(di Gillo Pontecorvo, 1966)
È un film importante per il cinema italiano quello di Gillo Pontecorvo, un caposaldo del (neo)realismo, uno dei pochi girati e ambientati oltre confine; ancor di più La battaglia di Algeri importante lo è stato nei confronti dell'Algeria, a sottolineare una solidarietà con la causa di quella nazione in un'ottica anticolonialista (seppur senza nascondere gli orrori perpetrati da ambo le parti, dalla Francia Paese invasore e dal Fronte di Liberazione Nazionale algerino), una presa di posizione che arrivava a pochi anni dalla conclusione degli eventi narrati (L'Algeria ottiene l'indipendenza nel 1962) da parte di un regista che proprio in Francia aveva trascorso diversi anni della sua vita, di origini ebraiche esule a causa delle leggi razziali fasciste. Il film vinse il Leone d'oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, i francesi la presero male, parole dure sulla stampa dei cugini d'oltralpe, si parlò di film antifrancese, scandalo e vergogna perché al Lido quell'anno sembrava ci fosse di meglio. Il fatto è che la vera vergogna probabilmente fece un po' male a un paese invasore in torto palese; La battaglia di Algeri è un film di forte senso civile, è un film che non lesina nel rimarcare le brutture degli attentati del Fronte di Liberazione Nazionale così come quelle delle torture dell'esercito francese, con la differenza che i primi erano a casa loro, i secondi no. Di certo è questo il film più celebre di Pontecorvo, regista non troppo prolifico del quale però spesso si ricordano anche titoli come Kapò, Queimada e Ogro.Siamo alla resa dei conti per il rivoluzionario algerino Ali La Pointe (Brahim Haggiag), le forze militari francesi agli ordini del colonnello Mathieu (Jean Martin) sono alle porte del suo nascondiglio nella casba di Algeri, è l'occasione per Ali di ricordare le esperienze di lotta degli ultimi anni con il Fronte di Liberazione Nazionale per liberare Algeri e il Paese dalla presenza forzata dell'esercito francese. La memoria torna al 1957 quando per il piccolo criminale Ali c'è il carcere, per i patrioti c'è invece la ghigliottina ad attenderli. Uscito di galera Ali viene reclutato da Saari Kader (Yacef Saadi) per entrare a far parte del FLN, un'organizzazione di resistenza che ha lo scopo di liberare Algeri dalla presenza dei francesi. Il primo passo del FLN sarà quello di ripulire la casba dalla criminalità organizzata degli stessi algerini per poter poi agire più liberamente e in maniera più strutturata contro il nemico colonialista. I metodi del Fronte non saranno di certo leggeri, gli attentati nel quartiere europeo di Algeri faranno contare numerosi morti (diverse centinaia) mentre dalla parte dei militari non si risparmieranno metodi del tutto simili che prevedono anche torture fisiche indegne di un Paese civile. Con il tempo aumentano le uccisioni nei confronti dei gendarmi francesi, la casba viene isolata e tra le strade di Algeri inizia una guerriglia urbana che trasforma il quartiere in una vera e propria zona di guerra, ciò nonostante il FLN trova la solidarietà di giovani, donne e bambini che puntano a vivere in un Paese libero. Ci vorranno anni prima che il risultato venga finalmente raggiunto al costo di tante vite spezzate da ambo le parti.
Gillo Pontecorvo ricostruisce gli eventi che incendiarono Algeri dal 1957 al 1962 girando un film che ha molte caratteristiche del documentario nonostante il regista inserisca nella narrazione anche una cifra personale che accompagna le vicende dei vari personaggi, alcuni dei quali presi pari pari dai reali protagonisti di quei giorni: l'interprete che porta in scena uno dei fondatori del FLN ad esempio è stato in realtà un vero rivoluzionario, Yacef Saadi fu infatti proprio uno dei reali fondatori del FLN. La narrazione, nonostante non manchi mai di coerenza, è un poco frammentaria, ha più la forma della cronaca che non quella del racconto romanzato, scelta di stile che dona ancor maggior veridicità a questo La battaglia di Algeri, una messa in scena che è costata parecchia fatica, si parla di più di 30.000 comparse e numerose location, resa ancor più reale grazie ai permessi ottenuti per girare tra le reali vie di Algeri e della sua casba. È un film morale quello di Pontecorvo, forse è proprio per questo che in Francia venne da subito malvisto tanto che la sua proiezione venne vietata nel Paese fino al 1971, decisione che dimostra come questo film di denuncia sociale sia riuscito a colpire nel segno e dove probabilmente ai tempi faceva più male, su una ferita ancora del tutto scoperta. Al netto dei meriti storici e tecnici, la regia e la costruzione del film sono ottime, La battaglia di Algeri ha anche il pregio di risultare ancora oggi come un film moderno, forse proprio grazie alla visione illuminata di un regista che ha saputo un poco discostarsi da una narrazione più classica che in questo caso sarebbe potuta risultare un po' troppo addomesticata.
Bellissimo film, a mio avviso e per quel che lo conosco Pontecorvo non avrebbe saputo ripetersi a questi livelli. Io però ricordo che le immagini erano piuttosto sgranate, quasi sovraesposte, mentre quelle che hai messo tu sono molto nitide. Avrò visto una copia malandata?
RispondiEliminaIl film è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna.
EliminaSarà per quello che me lo ricordavo sgranato. La copia che ho visto io mi pare che fosse quella che davano con L'Unità.
EliminaIl restauro dovrebbe essere del 2016, probabilmente L'Unità lo distribuì prima.
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