wilder è opera del disegnatore Luigi Piccatto che ritrae, all'interno di alcune vignette tra le meglio riuscite dell'intera storia, un senzatetto con le fattezze proprie del celebre attore. Nella breve storia editoriale di Dylan Dog (siamo solo al quattordicesimo numero), è già la seconda volta che si tira in ballo questo film ormai divenuto vero e proprio culto.

La trama poi nulla ha a che spartire con il film e all'apparenza, fino a un certo punto, sembrerebbe avere poco a che spartire anche con l'orrore, virando più verso i temi del sovrannaturale e del dolore (ma ci si rifarà sul finale).

Al London General Hospital si verifica un numero di decessi, all'apparenza dovuti a complicanze cliniche, ben superiore alla media. Quando a rimanere sotto i ferri è il padre dell'infermiera Jill Brady, affatto persuasa dagli eventi, questa si rivolge all'indagatore dell'incubo, forte anche dell'esperienza ultraterrena avuta con il fantasma del genitore appena defunto.

Ovviamente Dylan accetterà il caso che si svilupperà in direzioni quasi cronachistiche affrontando ipotesi più che terrene in odore di malasanità e delirio di onnipotenza dei medici, traffico d'organi e tutto lo scibile possibile tra le corsie di un grande ospedale cittadino. Ma si sa, nelle storie di Dylan Dog l'orrore è sempre in agguato.

La storia imbastita da Sclavi e Mignacco è ben costruita con un buon crescendo di orrore e follia, non è una di quelle destinate a rimanere iscritte nell'albo delle migliori della serie pur toccando temi scottanti e risultando in fin dei conti comunque ben realizzata. In alcuni casi, come in questo per esempio, si potrebbe evitare l'abituale e molto caro all'horror finale con tanto di inaspettato (ma anche no) ritorno della minaccia protagonista. Ogni tanto una chiusura decisa e definitiva aggiungerebbe credibilità a una storia costruita nel campo dell'incredibile.

Il Dylan di Piccatto non mi dispiace affatto, il disegnatore unisce splendidi primi piani e ottimi volti a un tratto essenziale e funzionale, come per la sua prova precedente purtroppo ho trovato il suo lavoro un poco discontinuo con tavole molto riuscite e altre meno, nel complesso però la sua interpretazione del personaggio e dell'orrore non è affatto da buttar via. Intanto, tassello dopo tassello, il mito dell'indagatore dell'incubo cresce e cresce e cresce...


domenica 13 settembre 2015

VIVONO TRA NOI

(di Tiziano Sclavi, Giuseppe Ferrandino e Gustavo Trigo)

Dopo aver svoltato la boa dell'anno di pubblicazioni all'attivo, sul tredicesimo numero di Dylan Dog si assapora qualche sprazzo lieve di ripetizione e di già visto, cosa che riportata nelle giuste proporzioni non risulta disturbante ne inficia la buona riuscita di questo Vivono tra noi. L'idea di base, quella cioè del pericolo ben nascosto, per molti potenzialmente meno minaccioso di altri, si era già intravista ne La zona del crepuscolo dove diversi non morti portavano avanti la loro non vita mascherati e ben inseriti tra la gente comune del paesino di Inverary in Scozia. Allo stesso modo, in maniera celata, con qualche delitto qua e là, a Londra si nasconde qualche vampiro, altra figura classica orrorifica che non poteva mancare nel palmares dell'indagatore dell'incubo.

Altro accenno di deja vu arriva dal lavoro di Gustavo Trigo alle matite che, pur offrendo la solita buona prova, caratterizza almeno un paio di personaggi in maniera pressoché identica a come aveva fatto pochi numeri prima nell'episodio La bellezza del Demonio creando in fin dei conti un effetto per il lettore un poco straniante. Anche la resa della mimesi del mostro tra la folla, a livello visivo ricorda molto quella già usata ne La zona del crepuscolo.

La storia per Dylan inizia con quello che all'apparenza sembra un misterioso scambio di persona, la bella Cindy, amica del nostro, è infatti convinta che suo marito Derek non sia più la stessa persona che ella così bene conosceva, e questo non in senso metaforico, Cindy si è convinta che Derek sia stato fisicamente sostituito da qualcun'altro. L'approccio dell'indagatore alla faccenda è pieno di sano scetticismo, tanto da spingerlo a rivelare a Derek le strambe preoccupazioni della moglie. Rincuorato dall'uomo Dylan torna a casa, ma ormai un campanello d'allarme ha messo in moto il suo istinto, o il suo sesto senso e mezzo se volte, cosa che lo porterà a trovarsi invischiato nell'ennesima storia da incubo. Intanto come grattacapo, l'ispettore Bloch si ritrova da gestire qualche cadavere dissanguato di misteriosa provenienza.

In ogni caso, nonostante gli appunti di cui sopra, l'albo è ben costruito da Sclavi e Ferrandino che vanno a consolidare caratteristiche e successo di un personaggio destinato a tirature da record (almeno nei suoi anni d'oro). Ripetizioni grafiche a parte, Trigo si dimostra ancora una volta abile narratore per immagini apponendo la firma in calce a un altro buon lavoro. In una serialità stretta come quella mensile è impensabile che ogni numero possa regalare vette di assoluta originalità, e in fin dei conti va bene anche così.


mercoledì 2 settembre 2015

DYLAN DOG MAGAZINE

I cari vecchi Almanacchi cambiano pelle, mutano e si trasformano in più moderni, almeno esteticamente, Magazines. Così niente Almanacco della paura 2015, al suo posto l'accattivante Dylan Dog Magazine che fin dal titolo esplicita la presenza di uno dei personaggi di punta di casa Bonelli, presenza fissa tra l'altro anche nella versione precedente. Non tutti i magazines avranno un ospite fisso come capiterà per esempio con Avventura Magazine, ma questa è un'altra storia e magari ne riparleremo più avanti.

Insomma, si da una mano di bianco e si rilancia anche questa formula con rinnovato ardore. Ora non starò a fare paragoni tra vecchio e nuovo anche perché è passata davvero molta acqua sotto i ponti da che lessi il mio ultimo Almanacco e quindi...

Allora, Dylan Dog Magazine si diceva. Graficamente il miscuglio tra fumetti e articoli si presenta bene, i colori scelti per distinguere un argomento dall'altro rendono chiara la lettura o la consultazione (se proprio si vuole usare l'albo anche a questo scopo per avere spunti su letture e visioni), l'impaginazione di foto, disegni, testi, locandine e quant'altro risulta piacevole e l'albo si lascia sfogliare e guardare volentieri.

Deludente la prima parte del Magazine seppur corredata da belle immagini, troppo stringati gli interventi sull'horror al cinema, nei libri, a teatro, in tv e nei videogiochi. Pagine che forniscono buoni spunti ma poco approfonditi, ad esempio nelle poche righe dedicate al cinema (spalmate su due pagine) si accenna a ben quattro film senza dirne poi molto, alcune pagine inoltre danno l'idea di essere del tutto superflue (le prime tre ad esempio).

Gustoso invece l'approfondimento lungo dedicato all'orrore e al fantastico che strisciano tra le cittadine della provincia americana, da Twin Peaks in poi... come recita il primo paragrafo. Excursus questo pieno di spunti e belle immagini che risulta una lettura più appagante grazie anche alle 16 pp. messe a disposizione per trattare l'argomento.


Il piatto principale è la storia scritta da Davide Barzi e illustrata dal bravo Bruno Brindisi (autore anche della bella copertina) dal titolo Nuovo Cinema Wickerford. Nella cittadina dove l'ispettore Bloch si è ritirato per godersi la pensione, non mancano di accadere cose strane e la sospirata pensione si rivelerà molto meno tranquilla del previsto. In questo caso si parla di un film maledetto e di una strana catena di omicidi. Storia tutto sommato piacevole e location che dovrebbe tornare anche nei prossimi Dylan Dog Magazine.

A seguire ancora due bei servizi, uno su Il castello di Otranto di Horace Walpole, romanzo al quale si fa risalire la nascita del filone gotico e uno che è una sorta di manualetto divertente per sopravvivere all'interno di uno scenario slasher.

Chiude la breve storia, decisamente ben riuscita, in bianco e rosso e nero di Gualdoni e De Tommaso. Se ci sarà occasione magari ci ritroveremo qui a scambiare due parole anche su Avventura Magazine.


giovedì 16 luglio 2015

KILLER!

(di Tiziano Sclavi e Montanari & Grassani)

Questa volta Dylan Dog si trova ad affrontare una macchina da guerra, un perfetto costrutto per uccidere, una sorta di Terminator di Arnoldiana memoria al quale l'omaggio di Tiziano Sclavi sembra parecchio evidente. Come accadeva nel film di James Cameron dall'altra parte dell'oceano, anche a Londra si palesa un energumeno dotato di pochi argomenti e dai modi spicci. Invece di Sarah Connors il nostro simil-terminator è alla ricerca degli Hund residenti in città, all'unico scopo di far loro saltare la testa per passare poi in tutta fretta all'obiettivo successivo.

Ovviamente la trama imbastita da Sclavi non può essere una semplice copia del film uscito nelle sale giusto un paio d'anni prima e infatti vi è l'ibridazione dell'ormai celebre canovaccio con la cultura e le leggende ebraiche, qui splendidamente rappresentate da un altro di quei personaggi indovinatissimi che Sclavi dissemina nelle sue storie: il rabbino Woodrow Allen Hund.

Perfetta controparte di Groucho con il quale si diletta in sfide a suon di proverbi Yiddish, il rabbino Allen sarà una delle chiavi della vicenda ma non la sola, mai sottovalutare l'importanza del nostro Dylan Dog. Per una storia in cui è assente l'amorazzo di turno, Sclavi ne compensa la mancanza con dosi copiose di azione e morti ammazzati e un ritmo indiavolato che avvolge la storia dall'inizio alla fine, elucubrazioni rabbiniche a parte.

Proprio perché la minaccia è molto evidente e poco strisciante mancano un poco le atmosfere inquiete molto care alla serie, cosa che di per sé non sarebbe neanche un male (infatti l'episodio funziona molto bene) ma che non permette alla coppia di disegnatori, come avvenuto in altre occasioni, di compensare in atmosfera la rigidità delle loro matite (è ormai risaputo come Montanari e Grassani non siano proprio i miei artisti dylaniati preferiti).

Quindi onore al merito a quello che potrebbe essere (e in un certo senso già lo è) un action movie dai risvolti fantastici molto ben riuscito, adrenalinico e dal ritmo sostenutissimo. Mi sarebbe piaciuto vedere altre matite ma tant'è...


mercoledì 27 maggio 2015

DIABOLO IL GRANDE

(di Tiziano Sclavi e Luca Dell'Uomo)

Nonostante il titolo di questo undicesimo episodio dedicato all'indagatore dell'incubo, il diavolo questa volta non ci mette lo zampino. Di cosa parliamo allora? Pura illusione? Prestidigitazione? Semplice follia? La risposta non potrà che arrivare dal grande Diabolo, o meglio, da Diabolo il grande. La tensione inscenata con la consueta maestria da Tiziano Sclavi prende forma nelle inquietanti esibizioni del prestidigitatore Diabolo il cui numero finale consiste nella macabra decapitazione della sua assistente (e amante) Corinna per mezzo di una minacciosa accetta. Ma è da tempo oramai che il pubblico non adora più il grande illusionista, a detta di Erich (fratello? Manager? Assistente?) è la presenza della stessa Corinna a gettare un cattivo ascendente sulla carriera di Diabolo.

L'atmosfera dello spettacolo, il buio dei teatri, il coinvolgimento del pubblico e di Dylan stesso nella vicenda, sono resi in maniera evocativa e precisa dalle matite pulite di Luca Dell'Uomo, protagonista dopo Gli uccisori di un'altra ottima prova.

Sclavi è bravo a creare un intreccio capace di sviare e ingannare il lettore quasi a dimostrare che in fondo, proprio come fa Diabolo nei suoi spettacoli con il suo pubblico, il bello della lettura come quello di altre forme di intrattenimento è quello di lasciarsi illudere, magari ingannare per poi farsi sorprendere sul finale, tentare di intuire, constatare quanto siamo stati bravi (o meno) a capire, a svelare l'inganno, a smascherare il trucco. Insomma, il trucco c'è ma se lo sceneggiatore, come l'illusionista, è bravo, il trucco non si vede. E Sclavi è bravo, ma questo non devo venire di certo io a dirvelo.

Quello che conta è che la morte non è un'illusione. La morte è vera, starà a Dylan Dog capire come e perché questa si verifica, a lui svelare il trucco, a lui scoprire l'inganno.


venerdì 3 aprile 2015

ATTRAVERSO LO SPECCHIO

(di Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano)

Non è di Lewis Carroll ne tanto meno della sua Alice che vi voglio parlare, bensì del decimo episodio della serie dedicata all'indagatore dell'incubo più famoso di Craven Road. Dopo incubi di ogni sorta e natura è il suo turno, arriva lei, Madama la Morte.

La Morte che dona, la Morte che prende,
La Morte che ruba, la Morte che rende,
La Morte che passa, la Morte che sta,
La Morte che viene, la Morte che va.

Che poi nel momento del disvelamento, della bella signora, della madama, la Morte non ha proprio nulla, sembra anzi tirata fuori di peso da Il settimo sigillo di Ingmar Bergman e penso proprio che nella mente del disegnatore Giampiero Casertano ci fosse quella Morte li, quella interpretata da Bengt Ekerot. E per una volta iniziamo dando il giusto peso al lavoro del disegnatore, la prova di Casertano mi sembra semplicemente sublime capace di andare anche oltre il livello altissimo sul quale si posizionava il lavoro di Roi, un episodio dove ogni vignetta trasmette la giusta tensione anche quando i volti sembrano delle caricature come quello del proprietario del negozio di specchi attraverso uno dei quali, con modalità bizzarra, il nostro eroe avrà modo di passare. Splendida la sequenza iniziale del ballo in maschera lungo la quale Casertano si sbizzarrisce nel creare costumi e infilare omaggi e citazioni, una festa dove la maschera della Morte toccherà alcune persone che inevitabilmente, poco dopo, faranno tutte quante una brutta fine. Fortunatamente alla festa si registrava anche la presenza di un certo Dylan Dog.


Attraverso uno specchio ha inizio un incubo degno della mente malata di scrittori come Edgar Allan Poe, è attraverso gli specchi, le superfici riflettenti, che l'incubo prenderà corpo. Ancora una volta Sclavi riesce a confezionare un ottimo episodio dalle atmosfere evocative nel quale ritaglia ampio spazio da dedicare alle vittime della Morte, a quelle comparse che si adoperano sacrificandosi per far girare al meglio ogni storia. Poi ci sono le donne di Dylan, almeno due in questo episodio, splendide vittime, spesso mezze matte capaci di erodere con la loro scomparsa ogni volta un pezzo del cuore del protagonista, donnaiolo ma dall'animo nobile e romantico. E dopo la Morte, dopo Bergman, dopo Carroll, sarà ancora possibile alzare il tiro?


giovedì 12 febbraio 2015

ALFA E OMEGA

(di Tiziano Sclavi e Corrado Roi)

Finalmente è giunto anche il momento di esplorare l'insolito proveniente dall'ignoto spazio profondo, terror from outer space. Tiziano Sclavi decide di farlo mantenendo i piedi ben piantati all'interno della nostra cara umanità, senza scomodare pianeti lontani, omini verdi o guerrieri spaziali. Ancora una volta, in qualche modo, l'orrore fa parte di noi e da noi prende le mosse in un circolo vizioso che, seppur involontariamente, da una piccola crudeltà scatena disastri di natura potenzialmente enorme. Per fortuna nei paraggi della potenziale sciagura si aggira intento nel suo lavoro il noto indagatore dell'incubo.

Inghilterra. In una perfetta notte stellata i giovani Amy e Daniel si appartano per amoreggiare. Tutto delizioso, il cielo limpido, una stella cadente e poi... strani tremolii, l'auto che va in pezzi, bagliori luminosi, una forza attrattiva... un ufo? Un satellite? Un meteorite? Qualcuno, qualcosa che viene da fuori mano, da lontano, da un po' più in la di Birmingham. Amy, un incontro ravvicinato del terzo tipo, Daniel che scompare...

Amy seduta di fronte a un Dylan Dog un poco scettico racconta, è preoccupata, teme per la vita del suo Daniel. Ma Daniel è a casa sua, un po' preoccupato anche lui perché non riesce a contattare Amy, di fronte a Dylan tenta di ricondurre tutto a un binario di ragionevolezza. Eppure c'è qualcosa che stona, il nostro Dylan se ne convince quasi subito e indaga.

Come si diceva, nonostante l'orrore arrivi da distanze siderali, Sclavi riconduce tutto all'azione dell'uomo. E' infatti un satellite terrestre di ritorno sulla Terra, dopo un viaggio iniziato nel lontano 1953, a portare l'orrore in casa nostra. Lungo la narrazione alcuni topoi del genere, dalla quarantena della zona interessata dall'evento da parte dell'esercito all'incontro con qualcosa di diverso e alterato. La scelta di Sclavi sull'identità della minaccia sa di innocenza abusata e perduta, un bel racconto illustrato da un bravo Corrado Roi che riporta alla mente il periodo d'oro della fantascienza grazie ad alcuni dettagli come l'auto dei due ragazzi, le tute di contenimento, il look della navicella e alcune suggestive inquadrature notturne.

E poi un Dylan Dog come spesso accade un po' preso nel mezzo ma che comunque riuscirà a dare una svolta con la sua presenza alla strana vicenda. Una serie che dopo dieci mesi di vita continuava ad abbattere confini.


martedì 30 dicembre 2014

IL RITORNO DEL MOSTRO

(di Tiziano Sclavi e Luigi Piccatto)

Con l'ottavo numero della serie dedicata all'indagatore dell'incubo torna l'orrore tout-court, quello più vicino a noi, quello delle cronache, quello scatenato dalla pura e semplice follia, l'inspiegabile raptus omicida qui associato a ritardo e deformità. Sclavi ci presenta queste tematiche in un episodio che più di tutti quelli precedenti si legge d'un fiato, come se si stesse assistendo a uno di quei thriller cinematografici ben riusciti nei quali gli elementi risolutivi arrivano solo sul finale.

Nemmeno in questo numero manca il lato inspiegabile della vicenda che assume i contorni della creatura all'apparenza indistruttibile, situazione forse meno affascinante di altre ma che connota la narrazione per quasi l'interezza dell'episodio. La creatura nella fattispecie è un garzone di stalla, Damien, ma andiamo con ordine...

Nel maggio del 1971 in Galles ha luogo quella che verrà in seguito conosciuta come la strage di Steele House. La giovane Leonora, rampolla della ricca famiglia Steele e ragazza non vedente, si sveglia una mattina ritrovandosi completamente sola nella grande casa di famiglia, fatto questo molto insolito data la sua condizione e vista l'assenza finanche dei domestici solitamente in servizio presso la famiglia. Non ci vorrà molto alla ragazza per imbattersi casualmente nei cadaveri della madre, del padre, del maggiordomo, della cuoca, del cameriere e dello stalliere. L'unico a mancare all'appello è il ragazzo ritardato Damien, aiutante dello stalliere sul quale inevitabilmente cadrà la colpa dell'atroce delitto multiplo.

Sedici anni più tardi la stessa Leonora è diventata una donna dura e decisa terrorizzata però dalla recente fuga di Damien dalla casa di cura dove era stato internato all'epoca della strage. Come testimoniato anche dal Dottor Pierce, Damien sembra essere diventato una creatura capace di resistere a qualsiasi cosa e privo di ogni senso del dolore. Per proteggersi da quello che non sembra più essere un uomo la bella Leonora ricorrerà ai servigi di Dylan Dog.

Sclavi scrive un episodio più convenzionale rimescolando un po' le carte sul finale come si conviene a una produzione orrorifica, le matite di Piccatto delineano in alcune tavole uno degli indagatori dell'incubo finora più essenziali e meglio riusciti. Purtroppo la qualità del tratto e in alcuni casi anche lo stile non rimangono costanti per tutta la durata dell'albo inanellando diverse tavole meno riuscito o curate. Il ritorno del mostro risulta meno intrigante di altre avventure dylaniate ma rimane comunque una buonissima lettura.


martedì 18 novembre 2014

LA ZONA DEL CREPUSCOLO

(di Tiziano Sclavi e Montanari & Grassani)

A volte, quasi sempre a dirla tutta, dopo la vita ci aspetta la morte, l'ignoto, il mistero. Per qualcuno, per pochi eletti, dopo la vita c'è la zona del crepuscolo. Non pensate a questa come a qualcosa di simile al limbo della tradizione cristiana, non lo è affatto. Come hanno potuto scoprire Dylan Dog o ancor prima lo scrittore Edgar Allan Poe (che ne parla nel suo La verità sul caso di Mr. Valdemar) la zona del crepuscolo è una realtà molto più concreta e terrena, una realtà che prende corpo nel piccolo paesino di Inverary, incantevole borgo scozzese adagiato sulle sponde del Loch Fyne. E dire che nel lontano 1997 il paesino fu una delle tappe di quello che rimane uno dei più bei viaggi della mia vita, probabilmente all'epoca ero ancora molto lontano dallo scoccare della mia ultima ora e lo scorrere della vita ad Inverary mi sembrò uguale in tutto e per tutto a quello che solitamente caratterizza i piccoli borghi simili a quello. Probabilmente anche dieci anni prima, nell'Aprile del 1987, il borgo doveva sembrare all'occhio di uno straniero un posto sereno e rilassante, in armonia con la natura e con il mondo. E' proprio allora che il nostro indagatore dell'incubo si reca sul posto in seguito a una chiamata allarmante e delirante della giovane Mabel Carpenter. Dylan è convinto che la giovane non gli abbia raccontato la verità durante la sua telefonata (farfugliava qualcosa riguardo ai marziani) ma l'inquietudine della ragazza sembra maledettamente reale, il sesto senso di Dylan lo spinge così a recarsi a Inverary e a portare avanti un'indagine durante la quale il primo contatto umano lo avrà con un traghettatore di nome Charon che gestisce i trasporti sul lago a bordo di una sorta di vecchio veliero fantasma.

Torna il tema della morte e del dopo-morte e inevitabilmente ricompare, anche se solo evocato, lo spettro di Xabaras insieme ai vecchi ricordi che Dylan ha di suo padre che dello stesso Xabaras fu letale avversario. In questo numero sono diversi i temi toccati dalla sceneggiatura di Sclavi a partire da quello della piccola comunità chiusa, scenario sempre avvincente quando si trattano mistero e orrore. Altro tema importante è il trapasso, evento al quale risulta quasi impossibile arrivare ben preparati, di rimando potremmo riflettere su temi attuali come quello della scelta volontaria tra la vita e la morte, tra una vita che vita non è più e tra una morte definitiva e drastica. Si capisce come il fumetto popolare possa affrontare all'interno di un'ottima narrazione come è questa argomenti di massima importanza. Come già era successo per l'episodio Le notti della Luna piena le matite sono affidate al duo Montanari & Grassani dei quali continuo a trovare il lavoro un po' rigido e legnoso ma parecchio evocativo nella resa delle atmosfere notturne e nebbiose che fanno da cornice alla vicenda. E' grazie a episodi come questo che il mito di Dylan Dog ha continuato a sedimentare nell'affetto dei lettori e ha continuato a crescere fino ad oggi, seppure un po' sfiorito con l'andare degli anni l'indagatore dell'incubo non è ancora domo e sta tentando proprio in questi mesi di ritrovare una nuova giovinezza, campo nel quale non dovrebbe avere grosse difficoltà a districarsi.


lunedì 25 agosto 2014

LA BELLEZZA DEL DEMONIO

(di Tiziano Sclavi e Gustavo Trigo)

Ah, il vecchio patto con il diavolo, una firmetta e si ottiene tutto quel che si vuole. Certo c'è da pagare un piccolo prezzo, ma di quello si parlerà più avanti. Prima o poi, con un diavolo o con un altro, anche al buon indagatore dell'incubo doveva capitare d'averci a che fare; così come, in una maniera o nell'altra, ebbe a che farci il vecchio Larry Varedo nel lontano 1945. La guerra aveva cambiato molte cose e anche una rispettabile professione come quella del killer a pagamento aveva ormai perso lustro e significato, l'omicidio era divenuto un affare di massa in mano a qualsiasi tipo di cialtrone. Ma Larry Varedo era un uomo d'altri tempi, il tipo che potrebbe ricordare un Philip Marlowe dall'altra parte della barricata, un uomo cresciuto e vestito alla scuola dei duri, un esule dell'hard boiled per modi e parlata, un sopravvissuto vicino alla fine. Cosa resta da fare a un uomo ormai sorpassato dal tempo se non un patto col diavolo? Ma invece che un diavolo, a togliere le castagne dal fuoco al nostro Larry si presenta nulla più che un povero diavolo, un ometto portatore degli elementi mancanti al perfetto hard boiled: soldi, ingaggio e l'irresistibile femme fatale. Con questi presupposti potrà mai una storia avere un lieto fine?

E il nostro eroe dalla camicia rossa? Ce lo siamo dimenticati forse? No di certo, noi avidi lettori non l'abbiamo dimenticato, proprio come Varedo non ha dimenticato quello strano ometto e come non ha dimenticato la mozzafiato Mala. Trentadue anni dopo l'incontro tra il killer e il povero diavolo starà a Dylan Dog entrare in gioco per sbrogliare il bandolo di un'intricata matassa.


Ancora una volta Tiziano Sclavi riesce a imbastire una trama ricca di spunti, giocata su più piani temporali nella quale anche il suo protagonista principale si aggira spaesato. Oltre a regalarci un accenno ai primi passi della carriera dell'Ispettore Bloch, Sclavi ci offre un'interpretazioni affascinante quanto angosciante dell'inferno e del diavolo, o almeno di uno di essi. Angosciante perché... e se l'inferno non fosse poi così dissimile dalla routine più noiosa delle nostre vite? L'intesa tra lo scrittore e il lavoro del disegnatore Gustavo Trigo si concretizza in un risultato meglio riuscito rispetto a quello che la stessa coppia d'autori aveva ottenuto con il secondo numero della serie, Jack lo squartatore. Le sequenze più visionarie ben si amalgamano a quelle realistiche così come quelle ambientate nel passato a quelle moderne. Nel frattempo il culto dell'indagatore dell'incubo iniziava a crescere...


sabato 2 agosto 2014

GLI UCCISORI

(di Tiziano Sclavi e Luca Dell'Uomo)

E' ancora una volta un'ottima uscita quella imbastita da Tiziano Sclavi e Luca Dell'Uomo per l'indagatore dell'incubo nel lontano febbraio 1987, una storia che mescola antico e moderno, produzione industriale e arcane ricerche, un letale miscuglio che non potrà che sfociare ancora una volta nel delitto e nell'orrore.

E' con molto piacere che ho riletto questa quinta uscita dedicata a Dylan Dog, segno che la storia è buona e ha superato il trascorrere del tempo senza perdere fascino ed efficacia e stiamo parlando di un albo uscito la bellezza di ventisette anni fa. Le matite di Dell'Uomo, in contrasto a quelle cariche d'inquietudine di Roi nel numero precedente, tratteggiano atmosfere quasi rasserenanti grazie a un tratto pulito, ben marcato e deciso, che sfociano nella tensione solo nelle sequenze dove la storia lo richiede. Esemplare una delle scene iniziali dove sembra di assistere a una pubblicità americana proveniente dagli anni '60 che mette in mostra la felice famigliola di estrazione wasp, famigliola che, va da sè, di li a poco verrà sterminata senza pietà.

Fatti insensati come questo accadono a ripetizione nelle strade di Londra, sarà il caldo estivo? L'ipotesi viene presto scartata e si fa largo quella del complotto apocalittico su larga scala sul quale Dylan indagherà in compagnia dei soliti Bloch e Groucho e con l'aiuto di un altro di quei personaggi azzeccati che si fatica a dimenticare: il Professor H. G. Wells, un tipo eccentrico anzichenò.


Nonostante alcune premesse piuttosto bislacche, nulla però di cui la letteratura fantastica non sia piena, la storia gira davvero bene, Sclavi riesce a tenerla viva dalla prima all'ultima pagina nel quale ci rivela un lato spietato del nostro eroe capace di mettere al primo posto la giustizia a discapito, nonostante il suo passato con Scotland Yard, della legge.

Ottima l'interpretazione della sceneggiatura da parte di un Dell'Uomo sempre efficace, bravo sia nella raffigurazione di scene adrenaliniche sia nelle espressioni dei volti e ottimo nella descrizione visiva del paesaggio londinese, un'alchimia, è proprio il caso di dirlo, tra penna e matita che consegna questo quinto albo alla catasta di storie con protagonista l'indagatore dell'incubo davvero ben riuscite.


lunedì 23 giugno 2014

IL FANTASMA DI ANNA NEVER

(di Tiziano Sclavi e Corrado Roi)

Al quarto appuntamento mensile il nostro Dylan aveva visto già di tutto, dagli zombi al maligno, dall'assassino seriale ai lupi mannari, non potevano quindi mancare all'appello le figure fantasmatiche solo accennate nel secondo numero della collana. Sembra andare a colmare la lacuna, se così vogliamo chiamarla, la sceneggiatura di Tiziano Sclavi che in questo numero si avvale in fase di disegno della mano magica di Corrado Roi.

L'attore Guy Rogers ha una strana visione, il fantasma di una bellissima ragazza bionda che attraversa i muri di casa sua, un moderno appartamento londinese. Guy è un forte bevitore che sta tentando di smettere, ma quella sera non ha toccato né bicchiere né bottiglia, non di meno la ragazza fantasma torna a comparire solo per essere fatta a pezzi sotto gli occhi dell'attore che, ormai terrorizzato, in un momento di grande confusione riesce a chiedere aiuto al suo amico Dylan Dog. Ma allo strano evento non sembra esserci spiegazione plausibile, l'indagatore dell'incubo, giunto sul posto, troverà tutto in ordine e lo strano caso verrà archiviato come una sorta di incubo o allucinazione. Questo fino a che, durante le riprese di un film horror, Guy non incontrerà la goffa attrice Anna Never, identica in tutto e per tutto al fantasma che fece visita all'attore solo qualche giorno prima.

Sono almeno tre i punti di forza dell'albo in questione. Primo fra tutti l'alternarsi di realtà e irrealtà, il passaggio continuo tra quotidiano, suggestione, finzione e sogno che crea il giusto mix per una storia più che gustosa. Poi il personaggio di Anna Never, un'attrice bellissima ma allo stesso tempo talmente goffa da essere capace di creare disastri a ruota continua, chi potrebbe resisterle? Attrice, tra l'altro, mediamente cagna, prontamente apostrofata da Groucho con un bel "cara collega, anche voi siete qui per distruggere gli studios?". Infine il tratto di Roi capace di unire in maniera pregevole realismo e situazioni surreali per il più bel Dylan visto fino a questo momento.

Nel corso della storia non mancheranno quei cambiamenti di prospettiva che rendono storie solo all'apparenza scontate ben delineate e congeniate. Con Il fantasma di Anna Never la serie trova ancora una volta un bell'episodio e allo stesso tempo uno di quei personaggi capaci di ritagliarsi in piccolo posto nella storia della stessa.


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