venerdì 1 dicembre 2023

L'ALTRA VERITÀ

(Route Irish di Ken Loach, 2010)

È ancora disponibile su Raiplay la retrospettiva dedicata al cinema di Ken Loach, anche noto come "Ken il rosso". Dei quattordici titoli in principio messi a disposizione dal canale web di "Mamma Rai" ne rimangono tredici, purtroppo è stato rimosso Io, Daniel Blake e questo è un vero peccato, il film è tra i più coinvolgenti e toccanti tra quelli girati negli ultimi anni da Loach. Comunque sia di cose da guardare ce ne sono ancora molte e oggi ci dedichiamo a Un'altra verità, un film un po' diverso se pensiamo ai temi e agli sguardi ai quali Loach ci ha abituati nel corso degli anni. Non tutti i film del regista inglese possono essere considerati grandi film, non di meno tutti sono film giusti, ragionati e sentiti. Con L'altra verità si avverte un avvicinamento a una forma ondivaga che vira (in parte) verso il genere e che potrebbe non convincere appieno i fan del regista più legati alle sue prime opere. Intendiamoci, l'intento primario di Loach è sempre denunciare, far riflettere, aprire gli occhi; magari non sempre il regista riesce a farlo in maniera pienamente riuscita o formalmente impeccabile (quasi mai in quest'ultimo caso e non di certo con L'altra verità) eppure è impossibile, almeno per chi scrive, non vedere il buono nell'opera di un uomo che segue un ideale di giustizia per il quale si batte da sempre. E quindi...

Fergus (Mark Womack) e Frankie (John Bishop) sono amici fin da ragazzini, fin da quando sulle acque del Mersey, il fiume di Liverpool, sognavano di fuggire verso altri paesi, magari la Francia o, perché no? l'Australia. Invece da adulti i due ex ragazzi si troveranno a operare insieme in medio oriente come contractors, mercenari prezzolati al soldo di interessi privati in zone di guerra. Durante un'operazione a Baghdad in cui è coinvolto il solo Frankie, questi viene inviato dai suoi superiori lungo la Route Irish, una delle strade più pericolose al mondo e qui, in seguito a un attentato, il giovane perde la vita lasciando vedova Rachel (Andrea Lowe), la ragazza che lo aspetta in Inghilterra. Haynes (Jack Fortune), direttore dell'agenzia per la quale Frankie e Fergus lavoravano, porta a Rachel notizie e averi del defunto Frankie, la sua versione dei fatti però non convince e non lascia tranquillo Fergus che nella morte dell'amico legge da subito del marcio. Quasi in contemporanea Fergus riceve un pacchetto che gli è stato inviato dallo stesso Frankie poco prima della sua morte, all'interno vi è contenuto un cellulare sul quale sono registrati alcuni messaggi e due video, uno dei quali molto compromettente nei confronti dell'operato dell'Agenzia e che mette in discussione le dinamiche, ma soprattutto i motivi, che stanno dietro morte di Frankie.

Come si può evincere dalla trama L'altra verità sembra avere le caratteristiche di un thriller calato in uno scenario di guerra già esplorato (e meglio) al cinema. In effetti in qualche passaggio, e solo in qualche passaggio, può anche sembrare che sia così; in realtà negli intenti di Loach, possiamo desumere con una certa sicurezza, non c'è la reale intenzione di creare un thriller o, come qualcuno ha detto, una sorta di revenge movie; in realtà ciò che al regista sembra premere, a conferma di un'indubbia coerenza, sono ancora una volta le pieghe nere create dal sistema in cui ci troviamo a vivere. Per una volta Loach abbandona le sue istanze sociali, scelta che nell'economia del film purtroppo non paga, lontano da queste il regista inglese sembra un po' smarrito nonostante la sua volontà di toccare temi importanti. Loach ci mostra quanto l'uomo sia disposto a piegarsi ai dettami del soldo, come per prostrarsi al dio denaro sia disposto a infilarsi in zone di guerra ad alto rischio, a togliere la vita ad altri, a compiere azioni ignominiose; per far questo Loach si avvale anche di stralci di immagini di repertorio provenienti dall'Iraq, dure, terribili. I suoi personaggi non sono candidi, cercare candore, purezza e onestà in taluni scenari sarebbe ipocrisia, qui c'è una verità che fa schifo e l'altra verità che fa ancor più schifo. Si uccide per soldi, questo è. Loach non giustifica nemmeno la scelta dei suoi personaggi attribuendo loro la provenienza da un tessuto sociale disagiato o difficile, magari lo si può intuire, ma il regista non imbastisce per i suoi protagonisti nessuna giustificazione di sorta. È una nuova guerra questa, ne avevamo già viste altre, in Terra e libertà, ne Il vento che accarezza l'erba, ma in questa per Loach non ci sono più ideali giusti, non c'è la ricerca di libertà o di giustizia, non c'è più speranza.

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