(Night of the living dead di George A. Romero, 1968)
In un mondo in subbuglio, siamo nel 1968, un giovane regista con alcuni sodali realizza, in maniera in gran parte involontaria, quello che si può indicare senza timore di sprecarne la definizione come un cult movie vivo e vegeto ancora oggi (o "non morto" se preferite), cinquantacinque anni sul groppone e camionate e camionate di tecnica a sorpassare a destra senza riuscire a scalfirne l'importanza seminale. Parliamo de La notte dei morti viventi, film girato da George A. Romero con una cifra tutto sommato irrisoria anche per l'epoca e che è stato capace di rivoluzionare il modo di guardare all'horror, alla figura del non morto ma soprattutto alla valenza politica e sociale che il genere aveva (e ha) la capacità di assumere quando gestito in maniera intelligente. Il film generò poi diversi sequel, filoni paralleli, remake, rivisitazioni e chi più ne ha più ne metta, ma, almeno a sentire Romero nelle interviste da lui stesso rilasciate, gran parte di ciò che si è letto nel film, di ciò che nel film è presente ed è poi stato tramandato e sviluppato, sviscerato e santificato, nasce da un'involontario spirito di adattamento a quello che era un budget risicato, e qui sta la maestria, con il quale, senza saperlo, regista e maestranze stavano realizzando quello che diverrà un pezzo fondamentale di storia del cinema. La notte dei morti viventi è girato in un bel bianco e nero evocativo, anche inquieto, scelta indovinatissima ma un po' smitizzata dal fatto che è stata presa semplicemente perché la pellicola da 16mm a colori costava troppo, retroscena che non toglie nessun merito all'esito finale del film. Gli attori non erano volti noti, alcuni di loro non torneranno più al cinema, nessuno avrà una carriera particolarmente brillante, le comparse furono prese tra la gente del luogo prestatesi a gratis per curiosità o per lo sfizio di apparire in un film, il trucco arrangiato, gli effetti speciali realizzati con mezzi non tanto speciali. Eppure tutto sembra incastrarsi al giusto posto in maniera ineccepibile...
Barbra (Judith O'Dea) e suo fratello Johnny (Russell Streiner) sono in viaggio da diverse ore per raggiungere il cimitero dove è sepolto il padre; una volta giunti sul luogo i due incontrano uno strano figuro che da subito si rivela essere mortalmente pericoloso, da questo incontro Johnny non uscirà vivo, Barbra riuscirà a fuggire per poi rifugiarsi in una casa isolata dove l'aspetta un'altra dose di orrore. La ragazza ormai è sotto shock, per sua fortuna in casa c'è un altro estraneo, un uomo di colore di nome Ben (Duane Jones) anche lui rifugiatosi lì in quanto all'esterno qualcosa di davvero inquietante sta succedendo. La gente è diventata violenta, afflitta da istinti cannibali incontrollabili, i morti non muoiono (The dead don't die risuona nella testa, grazie Jim), il male si diffonde e ai due non resta che barricarsi in casa, una casa che nella sua cantina nasconde già i coniugi Cooper, Harry (Karl Hardman) e Helen (Marilyn Eastman) con la loro figlioletta Karen (Kyra Schon) che è stata ferita da uno dei "mostri" là fuori, e la coppia di giovani fidanzati composta da Tom (Keith Waine) e Judy (Judith Ridley). La situazione di crisi farà emergere il carattere e la forza dei vari protagonisti dando vita a dinamiche analizzate poi nel corso degli anni a venire più e più volte, ai sopravvissuti non rimane che asserragliarsi all'interno e cercare di capire quale sia la via migliore da seguire per uscire da quella terribile situazione.
A uno spettatore giovane che approcciasse oggi per la prima volta la visione de La notte dei morti viventi il film di Romero potrebbe risultare fin troppo ingenuo, in fondo nel corso dei decenni di cose ne abbiamo viste e ci siamo abituati a schermi che per impatto visivo ci propongono ben altre efferatezze. In effetti qualche ingenuità c'è: questi cadaveri ambulanti per lo più sembrano impacciati, non troppo forti, in contrasto a quella prima sequenza dove uno solo di loro riesce ad avere la meglio su un giovane Johnny, lo stesso assassino sembra essere dotato di una buona agilità mentre in seguito Ben afferma di essersi sbarazzato di diversi di loro senza grosse difficoltà. In fondo parliamo sempre di un esordio girato con pochi mezzi, eppure anche rivisto oggi nel suo complesso il film funziona molto bene e sfrutta al meglio la struttura spesso claustrofobica dell'assedio in seguito riproposta da parecchio cinema di serie B (e non solo) con ottimi risultati, pensiamo solo al Carpenter di Distretto 13 - Le brigate della morte (che a questo film deve tantissimo) o di Fantasmi da Marte (come sopra). Molte le chiavi di lettura politiche e sociali che si sono accostate all'opera di Romero, la più interessante è forse quella sul razzismo che lo stesso Romero afferma di aver percepito come tale solo a film concluso e in seguito alla notizia dell'assassinio di Martin Luther King, il suo protagonista principale è infatti un nero in un mondo che sembra fatto di soli bianchi, il finale, che qui non sveliamo in caso ci siano eventuali giovanissimi incuriositi, rimane attualissimo ancora oggi, capace di veicolare critiche e riflessioni, poco importa che siano queste state volontarie o meno al momento della realizzazione del film. Se la lettura politica rimane la più interessante, quella sociale che vuole i non morti come avidi consumatori insaziabili, metafora del capitalismo più bieco allora in piena espansione, non è da meno anche se la si riconduce in misura maggiore al secondo capitolo della saga, quello Zombi (Dawn of the dead) con le sequenze girate al centro commerciale. Valutando il rapporto tra mezzi e risultato, le dinamiche tra i protagonisti e il valore simbolico che si può dare a ognuno di loro e la nascita della figura dello zombi come tutti noi oggi la conosciamo (e che prima non esisteva), più che un ottimo film La notte dei morti viventi si può considerare ancora oggi come un piccolo miracolo del cinema, mica male per un esordio.
Rivoluzionario all'epoca della sua uscita, un vero classico oggi.
RispondiEliminaSi, è rimasto come un vero punto di riferimento.
EliminaChe filmone hai tirato fuori! Inquietante ancora oggi e, sì, foriero di molte riflessioni interessanti.
RispondiEliminaCi si è costruito sopra tantissimo, e ancora con gli episodi successivi.
EliminaPensa cosa si faceva con due soldi...
RispondiEliminaCiao .
RispondiEliminaIo ci ho messo un po' a capire che il secondo capitolo di Romero fosse il sequel di questo.
Anche solo perché uno è a colori e l'altro no.
Solo poi ho capito il gap di anni tra i due film .
Incredibile!
inutile dirti che preferisco il secondo , questo l'ho recuperato poi in DVD anni fa , ma non mi ha emozionato così tanto come Dawn of the dead.
Comunque resta un capolavoro.
Sincero, anche io quando penso agli zombi di Romero penso più al secondo film, probabilmente perché è degli anni 70 come me ed è il primo che vidi da giovincello, anche la mia testa va più a quelle immagini che non a queste, però questo nulla toglie... :)
EliminaConsiglio pure il rifacimento di Tom Savini negli anni '90. Forse in quello è presente la "final girl" più cazzuta di quella decade. Per il resto Romero ha messo all'apice la commistione horror a base politica/sociale, i suoi zombi sono talemente iconici che non puoi compredere il genere senza aver visto un suo film.
RispondiEliminaGrazie Elfo, se non ce l'ho già in lista lo aggiungo... :)
Eliminauna sola parola per descriverlo: capolavoro e ho detto tutto xD
RispondiEliminaÈ l'opinione più diffusa :)
EliminaHa "inventato" gli zombie, e questo è già tanto, poi attorno ci ha girato pure un grandissimo film, per niente banale.
RispondiEliminaCi campano ancora oggi in molti su quell'invenzione.
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