(Echo Park di Michael Connelly, 2006)
A pensarci bene il 1992 non è poi così lontano, in fondo sono passati poco più di una trentina d'anni da allora, una trentina d'anni lungo i quali il nostro Michael Connelly ha scodellato nelle librerie di mezzo mondo (e anche più) quarantadue romanzi, una serie di racconti e una manciata di libri da lui stesso curati, il tutto annaffiato da un filotto di premi letterari che vanno dal Premio Bancarella all'Edgar Allan Poe Award, dal Premio Nero Wolf fino a una nutrita serie di altri riconoscimenti legati al giallo, al thriller e al mystery in generale. Non si può certo dire che il ragazzo (l'ex ragazzo) di Filadelfia se ne stia a riposare sugli allori, una produzione nutrita la sua che poggia le basi sulle precedenti esperienze che Connelly ha accumulato negli anni come reporter di cronaca nera per giornali della costa est in alcuni centri della Florida, lo Stato in cui Connelly è cresciuto, prima di trasferirsi grazie a una candidatura al Premio Pulitzer alla sezione dedicata alla criminologia del Los Angeles Times. Connelly si trova così nella città degli angeli, uno dei simboli conclamati del noir (Chandler, Ellroy), e qui crea il detective Harry Bosch, ormai una delle presenze più consolidate del genere thriller, a oggi protagonista di 24 romanzi, con comparsate in una decina d'altri libri con protagonisti altri personaggi nati dalla penna di Connelly e titolare di una serie televisiva che conta ormai sette stagioni e un significativo numero di episodi. Il cerchio del lupo è il dodicesimo romanzo in cui compare il detective Hyeronimus Bosch.Il cerchio del lupo si apre con un Harry Bosch rientrato in servizio relativamente da poco tempo, dopo una pausa dal corpo di polizia di Los Angeles il detective viene assegnato ai cold case, vecchi casi archiviati e mai risolti che periodicamente vengono riaperti per vedere se qualche nuovo elemento possa portare alla risoluzione di qualcuno di essi. Bosch è rimasto emotivamente legato a diversi casi che non è riuscito a chiudere, tra questi c'è quello della povera Marie Gesto, una giovane ragazza della quale non fu mai ritrovato nemmeno il corpo, un caso che risale all'epoca in cui Bosch ancora non aveva come partner Kiz Rider, sua attuale compagna di lavoro, ma il collega di vecchia data Jerry Edgar. Harry è ancora in contatto con i genitori della ragazza, di quando in quando, a cadenza abbastanza regolare, Bosch richiede il fascicolo della Gesto, lo studia per l'ennesima volta, prova a risentire qualche vecchio indiziato legato alla vicenda ma sempre senza ottenere risultati. Quando un collega, Freddy Olivas, chiede a Bosch proprio il fascicolo della Gesto, a quest'ultimo si drizzano le orecchie, Bosch vuole sapere a tutti i costi il motivo di questo interesse. Viene fuori che Olivas ha per le mani un condannato a morte che per tramutare la sua pena in ergastolo acconsente a confessare alcuni delitti per i quali in passato non fu mai accusato, uno di questi pare essere proprio quello della povera Marie. L'accordo però sarà reso più complesso dal fatto che le trattative sono in mano a Rick "Ricochet" O'Shea, direttore della sezione Processi Speciali e politicante in corsa per la carica di Procuratore Distrettuale.
Al di là dell'ottima costruzione che Connelly imbastisce in ogni suo singolo romanzo, ciò che funziona nelle avventure di Harry Bosch, che andrebbero lette rigorosamente nel giusto ordine, è proprio la crescita progressiva del personaggio che libro dopo libro, caso dopo caso, evolve e acquista spessore. Le dinamiche all'interno del corpo di polizia, quelle con i colleghi e con i partner più stretti, quelle con i superiori, con i giornalisti più o meno fidati, i rapporti con le vittime e con gli assassini, le relazioni con le donne e le compagne, sono tutti elementi che contribuiscono a creare un protagonista tondo, complesso e delineato in maniera fine e coerente. Inoltre Bosch è dotato di un'umanità spiccata che riesce a non risultare mai forzata e posticcia e che porta il lettore a legare con un uomo sicuramente non perfetto ma credibile (in un contesto di finzione, of course). Connelly è uno di quegli autori di cassetta che sanno come scrivere una storia, ottimi narratori ma privi di grande stile, la lettura quindi ne esce fluida e veloce aiutata da un genere che porta a divorare capitolo dopo capitolo per la curiosità di vedere al più presto gli sviluppi della storia e a quali colpi di scena sta preparando il terreno l'autore. I romanzi di Connelly sono come le scarpe vecchie o le ciabatte soffici, magari meno preziose ed eleganti di altre ma sempre molto comode, oggetti ai quali si torna sempre più che volentieri.
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