(di Ken Loach, 2000)
Ken Loach è un regista schierato, lo sanno tutti, è un narratore vicino alle classi sociali svantaggiate, un uomo che ha a cuore il destino degli ultimi, le sorti degli esclusi e che cerca di esplorare per quanto possibile le storture dei sistemi, per lo più di quelli legati al mondo del lavoro, sistemi che non permettono a tutta una parte di cittadinanza di condurre una vita dignitosa, un'esistenza dove le preoccupazioni dovute alla mancanza di lavoro o alle sue condizioni terribili non si mangino ogni aspetto potenzialmente positivo della loro vita. Ken Loach è un regista schierato, è un'affermazione questa che potrebbe esser letta come negativa da chi crede che il cinema, quello di impegno civile almeno, non debba dare giudizi ma illustrare, rimanere super partes, quasi fosse un servizio di cronaca e informazione. Ken Loach è un regista schierato, ed è un regista schierato dalla parte giusta, e proviamo un poco di diffidenza verso chiunque possa pensare che non sia così. In questi giorni una bella iniziativa di Raiplay mette a disposizione gratuitamente una buona parte della filmografia dell'autore inglese, ben quattordici lungometraggi che ne ripercorrono un tratto significativo di carriera, titoli ormai fondamentali del percorso di Loach insieme ad altri meno osannati (come questo) a formare un quadro abbastanza esaustivo del suo sentire e delle sue tematiche; questi i titoli: Terra e libertà (1995), My name is Joe (1998), Bread and roses (2000), Paul, Mick e gli altri (2001), Sweet sixteen (2002), Un bacio appassionato (2004), Il vento che accarezza l'erba (2006), In questo mondo libero (2007), Il mio amico Eric (2009), L'altra verità (2010), La parte degli angeli (2012), Jimmy's hole - Una storia d'amore e libertà (2014), Io, Daniel Blake (2016) e Sorry we missed you (2019), un bello scrigno dentro cui rovistare. Iniziamo da Bread and roses.Alcuni delinquenti trasportano un carico di immigrati clandestini dal Messico verso gli Stati Uniti, tra questi c'è la giovane Maya (Pilar Padilla), una ragazza sveglia e vivace che solo grazie alla sua astuzia riesce a sfuggire alle intenzioni di abuso che i suoi "accompagnatori" hanno in mente per lei. La ragazza si riunisce così alla sorella Rosa (Elpidia Carrillo) la quale abita a Los Angeles; Rosa è sposata con Bert (Jack McGee), un uomo malato di diabete, la coppia ha anche due figli che Rosa mantiene lavorando per una società di pulizie che ha vinto un appalto in un moderno edificio dove hanno sede diverse importanti società statunitensi. Grazie all'intercessione della sorella anche Maya riuscirà a entrare nella società, alle dipendenze del signor Perez (George Lopez), un individuo gretto che non si fa scrupolo nel mortificare i suoi dipendenti e nel far valere il potere di un'azienda che ha dalla sua un sistema del tutto deregolamentato che permette minacce, soprusi e licenziamenti indiscriminati nei confronti di lavoratori che non possono permettersi per mille motivi di rimanere senza un impiego. Un giorno, sul lavoro, Maya incontra Sam (Adrien Brody), un giovane sindacalista convinto che, già come fatto in altre aziende, l'unione tra lavoratori possa portare a condizioni di vita migliori: un salario adeguato, l'assicurazione sanitaria, le ferie pagate. Ma mettere d'accordo tante teste non sarà facile, ognuno di quei lavoratori convive con le sue paure, con problemi familiari seri, con un passato doloroso con cui dover fare i conti.
Ken Loach sconfina, esce dai suoi territori per una trasferta nordamericana che non produce però uno dei suoi esiti migliori. Forse il regista si sente meno a proprio agio lontano dalla sua Inghilterra, forse la scelta di adottare un registro che corteggia parecchio il lato più leggero e scanzonato della narrazione non è così funzionale al messaggio veicolato, fatto sta che Bread and roses, pur rimanendo un film discreto, non raggiunge le vette toccate altrove dall'opera di Loach, fermo restando almeno una sequenza capace di colpire e commuovere lo spettatore, quella del doloroso confronto sul pre-finale tra le due sorelle. Anche se la forma del film, la confezione e il registro di Bread and roses sembrano non essere ottimali, il contenuto e il messaggio veicolati rimangono sempre e comunque apprezzabili, lo scopo di Loach è sensibilizzare lo spettatore verso alcune realtà problematiche, in questo il regista ha pochi eguali (i Dardenne in Belgio, Brizé in Francia), anche con Bread and roses, magari in maniera più didascalica e meno ficcante che in altre occasioni, le prepotenze e le vessazioni con cui il "sistema lavoro" grava sulle persone e soprattutto sui cittadini stranieri, più ricattabili, sono chiaramente esposte e sottolineate. Loach non risparmia critiche alle istituzioni sindacali, evidenzia i conflitti alla base di una mancata unità tra lavoratori, ne comprende i motivi e ammette chiaramente che nel mondo odierno del capitale probabilmente sarà il capitale a vincere la guerra. Però, a volte, a costo di grandi sacrifici, qualche piccola battaglia si ha ancora la speranza di poterla vincere e per ottenerle queste piccole vittorie è necessario lottare e cercare di cambiare le cose un poco per volta. Magari un film dopo l'altro.
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