giovedì 15 agosto 2024

TRAP

(di M. Night Shyamalan, 2024)

Il regista maestro del "plot twist", che proprio per la sua propensione a giocare con questo meccanismo narrativo è stato criticato a più riprese, esce nelle sale con il suo nuovo film che altro non è se non l'apogeo del "plot twist", ovvero lo svelamento di ciò che dovrebbe essere celato fin dal trailer di questo Trap, un vero e proprio "plot twist" nelle abitudini radicate e nella visione cinematografica di (se non si fosse ancora capito) M. Night Shyamalan, bizzarria che come partenza non è poi affatto male, non credete? E così non abbiamo nulla di terremotante da aspettarci nel finale o nel pre-finale di questo Trap, thriller anomalo tutto da seguire e che non lascia troppo da svelare, un viaggio da godere in compagnia del protagonista principale, un assassino seriale dalla personalità consapevolmente (o forse no?) duale e ben scissa tra adorabile padre di famiglia e marito (ma più padre nella fattispecie) e macellaio truce e sanguinario senza coscienza, motore di una crudeltà che in Trap non prende mai corpo in maniera fisica, non si rilevano infatti presenza né di sangue né di atti violenti per l'intera durata del film. Nonostante si giochi a carte perlopiù scoperte il film, almeno nella parte iniziale, non manca di intrigare e di tener desta l'attenzione e la tensione, sensazione che sarebbe ancor più accentuata se lo spettatore riuscisse ad andare a vedere questo Trap senza essersi mai imbattuto nel trailer del film o in qualche recensione preventiva.

A Filadelfia è giunto finalmente il momento del concerto di Lady Raven (Saleka, figlia di Shyamalan), pop star idolo di folle oceaniche di adolescenti tra le quali c'è anche la giovane Riley (Ariel Donoghue) che impazzisce letteralmente per la cantante. Cooper (Josh Hartnett), l'adorabile (?) papà di Riley, un vigile del fuoco di Filadelfia, è riuscito a procurarsi due biglietti per il concerto; l'eccitazione dei due è alle stelle, per la ragazza ovviamente a causa dell'agognato concerto, per Cooper l'evento è l'occasione di vedere sua figlia realmente felice e per condividere con lei qualcosa a cui la ragazza tiene moltissimo. Una volta preso posto nel palazzetto per assistere al concerto Cooper inizia a notare poco a poco strani movimenti e una mole di presenza delle forze dell'ordine spropositata per un concerto pop (ditelo a Vienna e a Taylor Swift); con un'espediente l'uomo riesce a farsi rivelare da un ragazzo dell'organizzazione il motivo di tutto questo fermento: la polizia è venuta a conoscenza che all'esibizione sarà presente "il macellaio", un serial killer brutale che ha già mietuto dodici vittime; il problema per Cooper sta nel fatto che il macellaio è proprio lui. Cooper inizia così a ragionare su come uscire da una situazione difficilissima e allo stesso tempo come non deludere sua figlia e come proteggerla dall'eventuale precipitarsi degli eventi. Nel frattempo il concerto comincia, la trappola è tesa.

Se in Trap andrete a cercare un thriller calibrato, ben orchestrato e dove tutto si incastra al meglio, beh, allora non lo troverete. In maniera marcata, probabilmente volontaria (impossibile pensare altrimenti), Shyamalan inanella diversi passaggi, almeno due macroscopici, nei quali le cose non tornano, non funzionano. È possibile, quasi certo oserei dire vista l'esperienza del regista (che è un gran regista), che il suo interesse non stia nel creare il meccanismo perfetto (non lo fa) quanto nell'offrire un buon intrattenimento condendo il tutto con temi ed elementi sui quali distribuire l'attenzione dello spettatore durante l'intera visione del film (e magari poi dopo). I punti di interesse sono diversi: intanto il dualismo del protagonista il quale punto di vista siamo chiamati ad abbracciare nel nostro ruolo di spettatori: padre affettuoso che fa di tutto per rendere felice la figlia e pazzo assassino, una separazione completa di due personalità che nelle stesse intenzioni del protagonista non devono mai incontrarsi e le cui due vite, suo malgrado, sono destinate a collidere. Shyamalan concede inoltre molto spazio alla promozione della figlia Saleka che qui recita, canta, scrive i brani presenti nel film e rappresenta un perfetto epigono di quelle che sono oggi le pop star amate dai giovanissimi. Grande lavoro nell'integrare l'evento concerto alla struttura del film con una regia attenta e dinamica che nella prima parte gestisce benissimo tensione e spettacolo facendo accettare di buon grado i molti momenti di esibizione anche a chi solitamente batte lidi musicali molto distanti da quelli qui proposti. Ben gestito il lato dedicato ai metodi di comunicazione odierni dove il mondo social è messo sotto i riflettori sia in negativo (le difficoltà relazionali di Riley) sia in positivo (gli appelli ai fan di Raven), come a dire che il tutto sta sempre nel modo di utilizzo del mezzo (che poi sia sempre così rimane tutto da vedere, mi sembra che non si giochi proprio ad armi pari). A discredito rimane l'ingenuità e la faciloneria di alcuni passaggi dettati da personaggi che assumono comportamenti idioti o fin troppo positivi/boccaloni fidandosi a prescindere di quest'uomo che, oh, è un vigile del fuoco e quindi quasi un eroe per definizione. Sul finale si scivola sul solito trauma infantile, Josh Hartnett, che non ho mai amato particolarmente, alla fine sembra divertirsi e nel contesto in cui è inserito non se la cava nemmeno male. Se non si sta a far troppo le pulci su ogni sviluppo ne può uscire anche una visione piacevole, comunque, al netto dei contenuti, a che pro infilare quelle cadute di senso individuabili anche da un bambino?

9 commenti:

  1. Mah... per me delusione clamorosa. E' vero, la sceneggiatura non è mai stata il pezzo forte di Shyamalan, ma "Old" e "Bussano alla porta" (per limitarsi agli ultimi due) malgrado le incongruenze avevano comunque un loro perchè, a loro modo funzionavano, affrontando anche temi difficili. Questo "Trap" però è indifendibile: la prima parte è anche dignitosa ma dopo si scivola nel ridicolo involontario... la sensazione è che sia stato solo una gigantesca marchetta per la figlia.

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    1. Io nel complesso mi ci sono divertito abbastanza, non è un gran film, ha qualche lato positivo, intrattiene ma, come dici giustamente tu, su alcuni aspetti è indifendibile. Quello che io vorrei capire, e forse mi mancano gli strumenti per farlo, è perché? Nel senso: Shyamalan gira molto bene, conosce la tecnica, sa gestire la tensione, non è affatto uno stupido e ha sicuramente talento. Io non posso credere che non si accorga di quelle situazioni facilone che non sarebbero credibili nemmeno al più ingenuo degli spettatori. Allora perché lasciarle così? Perché non sistemare quei due o tre difetti che avrebbero dato al film un altro volto. Non può essere solo superficialità, cialtroneria, non stiamo parlando dell'ultimo cretino che si cimenta con il cinema. Mi sfugge qualcosa...

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    2. La marchetta per la figlia ci può pure stare, nel contesto non mi ha infastidito e mi pare che la figliuola non se la sia cavata poi male.

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    3. Mi verrebbe da dire... perché non tutte le ciambelle riescono col buco! La sceneggiatura è una parte fondamentale del film, forse la più importante in assoluto, e se zoppica parti già con un handicap. Però in "Old" e "Bussano alla porta" la capacità di Shyamalan di creare tensione e suspense (miste a inquietudine) sopperiva alle lacune dello script. Insomma, malgrado tutto il film "funzionava" e lo spettatore non ci faceva caso. Qui purtroppo non ci è riuscito. Il film oltre che scritto malissimo è anche molto, molto prevedibile.

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    4. Sicuramente è come dici tu, è vero che il montaggio di solito si fa alla fine ma mi sembra incredibile che di fronte a certi buchi evidenti non si tenti di correre ai ripari quando si è ancora in tempo...

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  2. Almeno Night ogni volta che si presenta sul grande schermo ci offre un'esperienza originale, non priva dei suoi "difetti caratteriali" ovviamente. Questo è un "one truck show" in cui bisogna anche accettare le sospensioni dell'incredulità che il regista lascia in sospeso per far continuare il gioco. In sintesi, primo atto di ricostruzione dello scenario alla Hitchcock (vedasi "La finestra sul cortile) e ultimi due alla Demme.

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    1. Come dicevo alla fine a me la visione non è dispiaciuta, certo che almeno un paio di passaggi sono duri da mandar giù, d'altronde si sa che molto pubblico quelli che paiono grossi errori non li accetta bene, uno sforzo in più non sarebbe stato male per far girare tutto meglio.

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  3. Ti dirò, non mi aspettavo molto altro e sono rimasto soddisfatto. Shallallero è uno dei migliori in circolo e ce lo ricorda ad ogni sequenza.
    Non faccio nemmeno il puntiglioso sulle ingenuità perché, se mi sono fatto andare bene i Batman di Nolan, ho una sospensione MOLTO alta.

    Più che altro mi è mancato quell’innamoramento verso i personaggi che rendono il cinema di Shallallero unico. Momenti piccoli che mostrano la pietas dei suoi soggetti, come il momento sulla spiaggia di Old, il pazzerellone che lascia i fiori sui binari o un povero disperato che grida come lo chiamavano i bambini…
    Qui è “solo” uno schizzato. E da uno come Shally mi aspettavo un po’ di più…

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    1. Però la definizione del rapporto con la figlia (brava la ragazza) non è stato costruito affatto male, peccato qualche faciloneria qua e là ma nel complesso anche io me lo sono goduto.

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