mercoledì 13 settembre 2023

DUE PER LA STRADA

(Two for the road di Stanley Donen, 1967)

La commedia degli anni 60 riusciva spesso a essere garbata e divertente toccando temi di interesse universale e, in taluni casi, precorrendo i tempi per quel che riguarda la possibilità di affrontare al cinema argomenti considerati tabù o più semplicemente, come accade qui, più delicati di quanto non siano oggi, ormai ampiamente sdoganati. Stanley Donen con Due per la strada costruisce una commedia romantica dove si mette in dubbio l'istituzione matrimoniale che nell'anno d'uscita del film non era vista ancora come il colabrodo che si dimostra ai giorni nostri per un numero sempre maggiore di coppie, bensì come uno dei pilastri della società civile. In quel periodo Donen era passato alla commedia pura dopo aver siglato alcuni dei musical che hanno fatto la storia del genere e hanno contribuito a rendere grande la Hollywood classica, parliamo di capisaldi quali Un giorno a New York (con Gene Kelly e Frank Sinatra), Sua altezza si sposa (Fred Astaire), Sette spose per sette fratelli (Jane Powell), Cenerentola a Parigi (di nuovo Fred Astaire e Audrey Hepburn), Il giuoco del pigiama (con Doris Day) e soprattutto l'indimenticabile Cantando sotto la pioggia con il trittico d'eccezione formato da Gene Kelly, Donald O'Connor e Debbie Reynolds. Donen è un regista che con la commedia si trova a suo agio, anche dopo essersi lasciato il musical alle spalle i risultati sono stati più che soddisfacenti, resta un mistero quella sua unica (e poco felice) incursione nella fantascienza a fine carriera con Saturno 3, un unicum all'interno di una filmografia di grande coerenza.

Mark Wallace (Albert Finney) è un giovine amante dei viaggi in autostop lungo uno dei quali incontra un gruppo di giovani ragazze facenti parte di una corale in viaggio verso il sud della Francia. Mark posa gli occhi sulla bella Jackie (Jacqueline Bisset) ma un'improvvisa epidemia di varicella bloccherà in albergo per diversi giorni tutte le ragazze a eccezione di Joanna (Audrey Hepburn) con la quale, senza troppo interesse, Mark si trova ad affrontare un pezzo del suo itinerario. Da cosa nasce cosa, il sentimento tra i due giovani diventa presto una relazioni fatta d'amore, risate e tanto divertimento. Dopo quella prima esperienza insieme arriva il matrimonio, poi una serie di altri viaggi, un lavoro prestigioso e impegnativo per Mark alle dipendenze del facoltoso Maurice (Claude Dauphin), l'amicizia con Cathy (Eleanor Bron), una ex di Mark, e con suo marito Howard (William Daniels). Il tempo passa, il rapporto tra Mark e Joanna, ormai sposati da tempo, si raffredda, i due non sono più in sintonia, il matrimonio va in crisi ma forse, sotto la cenere, ancora cova qualcosa, oppure, ancora forse, alla crisi non c'è rimedio e i due cominceranno a guardare verso altri lidi...

Commedia sentimentale elegante (eleganza garantita anche dalla presenza della Hepburn) che Donen imbastisce lavorando molto bene sulla struttura del racconto e sulla messa in scena, giocando con la macchina cinema e con le macchine, intese come automobili. La storia di Mark e Joanna attraversa un arco di diversi anni e ci viene presentata con un alternarsi di flashback e flashforward quasi frastornante; non sempre è semplicissimo capire cosa avviene prima, cosa dopo e quando, la cronologia degli eventi è però in parte chiarita dal look dei protagonisti, dal trucco, dai costumi e dall'alternarsi delle automobili che scandiscono le epoche della vicenda che oltre a muoversi nei territori della commedia sentimentale è anche un road movie dalla geografia ristretta e limitata al sud francese. Molto riuscito l'espediente usato da Donen come raccordo ai vari segmenti della storia, passaggi affidati al transito di automobili diverse che scombinano il lineare flusso temporale del racconto e che saranno coprotagoniste dell'amore tra Joanna e Mark. Due per la strada riflette molto sul passare del tempo, sul  deteriorarsi di un'amore, sull'istituzione del matrimonio sulla quale si gioca spesso: "Che tipo di gente è quella che sta seduta al ristorante senza parlare?" "La gente sposata!". Quest'ultimo aspetto del film di Donen dona al racconto una nota amara e matura che smussa i toni della commedia rosa in favore di riflessioni universali, senza togliere il giusto brio, sempre garbato, proprio della commedia che fu.

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