(Erections, ejaculations, exhibitions and general tales of ordinary madness di Charles Bukowski, 1967)
Compagno di sbronze è uno dei due volumi con i quali Feltrinelli ha editato i racconti contenuti nella compilazione originale Erections, ejaculations, exhibitions and generale tales of ordinary madness di Charles Bukowski (l'altro è Storie di ordinaria follia). Chi mastica un poco l'inglese già dal titolo originale avrà potuto intuire quali possano essere i temi che attraversano i venti racconti contenuti in questo libro, che poi sono più o meno gli stessi presenti negli scritti raccolti in Storie di ordinaria follia. Bukowski con il suo stile dissacrante, per alcuni tratti estremo e con molta probabilità disturbante per tutta una fetta di potenziali lettori, non arriva da buon primo (e probabilmente nemmeno buon ultimo) a questo tipo di approccio alla letteratura: c'era già stato infatti Henry Miller con il suo Tropico del cancro e con buoni trent'anni di anticipo, con una prosa magari anche più "alta" ma indubbiamente più pesante e di più difficile assimilazione (ne parlammo tempo addietro), c'è stata la corrente della Beat generation ad ampliare tutta una serie di discorsi, prospettive e stili, di scrittura e di vita, e ci sono stati anche alcuni suoi contemporanei, anche questi affini in qualche modo al movimento Beat, pensiamo al Richard Brautigan di Pesca alla trota in America ad esempio, libro datato 1967 proprio come questo Compagno di sbronze. Uno degli elementi sul quale si potrebbe riflettere di fronte alla produzione di Bukowski, almeno per quella relativa ai racconti (i romanzi potrebbero essere un discorso a parte), è la data di scadenza entro la quale è opportuno affrontare l'opera dell'autore statunitense (ma nato in Germania). Mi spiego, più che "è Bukowski un autore per tutti?" la domanda da porsi potrebbe essere "è Bukowski un autore per tutte le età?" o, aggiungo, "è meglio leggere le opere di Bukowski in gioventù per poterle meglio apprezzare onde evitare di leggere racconti anticonformisti quando ci si sente ormai dei (anche non troppo) vecchi barbogi?". Scherzi a parte credo che per godere appieno dell'opera di Bukowski, più che per quella di altri autori, non sia di poco peso l'età anagrafica del lettore che approccia racconti come quelli di Compagno di sbronze; se anche il lettore scafato e adulto può apprezzare quella che è una chiara critica alla società del capitale presentata in racconti come La macchina strizza fegato, scritto attuale e ancora molto divertente, lo stesso lettore potrebbe non essere più in sintonia con resoconti di ripetute bevute e anonime, e spesso squallide, scopate. Bukowski ha dalla sua la capacità di essere molto spesso divertente e allo stesso tempo capace di assestare colpi bassi mica da poco come ne Il demonio o ne L'assassinio di Ramon Vasquez, di contro presenta una certa tendenza a ripetersi (provate a leggere di fila tutti i racconti di Compagno di sbronze e Storie di ordinaria follia), uno stile di scrittura molto libero e che potrebbe non piacere proprio a tutti (vedi l'uso originale della punteggiatura, l'assenza di maiuscole, etc.), e un approccio alla figura femminile, spesso visto come oggetto di puro sfogo sessuale, che oggi forse più di allora ha il potere di suscitare mugugni e scontento. È indubbio come lo stile di Bukowski sia stato cantore fondamentale del suo tempo come lo è stato l'autore di una ricerca di un modo di vivere alternativo, non sottomesso ai dettami di una società intenzionata a incasellare e instradare gli individui verso quello che a conti fatti è divenuto il modello imperante in gran parte del globo oggi, detto questo rimango dell'idea che il vecchio sporcaccione letto da giovini abbia tutto un altro sapore, quindi cari ragazzi, se ce ne sono di fronte a queste pagine virtuali, sotto con il vecchio Buk prima che sia troppo tardi!
Non saprei se condividere la tua analisi sai? Io Bukowski l'ho letto nel corso degli anni, probabilmente i libri che citi, che sono trai i miei preferiti, a fine anni Novanta. Poi ho letto voracemente tutto di lui... è un autore incasellabile. Per niente beat, è un Celine nato dopo, vissuto in America (sì, nato in Germania, a Adernacht, da dove se ne andò bambino), ottenendo il successo dopo i 50 anni, quando si decise a lasciare il lavoro alle poste. Però voglio riprovare a leggere quei libri mitici, che da trentenne mi conquistarono.
RispondiEliminaCi sta, per me è passato il tempo, l'ho apprezzato molto in passato, da giovane è una folgorazione, sono abbastanza convinto che alcuni suoi romanzi me li godrei ancora ora, questi brevi, vuoi per la ripetizione dei temi, vuoi per una lontananza dagli stessi per me che sono ormai vicino ai cinquanta, non mi fanno più l'effetto di allora. Come scrittore poi i meriti restano.
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