giovedì 21 settembre 2017

L'ISOLA MISTERIOSA

(di Tiziano Sclavi e Carlo Ambrosini)

Dopo l'episodio Canale 666 è ancora una volta Carlo Ambrosini a dare corpo su carta agli incubi partoriti da Tiziano Sclavi, sconfinando dai territori horror in quelli del fantastico senza rinunciare al piglio citazionista tanto caro all'ideatore della serie. L'omaggio lampante questa volta è tutto per il classico L'isola del Dottor Moreau, romanzo di H. G. Welles pubblicato nel 1896.

Anche L'isola misteriosa si rivela in fin dei conti un buon episodio, si adagia forse su espedienti abusati quali l'oggetto alieno che scombina la realtà, la sperimentazione venuta dall'alto, l'omaggio letterario, tutti elementi però ben mescolati nel noto e sempre valido calderone del fanta-horror. Probabilmente non ci sono punti d'innovazione o grandi chiavi di lettura, tornano però l'avversione per i viaggi in mare di Dylan, la bella Robin e ovviamente l'impossibile.

Dopo alcune pagine introduttive, è proprio il viaggio in mare verso l'isola di Egg a scombussolare il nostro Dylan, dopo le prime avvisaglie di anormalità quotidiana (almeno per il protagonista), un piccolo incidente porta l'indagatore direttamente dal medico della piccola isola che dopo averlo rimesso in piedi si offrirà di accompagnarlo a Moreau, luogo dove Dylan dovrà incontrare il suo nuovo cliente, un certo Lancaster. Qui Ambrosini rende al meglio il tetrissimo castello arroccato su un'altura del quale il sig. Lancaster è proprietario, sembra di essere dalle parti del Dracula di Stoker ma a tutti gli effetti, come dimostra anche il maggiordomo, si è proprio sull'isola del Dottor Moreau. Qui Dylan Dog scopre il motivo del suo ingaggio, semplicemente, vista anche la cornice del luogo, Lancaster ha pensato di assumere l'indagatore per farsi uccidere, la rivelazione dei motivi dietro questa scelta è il nodo (qui neanche troppo approfondito) sul quale il lettore può soffermarsi a elucubrare un pochino. In seguito a questa richiesta alla quale Dylan pone un secco rifiuto si scateneranno ovviamente l'incubo e l'insolito.

Ottime le matite di Ambrosini che danno qui l'impressione di essere un poco più pulite e precise del solito, ci sono atmosfere molto indovinate, una bella resa dei luoghi e soprattutto un ottimo lavoro sugli uomini animale dell'isola, volti ferini per forza di cose inusuali ma che riescono a trasmettere i tratti delle personalità dei loro possessori, e non è cosa da poco. Un bell'episodio nel quale al nostro protagonista verrà risparmiato un finale tragico, Dylan infatti non sarà costretto a tornare sulla terra ferma ancora una volta via mare.

6 commenti:

  1. Se non ricordo male, Dyd se ne è andato col broncio - anche più del solito cioè - per la interazione prossemica tra la sua bella e Groucho. Dopo tanto horror e fantastico e citazioni a gogo, Tiz ed Ambro piazzano una scorsesiana lezione di vero ed ammettono che nella Realtà Prima, quella che dividono Firmecangianti e Crepascoli assortiti, un tizio brillante seppur svantaggiato verticalmente avrebbe molto più successo con le signore di un pennellone dal perenne spleen byroniano.
    La mia Gola Profonda SBEllica - non so quanto affidabile dopo che mi ha venduto come sicura la versione dylaniata di deathnote via una firma assassina e mutante che infesta il Grande Registro dei Presenti - mi ha bisbigliato che il timore Groucho si pappasse il Dog è stata la ragione per cui gli specialini si sono fermati ad otto. Il rischio era che il Baffone fosse un fuoco di paglia. Stessa cosa con Eega Beeva ( Eta Beta da noi ndr )negli anni quaranta e Venom negli anni novanta: perchè rischiare di piallare il Topo ed il Ragno ?
    Vedremo come andrà il prossimo Groucho di AAVV...ciao ciao

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    1. Io so solo che nella Realtà Prima, un Firmacangiante ha comunque meno successo con le donne sia di un tizio brillante seppur svantaggiato verticalmente che di un pennellone dal perenne spleen byroniano, e probabilmente pure di una Robin qualunque col taglio alla Danvers.

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  2. ricordo distintamente quando comprai questo numero, in vacanza coi genitori da qualche parte in montagna (avrò avuto al massimo 12 anni).
    Non mi fece impazzire, a dire la verità, e anche Ambrosini lo avrei rivalutato solo successivamente.

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    1. Sicuramente numero non tra i memorabili, però che belli quel tipo di ricordi. Io rimembro ancora i miei primi (o quasi) X-Men della Labor Comics presi in vacanza in Veneto, da lì il diluvio...

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