(The neon rain di James Lee Burke, 1987)
James Lee Burke è uno scrittore texano nato in quel di Houston nel lontano 1936. Furono molti per il Nostro i tentativi di entrare nel mondo dell'editoria in qualità di scrittore, la sua produzione inizia già negli anni 60 senza però che questa riuscisse a smuovere troppo le acque di una carriera che a Burke ancora non permetteva di occuparsi di essa a tempo pieno. Negli anni 80 Burke inizia a insegnare scrittura creativa all'università nello stato del Kansas ed è proprio quello il decennio che presenta allo scrittore texano la chiave di volta della sua carriera letteraria. Per Burke il successo (finalmente) arriva proprio con questo Pioggia al neon del 1987, romanzo che vede l'esordio del personaggio più celebre di Burke, il tenente Dave Robicheaux in forza al Dipartimento di Polizia di New Orleans. Il personaggio piace ai lettori e le avventure di Robicheaux diventano così seriali, a tutt'oggi la serie dedicata al tenente di New Orleans contano ventitrè romanzi e due adattamenti cinematografici, Omicidio a New Orleans (1996) di Phil Joanou con Alec Baldwin nel ruolo del protagonista e L'occhio del ciclone (2009) di Bertrand Tavernier con Tommy Lee Jones. Texano ma con un forte legame con la Louisiana dove ha studiato e dove ancora oggi risiede, Burke riesce a trasmettere alle pagine di questo Pioggia al neon atmosfere e sapori di una regione degli Stati Uniti del Sud tanto fascinosa quanto pericolosa.Un tenente della polizia di New Orleans, il cajun David Robicheaux, durante una battuta di pesca nelle paludi del bayou si imbatte nel cadavere di una giovane ragazza di colore all'apparenza morta per overdose. Dopo questa triste esperienza Robicheaux si reca nel carcere di Angola a trovare una sua vecchia conoscenza, un uomo che sta per finire i suoi giorni a causa di una condanna a morte, pratica ancora in vigore in Louisiana; qui Johnny Massina, il condannato, confida a Robicheaux il fatto che sulla testa del poliziotto gravi una taglia, qualcuno sembra lo voglia morto ma i dettagli della cosa non sono chiari. Poco a poco, spalleggiato anche dall'ambiguo e vizioso collega Cletus Purcell, Robicheux inizia a intuire che quella vaga minaccia alla sua esistenza, poi sempre più concreta, possa essere collegata proprio alla morte di quella ragazza, un caso non di sua competenza nonostante il ritrovamento. Robicheaux comincia così a indagare più a fondo nella faccenda a proposito della quale sembra che tutti cerchino di dissuaderlo dal portare avanti le ricerche sulla morte di una ragazza che presto viene etichettata come una poco di buono. Tra superiori poco collaborativi, agenti dell'F.B.I. ostili e poco propensi a condividere informazioni, i comportamenti poco ortodossi del fratello di David, le idee matte di Purcell e un ambientino criminale mica da ridere, Robicheaux dovrà adoperarsi per mantenere intatta la pelle, la sua e quella di tutte le persone che gli stanno accanto.
Burke confeziona un noir che poggia molto sull'ambiente della Louisiana e sui quartieri di New Orleans, un po' come farà in seguito la prima stagione di True detective che sui luoghi costruiva una buona parte del suo successo; il marciume e la violenza del contesto criminale della zona emergono nelle descrizioni di Burke con vivida ferocia; l'autore non si risparmia e riesce a infondere nei personaggi e nelle pagine di Pioggia al neon una brutalità di fronte alla quale non si riesce a rimanere indifferenti. Il protagonista, David Robicheaux, è uno dei tanti personaggi problematici che il genere ci ha regalato nel corso degli anni, capace di sporcarsi le mani quando serve, un passato in Vietnam, uscito con fatica da una dipendenza dall'alcol, destinato a essere un outsider anche all'interno del suo stesso dipartimento di polizia. A margine della vicenda centrale c'è un contesto fatto di tensioni razziali, corruzione, sfruttamento, connivenze, compartimentazioni e criminalità dilagante alla quale diventa sempre più difficile far fronte, ancor di più quando il protagonista dovrà preoccuparsi oltre che della sua pelle anche di quella dell'innocente Annie, perché in tutti i migliori noir c'è sempre una donna a detenere un certo peso nell'economia del racconto. Burke intesse una trama che va avanti spedita e che assesta più di un colpo basso, lo stile di scrittura è vivido e immersivo, capace di farci sentire da vicino la crudezza di situazioni a noi estranee, ottimo esordio per un Robicheaux che sembra calato in una terra senza speranza di redenzione.
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