domenica 10 settembre 2023

HUNGER

(di Steve McQueen, 2009)

Dalla fine degli anni 60 del secolo scorso e fino ad almeno la metà dei 90 (con diversi strascichi e code) la storia dell'Irlanda del Nord fu funestata da violenze e attentati che scossero gli equilibri tra la provincia dell'Ulster e il Governo Britannico, quelli tra cittadini cattolici e protestanti, quelli tra indipendentisti e lealisti in una scia di sangue e morte che nessuno, da ambo le parti della barricata, riuscì a gestire, andando a creare una situazione che anno dopo anno non faceva altro che incattivire ed esacerbare gli animi. Furono molte le mosse del Governo Britannico che invece di portare acqua al proprio mulino contribuirono ad allargare le fila dell'Irish Republican Army, l'IRA, aumentando i consensi che "l'esercito" irregolare dei repubblicani continuava a raccogliere tra una popolazione discriminata e spesso vessata dai protestanti unionisti. Negli anni 70 ai detenuti macchiatisi di atti di terrorismo venne revocato il diritto di essere considerati prigionieri politici; i membri catturati dell'IRA vennero internati in carceri speciali come quello di Long Kesh nei quali non di rado questi venivano sottoposti a pestaggi e a torture operate senza nessun accenno di umanità da parte del personale carcerario. In seguito a queste dinamiche una serie di proteste prese forma all'interno del carcere di Long Kesh, queste portarono diversi esponenti del Provisional IRA a perire per fame, situazione che smosse coscienze di politici e religiosi ma non quella della Thatcher, all'epoca primo ministro, la quale continuò con la sua linea dura priva di qualsiasi scampolo d'umanità. È in questo contesto che si muove l'esordio nel lungo del videoartista Steve McQueen, britannico, nato a Londra, ufficiale, commendatore e cavaliere dell'Impero britannico (onorificenze ottenute per meriti artistici); il regista per questo Hunger viene premiato a Cannes per la migliore opera prima con la Camera d'Or, ci troviamo di fronte in effetti a un esordio realmente inattaccabile.

Nel carcere di Long Kesh viene internato il membro dell'IRA Davey Gillen (Brian Milligan); il ragazzo si rifiuta di indossare la divisa da detenuto, viene rinchiuso nudo, fornito di una sola coperta, in una cella che il suo compagno Gerry Campbell (Liam McMohan) ha completamente imbrattato con le sue feci. Nel carcere sono in atto diverse proteste in risposta ai pestaggi subiti dai secondini e alla privazione dello status di prigionieri politici, i detenuti portano avanti il rifiuto della divisa, la protesta dello sporco e più avanti arriveranno agli scioperi della fame i quali mieteranno numerose vittime. Mentre all'interno del carcere proseguono i pestaggi e ai detenuti viene negato ogni basilare diritto, all'esterno i membri dell'IRA mettono in atto una campagna di omicidi rivolta contro le guardie penitenziarie. In questo contesto emerge nel film la figura di Bobby Sands (Michael Fassbender), sarà lui a dare il via alla protesta più dura, a quello sciopero della fame che gli strazierà le carni, che aggiungerà al dolore di una situazione tesissima quello dei suoi genitori, quello del suo confessore, padre Moran (Liam Cunningham) e quello di tutti i ragazzi che lo seguiranno nell'ultima battaglia in difesa della loro libertà.

Hunger racconta la storia vera di Bobby Sands, membro dell'IRA che divenne un simbolo contro l'oppressione tanto da venire eletto come membro del Parlamento Britannico mentre scontava la sua pena in carcere. Al sacrificio di Sands seguirono numerose manifestazioni di condanna all'operato del Governo Britannico e all'intransigenza della Thatcher. Il regista con una sequenza iniziale esplicativa ci introduce da subito nel clima di violenza e tensione tramite le ripetute inquadrature sulle nocche escoriate e insanguinate del secondino interpretato da Stuart Graham, attraverso i controlli che lo stesso compie prima di accendere la sua auto per controllare che non vi siano state piazzate bombe. Il ritratto di quella realtà da parte di McQueen è scarno, essenziale, dritto a colpire senza troppi giri di parole spettatore e nocciolo della questione, una narrazione che esplode in quella splendida ventina di minuti di confronto dialettico tra Bobby e padre Moran, un pianosequenza asciutto come ben presto diverrà il corpo di Bobby (e di Fassbender che per questa interpretazione perse circa 20 chili di peso). McQueen ha la grande capacità di trovare soluzioni efficaci senza mai dover calcare la mano su nulla: essenziale, pulito, terribile. La forza del sacrificio per una causa che si ritiene giusta, una forza che oggi forse si è un po' spenta, un mondo cattivo che invece non sembra mai poter trovare la sua pace, di tutto questo Hunger rimane una testimonianza decisa. Da vedere.

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