(di Tiziano Sclavi e Luigi Piccatto)
Con l'ottavo numero della serie dedicata all'indagatore dell'incubo torna l'orrore tout-court, quello più vicino a noi, quello delle cronache, quello scatenato dalla pura e semplice follia, l'inspiegabile raptus omicida qui associato a ritardo e deformità. Sclavi ci presenta queste tematiche in un episodio che più di tutti quelli precedenti si legge d'un fiato, come se si stesse assistendo a uno di quei thriller cinematografici ben riusciti nei quali gli elementi risolutivi arrivano solo sul finale.
Nemmeno in questo numero manca il lato inspiegabile della vicenda che assume i contorni della creatura all'apparenza indistruttibile, situazione forse meno affascinante di altre ma che connota la narrazione per quasi l'interezza dell'episodio. La creatura nella fattispecie è un garzone di stalla, Damien, ma andiamo con ordine...
Nel maggio del 1971 in Galles ha luogo quella che verrà in seguito conosciuta come la strage di Steele House. La giovane Leonora, rampolla della ricca famiglia Steele e ragazza non vedente, si sveglia una mattina ritrovandosi completamente sola nella grande casa di famiglia, fatto questo molto insolito data la sua condizione e vista l'assenza finanche dei domestici solitamente in servizio presso la famiglia. Non ci vorrà molto alla ragazza per imbattersi casualmente nei cadaveri della madre, del padre, del maggiordomo, della cuoca, del cameriere e dello stalliere. L'unico a mancare all'appello è il ragazzo ritardato Damien, aiutante dello stalliere sul quale inevitabilmente cadrà la colpa dell'atroce delitto multiplo.
Sedici anni più tardi la stessa Leonora è diventata una donna dura e decisa terrorizzata però dalla recente fuga di Damien dalla casa di cura dove era stato internato all'epoca della strage. Come testimoniato anche dal Dottor Pierce, Damien sembra essere diventato una creatura capace di resistere a qualsiasi cosa e privo di ogni senso del dolore. Per proteggersi da quello che non sembra più essere un uomo la bella Leonora ricorrerà ai servigi di Dylan Dog.
Sclavi scrive un episodio più convenzionale rimescolando un po' le carte sul finale come si conviene a una produzione orrorifica, le matite di Piccatto delineano in alcune tavole uno degli indagatori dell'incubo finora più essenziali e meglio riusciti. Purtroppo la qualità del tratto e in alcuni casi anche lo stile non rimangono costanti per tutta la durata dell'albo inanellando diverse tavole meno riuscito o curate. Il ritorno del mostro risulta meno intrigante di altre avventure dylaniate ma rimane comunque una buonissima lettura.
Non lo ricordo molto bene, eppure i primi episodi li ho letti tutti...
RispondiEliminaDevo rileggerlo! :)
Moz-
Se ce l'hai sottomano è una lettura molto piacevole... morti a parte s'intende :)
EliminaQuanto ho amato Dylan Dog! Divoravo ogni fumetto. Questo lo ricordo bene.
RispondiEliminaSe spulci nel blog potrai trovare i commenti anche ai primi sette albi. L'intenzione poi è quella di continuare ancora per un po'...
EliminaProprio oggi ho ritrovato questo numero nel mio garage!
RispondiEliminaQuasi quasi me lo rileggo.
Vista la coincidenza mi sembra cosa dovuta :)
EliminaBuon 2015 a te e ai tuoi cari :)