mercoledì 27 dicembre 2023

FIRMA AWARDS 2023 - FILM

Eccoci arrivati a quella che è da diversi anni la sezione più corposa dei Firma Awards, ovvero la compilazione della classifica, ampliata a trenta posizioni, dei FILM migliori visti da queste parti durante il 2023, tenendo ben presente che a concorrere saranno solo i film che vantano un anno di uscita compreso nell'ultimo ventennio, i film più vecchi li potete trovare nella sezione Film classici. Quello che qui mi preme argomentare un minimo prima di passare alla classifica vera e propria è la questione voti. Come sa chi segue da qualche tempo questo blog, i miei pezzi escono anche sulla webzine Loudd - Songs & Stories sulle pagine virtuali della quale questi vengono pubblicati con tanto di voto da 1 a 10. Ecco, io continuo a pensare di non essere molto bravo a dare i voti, figuriamoci poi quelli dati a caldo. La classifica che troverete qui sotto non rispecchierà quindi i voti dati su Loudd. Col tempo mi sono accorto di essere stato troppo generoso (in generale e a volte anche nello specifico), di aver relativizzato i voti in base a generi, aspettative e altri fattori, tutto sempre in buona fede, è però per me palese, oggi, che alcuni dei film da me etichettati da un dato voto abbiano assunto (sempre a mio avviso ovviamente) un valore maggiore di film ai quali avevo magari assegnato un voto più alto, per mille motivi che non starò qui a sottolineare. Quella che troverete qui sotto è quindi una classifica rivista e corretta utile da prendere come spunto per affrontare nuove visioni magari mai approcciate finora o semplicemente per confrontare gusti e scale di valori, nulla di assoluto ma un ottimo modo per passare ora un po' di tempo insieme baloccandoci con la nostra passione per poi magari dedicarci a qualche visione domestica degna di nota. Classifica peraltro molto complessa da stilare anche perché, a differenza degli anni passati, non avevo un vincitore chiaro da mettere al primo posto, lo studio delle posizioni è stato molto sofferto e combattuto, più di altre volte, in alcuni casi si è premiata la forma più che tutto il resto, ad ogni modo sono uscite queste trenta posizioni, godiamocele. Con questo è tutto, vi auguro ancora buone feste (quelle che rimangono) e buon divertimento!


Trentesimo classificato:
La parte degli angeli di Ken Loach (2012)
L'ultima parte dell'anno è stata caratterizzata (da queste parti) dal cinema di Ken Loach, lo troverete anche nella categoria Film classici con altri titoli, La parte degli angeli è qui rappresentanza di un impegno e una coerenza encomiabile da parte del regista inglese, ma avrebbero potuto esserci ugualmente Il mio amico Eric, Il Vento che accarezza l'erba, Sweet sixteen...



Ventinovesimo classificato:
The humans di Stephen Karam (2021)
Dramma teatrale vincitore di un Tony Award (forse più prestigioso dei Firma Awards) portato dallo stesso Karam su schermo, piece in interno che coglie le paure di un Paese osservando le vicende di una singola famiglia, l'appartamento come un mondo venato d'inquietudine.




Ventottesimo classificato:
The color wheel di Alex Ross Perry (2011)
Rinfrancante e rinfrescante tuffo nel cinema indipendente americano, film povero con stile, un bel bianco e nero per un film che poggia sui dialoghi brillanti tra due protagonisti, fratello e sorella, non sempre amabili ma molto divertenti. Un ottimo ritorno all'underground.




Ventisettesimo classificato:
The wolfpack di Crystal Moselle (2015)
La storia dei sette fratelli Angulo, sei maschi e una femminuccia, la piccola Visnu, con una passione per il cinema che per loro diventa specchio sul mondo, una sfogo alla loro vita da reclusi imposta dal capofamiglia, un documento rispettoso e pieno di tenerezza nei confronti di questi giovani finalmente pronti ad aprirsi al mondo.




Ventiseiesimo classificato:
Taxi Teheran di Jafar Panahi (2015)
Assumendosi il rischio di venire nuovamente incarcerato Jafar Panahi continua a raccontare clandestinamente le difficoltà della gente comune nel suo Iran afflitto da un governo oscurantista, grande cinema di impegno civile.




Venticinquesimo classificato:
Poetry di Lee Chang-dong (2010)
Presente anche nella categoria Film classici con altre due opere Lee Chang-dong è stato da queste parti uno degli autori dell'anno, qui con un racconto più delicato di altri seppur nato da tematiche forti e di grande attualità. La poesia come cura ai mali del mondo.




Ventiquattresimo classificato:
La storia della principessa splendente di Isao Takahata (2013)
Il compianto Isao Takahata, l'altro maestro dello Studio Ghibli, ci lascia con questa sua ultima opera che riprende il tratto all'apparenza semplice e sperimentale già adottato nella realizzazione de I miei vicini Yamada, lascito delicato a imperitura memoria della sua opera.




Ventitreesimo classificato:
The call di Lee Chung-hyun (2020)
Ottimo thriller sovrannaturale con una grande capacità di inquietare e un'ottima Jeon Jong-seo già apprezzata in Burning - L'amore brucia di Lee Chang-dong. Struttura non sempre originalissima ma costruzione e meccaniche perfette per un intrattenimento di qualità.




Ventiduesimo classificato:
Thelma di Joachim Trier (2017)
Ottima regia di Joachim Trier per una storia sovrannaturale inquieta e molto elegante sotto il punto di vista formale, l'educazione rigida e religiosa di una giovane ragazza in contrasto con le libertà del mondo occidentale tra i temi alla base del racconto, bellissima sorpresa dall'Europa del nord.




Ventunesimo classificato:
Il tocco del peccato di Jia Zhang-ke (2013)
L'ingiustizia sociale nella Cina moderna genera incontrollati scoppi di violenza, il regista Jia Zhang-ke, da sempre cantore del cambiamento della Cina, adotta qui uno sguardo laterale rispetto a quanto fatto nelle sue opere più note (Still life, Al di là delle montagne, I figli del fiume giallo), autore fondamentale che riserva sempre ottimi momenti.




Ventesimo classificato:
Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade (2016)
Un rapporto difficile tra padre e figlia per una commedia grottesca imbevuta di tristezza e solitudine con un protagonista difficile da dimenticare. La Ade osa in alcune scene e confeziona una commedia fuori dagli schemi che non si dimenticherà facilmente.




Diciannovesimo classificato:
Little sister di Hirokazu Kore'eda (2015)
Un altro degli autori dell'anno è di certo Hirokazu Kore'eda, con Little sister il regista giapponese adatta il manga Our little sister di Akimi Yoshida confezionando una storia lieve e toccante sul rapporto tra quattro sorelle, una delle quali cresciuta in una famiglia diversa e in seguito ritrovata. Narrazione del quotidiano da un maestro del genere.




Diciottesimo classificato:
Mixed by Erry di Sydney Sibilia (2023)
Commedia divertentissima di Sibilia che ci porta nella Napoli degli anni 80 per raccontarci la storia dei fratelli Frattasio e la nascita della pirateria musicale che dal capoluogo partenopeo divenne fenomeno nazionale. Si ride di gusto, ottime scelte di cast.




Diciassettesimo classificato:
Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch (2013)
Classico esempio di film che cresce col tempo, Jamursch confeziona un'opera dall'atmosfera deprimente e funerea dedicata alla figura del vampiro in contrapposizione al più cazzaro I morti non muoiono che vede al centro del racconto la figura dello zombi. Film da introiettare.




Sedicesimo classificato:
Father and son di Hirokazu Kore'eda (2013)
Disamina sui legami familiari e in particolare sui rapporti padre/figlio: conta più il sangue o il rapporto che un genitore riesce a creare con la propria discendenza? Tema doloroso gestito con la grazia che è propria del regista giapponese, ottimo anche nella direzione degli attori.




Quindicesimo classificato:
Non essere cattivo di Claudio Caligari (2015)
La "gioventù bruciata" della periferia romana, delle borgate pasoliniane aggiornate all'oggi da un regista forse troppo sottovalutato. Un'accoppiata di disperati che prende corpo da due giovani di talento, Borghi e Marinelli, promesse mantenute del nostro cinema.




Quattordicesimo classificato:
Summer survivors di Maria Kavtaradzé (2018)
Bellissimo approccio al tema della malattia mentale da parte della regista lituana Maria Kavtaeadzé che senza mai abbandonare il tema riesce a creare un road movie di crescita personale capace di far riflettere ma anche di divertire con un focus su personaggi realmente ben scritti. Sorpresa dell'anno.




Tredicesimo classificato:
Guardiani della galassia vol. 3 di James Gunn (2023)
Il terzo episodio dedicato alle avventure dei Guardiani ha il sapore del canto del cigno per quella che è di sicuro una delle saghe migliori realizzate nell'ambito dei cinecomics; Gunn parte per altri lidi e lascia un ricordo indelebile su come si può lavorare bene nel genere con personaggi di secondo piano dall'assortimento improbabile. Un faro in un presente un poco buio e inflazionato.




Dodicesimo classificato:
Prayers for the stolen di Tatiana Huezo (2021)
Film di grande potenza con il quale la regista messicana Tatiana Huezo racconta i pericoli di una vita condotta in zone in mano al narcotraffico, un'esistenza che per le giovani ragazze diventa una lotta per la sopravvivenza giorno dopo giorno, bambine costrette a diventare forti prematuramente alle quali mai però manca l'amore per la vita. Imperdibile.




Undicesimo classificato:
Diamanti grezzi di Josh e Benny Safdie (2019)
I Safdie imprimono a un film in bilico tra classicismo e modernità un ritmo indiavolato indovinando un personaggio tragico, incapace di non perdere, portato su schermo da un grande Adam Sandler, un ricordo prezioso di un cinema in via di estinzione(?).




Decimo classificato:
Happy hour di Ryusuke Hamaguchi (2015)
Un film che è un'esperienza, un piccolo viaggio alla scoperta di un'amicizia tra quattro donne che si dipana tra eventi quotidiani e piccoli scossoni alle vite delle protagoniste, vite in cui Hamaguchi ci accompagna per cinque ore e che hanno il sapore della vicinanza e del reale. Un altro cinema.




Nono classificato:
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (2021)
Film intriso di una certa nostalgia, per un'epoca, per la bellezza della gioventù qui rappresentata da due protagonisti magari non proprio belli ma di una vitalità che li rende tali, racconto tenero di Paul Thomas Anderson che ci aveva abituati ad altro e che qui stupisce.




Ottavo classificato:
Suburra di Stefano Sollima (2015)
Bellissima costruzione per un'epica criminale nostrana che nulla ha da invidiare a prodotti blasonati d'oltreoceano, Sollima è un gran figlio d'arte capace di far girare al meglio attori, personaggi e storie, una Roma criminale specchio dei tempi.




Settimo classificato:
Hunger di Steve McQueen (2009)
Esordio al fulmicotone per il videoartista McQueen che torna ai troubles irlandesi per una spietata disamina sugli anni bui del conflitto tra I.R.A. ed esercito inglese. Un Fassbender impressionante.




Sesto classificato:
A single man di Tom Ford (2009)
L'eleganza di Tom Ford non ha eguali, cosa anche scontata se teniamo conto del background del regista, ma la messa in scena di Ford è qualcosa di davvero eccezionale, purtroppo non nascendo regista e occupandosi di altro Ford gira poco, se lo scotto però è il perdurare di questa qualità ben venga. Forma e contenuto a braccetto.




Quinto classificato:
Ritorno a Seoul di Davy Chou (2022)
Il regista franco-cambogiano Davy Chou porta sullo schermo la vita (le vite?) di una ragazza franco-coreana cresciuta in Francia ma nata da genitori biologici sudcoreani, film difficile da inquadrare, uno scarto rispetto a ciò che abbiamo già visto, e potrebbe già bastare così, esperienza di visione da affrontare senza ripensamenti.




Quarto classificato:
Spider-Man: Across the Spider-verse di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson (2023)
Meraviglia di tecnica che bissa l'ottimo esito del già stupefacente primo capitolo, una nuova frontiera dell'animazione, una delle cose più originali vista sul grande schermo negli ultimi anni; funziona anche la storia capace di parlare un linguaggio giovane e portare sul serio lo spirito Marvel nel nuovo millennio. Un vero spettacolo.




Terzo classificato:
Un affare di famiglia di Hirokazu Kore'eda (2018)
Hirokazu Kore'eda riflette ancora sull'istituzione familiare andando ben oltre il concetto di "famiglia allargata", un modello ardito soprattutto se visto all'interno di una società tradizionalista come quella giapponese.




Secondo classificato:
Niente da nascondere di Michael Haneke (2005)
Capolavoro di Haneke che riflette sulle immagini e sulla fiducia che ad esse possiamo tributare, una sequenza iniziale magnifica e studiatissima introduce lo spettatore in un film sempre ambiguo: nascondere, rivelare, non ci sono più certezze...




Primo classificato:
Drive di Nicholas Winding Refn (2011)
Capolavoro di estetica urbana, grande regia di Refn, costruzione della violenza e di un personaggio senza nome difficile da dimenticare e che fa epoca (il driver) compensano una costruzione in parte (ma solo in parte) convenzionale per un film che diventa una vera esperienza visiva: gagliardo, cool, ruffiano il giusto e perfettamente riuscito. 

2 commenti:

  1. Nonostante alcuni titoli sconosciuti, alla fine ne ho già visti più della metà, e comunque alcuni dei restanti farei meglio ad aggiungere alla lista ;)

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