(di Vasco Pratolini, 1949)
Vasco Pratolini è stato un grande scrittore, uno che con una naturalezza incredibile è riuscito a essere allo stesso tempo popolare, proletario e autore di un'eleganza e una felicità di scrittura impareggiabili, capace di infilare nei suoi romanzi contesto storico, elementi autobiografici, spaccato sociale, storie personali capaci di avvincere davvero chiunque e vita quotidiana in un miscuglio dagli esiti tanto godibili quanto importanti, per la prosa, per la memoria, per le idee e le riflessioni, per gli uomini e le donne raccontati. Diversi i suoi titoli molto conosciuti, parecchi trasposti anche al cinema su sceneggiature dello stesso Pratolini che, a parte i film tratti dai suoi romanzi, ha apposto la firma anche su veri capolavori della storia del nostro cinema, uno su tutti il meraviglioso Rocco e i suoi fratelli, altra narrazione popolare che affronta la questione meridionale ai tempi della migrazione di massa verso il nord, ma anche Paisà di Rossellini, La viaccia di Bolognini e poi i suoi Cronaca di poveri amanti, Le ragazze di San Frediano, Cronaca familiare, Metello e anche questo Un eroe del nostro tempo. I primi scritti di Pratolini sono radicati nelle strade, nei quartieri di Firenze, luoghi che Pratolini riesce a rendere vivi e farci amare anche a distanza, per dirne una anche io sono andato a visitare a Firenze il quartiere di San Frediano proprio in omaggio a questi romanzi, ci sono la Storia e le storie che si intersecano a meraviglia in quei primi libri, questo Un eroe del nostro tempo si discosta un poco da quell'approccio per focalizzarsi sull'animo di un protagonista affatto positivo, anzi, scavandone (la mancanza di) sentimenti e nefande azioni pur non mancando un contesto cittadino presente e vivo.Siamo nel secondo dopoguerra, la contrapposizione tra fascisti e partigiani è ancora fortissima, in una casa condivisa da più famiglie si incrociano le vite degli occupanti di tre camere diverse: in una abitano Lucia, vedova di un fascista, con il suo figliolo Sandrino, un giovane che si avvia all'età adulta e vive con il mito del padre defunto nel cuore; in una seconda camera ci sono due giovani comunisti, Faliero e Bruna, che hanno militato attivamente nella resistenza a fascismo e nazismo, a occupare l'ultima camera arriva Virginia, una donna molto piacente che ha perso il marito, anch'esso fascista, e che viene subito soprannominata "la Repubblichina", straziata dal recente lutto e da una riservatezza da principio quasi patologica. Mentre gli altri occupanti della casa tentano invano di coinvolgere la giovane vedova nella vita comune della casa, Virginia, ancora in lutto, trova compagnia solo nella voce e nelle azioni di Sandrino che occupa la stanza accanto alla sua, è una compagnia silente e attiva solo nella testa di Virginia che troverà concretezza solo più avanti quando la donna avrà modo di conoscere, in maniera anche traumatica, il giovane ragazzo, forte e bello ma con una punta di crudeltà profittatoria che finirà per trascinare Virginia in un abisso di degrado che può identificarsi solo con la concezione del male. Mentre mamma Lucia è inconsapevole della vera natura del suo ragazzo, a tentare di far ravvedere Sandrino ci sono la coppia forte formata da Faliero e Bruna, anche questa tormentata da qualche segreto in cui, ancora una volta, avrà la sua parte proprio il lato più spregevole di Sandrino.
Un eroe del nostro tempo è il racconto di formazione (deviata) di un giovane la cui morale è traviata dai tempi bui che si è trovato a vivere e dall'idealizzazione di un padre ormai assente che lo porta, di riflesso, ad abbracciare la fede paterna per il fascismo con inconsapevole vigore, in odio a chi quel padre l'ha contrastato e glielo ha tolto, incurante di ciò che per la scena politica e umana la fazione di sua scelta ha comportato e significato e in maniera evidente continua ancora a significare. Di primo acchito il personaggio di Sandrino è repellente, anche di secondo in verità, perché oltre alla propensione ideologica che ogni lettore può avere, il ragazzo sviluppa punte di crudeltà e opportunismo indigeribili, approfittando di una donna, Virginia, dal carattere debole e sempre più succube di un uomo ragazzo che non può portarle altro che dolore o una felicità malata e distorta che affonda più nel bisogno morboso che non nella sincerità e men che meno nell'amore. Non è più tanto il contesto comune che Pratolini qui descrive, elemento pur sempre presente, quanto un viaggio in un animo nero (in tutti i sensi) che presenta però anche ambiguità da decifrare; perché Sandrino è un deprecabile, ma l'amore per la sua mamma è sincero, alcuni moti di pentimento e ravvedimento sembrano poter trovare un esito felice, l'intercessione di Bruna e Faliero verso aperture a vita nuova paiono poter attecchire, l'affetto per la giovane Elena sul finale sembra poter mutare e maturare Sandrino. Ma tutto è effimero e la natura vince, il brutto mangia il bello e le speranze in questo romanzo duro, denso, che si inscrive nel novero delle opere profondamente riuscite di uno scrittore di estrema intelligenza, uno dei nostri grandi del Novecento.
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