(La graine et le mulet di Abdellatif Kechiche, 2007)
Per quel che ho potuto vedere mi sembra che il cinema di Abtellatif Kechiche sia uno tra i più vivaci e vitali tra quelli proposti negli ultimi anni; e vitali sono le storie, i personaggi ma anche il tipo di visione, il modo di muovere la camera, tutti aspetti che trasudano vita, è un cinema che dà l'impressione di raccontar persone e non personaggi, persone vicine per provenienza e appartenenza allo stesso regista.
Paese portuale della Francia. Slimane (Habib Boufares) è un uomo di circa sessant'anni che ha perso il suo lavoro ai cantieri navali. La sua è una famiglia francese di origini maghrebine molto allargata, Slimane è infatti separato dalla moglie Souad (Bouraouïa Marzouk) e ora vive in una pensioncina, frequenta la proprietaria Latifa (Hatika Karaoui) che ha una bella e giovane figlia, Rym (Hafsia Herzi) che vede Slimaine come un padre. Poi ci sono figlie e figli naturali, nuore, generi, nipoti e nipotine, colleghi e amici.
La perdita del lavoro però porta scompiglio, dopo gli inevitabili momenti di crisi Slimaine decide di ricominciare rimettendo a nuovo un vecchio relitto e trasformandolo in un ristorante dove il piatto forte sarà il cous cous di Souad. Il progetto, che si scontrerà con l'inevitabile burocrazia francese, sarà seguito in prima battuta da Rym e coinvolgerà poi tutta la famiglia allargata. Nel mezzo drammi, gioie, amori, tante chiacchiere e tavole imbandite che scandiranno le giornate di una famiglia davvero bella da vedere.
Le riunioni di famiglia, i dialoghi, gli scambi tra gli attori sono la cosa più interessante del film, valorizzati al meglio da una camera in continuo movimento, pronta a seguire i personaggi e a renderli ancor più vivi di quanto già i bravi attori riescano a fare. C'è tutto quello che può esserci in una grande famiglia: amore, affetto, problemi, tradimenti, gelosie, complicità e via di questo passo.
Con l'avanzare della vicenda Kechiche non risparmia derive di forte sensualità, accenni di dramma e un finale dal sapore thriller legato proprio al destino dell'importantissimo (e invogliante) cous cous. Leggendo qualcosa qua e là sul film tornano alla mente le polemiche e i malumori dovuti alla mancata vittoria a Venezia di Cous cous a favore invece del, mi dicono, molto più ingessato e freddo Lussuria di Ang Lee. Non avendo visto quest'ultimo non azzardo paragoni, però un premio a questo Cous cous glielo avrei dato più che volentieri.
Un capolavoro, e non trovo altre parole per descrivere un film perfetto come questo.
RispondiEliminaVero, il film è veramente perfetto.
EliminaBellissimo, mi è piaciuto il taglio quasi "da documentario" (non uso documentaristico, perché appunto si parla di una comunità di persone nella loro complessità di relazioni emotive, non c'è nulla di piatto o asettico). Peccato per la traduzione, che "spiega", del titolo originale :P
RispondiEliminaForse da noi che il cous cous non l'abbiamo come tradizione culinaria, La graine et le mulet sarebbe stato un po' ostico, chissà. In fondo il concetto è quello :)
EliminaBel film, divertente profondo e anche sensuale, hai ragione. Poi ho preparato il cous cous a pranzo, quindi sono parziale :D
RispondiEliminaCavolo, quel cous cous mi faceva venire l'acquolina...
EliminaNon l'ho visto e ti ringrazio per questo post, rimedierò quanto prima! :)
RispondiEliminaRecupero d'obbligo, poi fammi sapere :)
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