mercoledì 16 febbraio 2011

VIDEOCRACY - BASTA APPARIRE

(di Erik Gandini, 2009) 

Questa sera, grazie all’amico Urz (rendiamogli merito), mi sono immerso nello schifo catodico che il nostro paese con grande nonchalance riesce a sfornare. Lo stato in cui versa la nostra televisione lo conosciamo più o meno tutti, sappiamo anche quanta gente a questa scatola magica ancora ci creda e, fatto decisamente più grave, sappiamo quanta gente addirittura aneli a entrarci e a far parte del (im)mondo televisivo. Il documentario di Gandini, italiano di nascita emigrato in Svezia, pone sotto i riflettori alcuni aspetti della vita pubblica del paese decisamente d’attualità proprio in questi giorni. Gli spunti sono davvero molti: l’immagine ludica della donna proposta da molte trasmissioni televisive; il desiderio sfrenato da parte di molti giovani di entrare in quel mondo fatto di nulla, soldi, lusso, donne e poca fatica; il conflitto d’interessi del Silvio (e meno male che Silvio c’è) a guida di un paese allo sbando e contemporaneamente alla guida della quasi totalità dell’informazione televisiva, che su questa nave che affonda risulta essere la più seguita. E poi la Costa Smeralda, Mora, Corona, i cazzoni che pagano per andare a vedere questa gente in discoteca, le ragazzine che si presentano ai concorsi per diventare veline, magari con genitori al seguito, e nel bel mezzo di tristissimi centri commerciali sculettano davanti a una platea di estatici astanti. Insomma, il documentario di Gandini sottolinea ancora una volta come siamo messi male, cosa della quale ormai tutti dovremmo essere coscienti. Ma i personaggi sopra citati invece di ispirare sdegno e ribrezzo vengono innalzati a modello, esempio da seguire per emergere, togliersi dal tornio, come afferma un ragazzo che Gandini segue per tutto l’arco del documentario, per realizzare il sogno televisivo. Basta poco, una partecipazione a un reality, un culo poggiato sul trono della De Filippi e sei a posto. Ti sistemano la vita. Purtroppo questa è l’idea di alcuni giovani come il ragazzo sopra citato che alla fine fa quasi tenerezza per i discorsi che riesce a tirare fuori. Lui si propone come un mix tra Van Damme e Ricky Martin, coniuga arti marziali e bel canto (o almeno così crede lui). In realtà è bravo a cantare come io lo sono a respirare sott’acqua. Provini su provini, esibizioni canore, gavetta come pubblico televisivo in varie trasmissioni eppure niente. Il nostro si sente discriminato, ci sono troppe ragazze che hanno armi da giocare che lui non ha, disposte a scendere a compromessi e così lui non trova spazio. E può pure essere figlio mio, certo il fatto che canti da far venire l’ulcera avrà pure il suo peso. Ma alla fine un piccolo spazio si troverà anche per lui. Uno spaccato sicuramente poco incoraggiante che purtroppo diventa più solido anno dopo anno. Nel 1992, ormai quasi vent’anni fa Bennato cantava: qui si scherza sempre va tutto a gonfie vele e vi troverete bene qui nel paese dei balocchi qui si scherza sempre nel paese dei balocchi è carnevale tutto l'anno non ci sono scandali né crisi di governo qui nel paese dei balocchi. Che sia giunta l'ora che le cose cambino?
   

2 commenti:

  1. Purtroppo siamo messi così. E' la triste realtà.
    Se le cose non cambieranno, io e mia moglie stiamo pensando (se ne avremo le possibilità economiche) che nostro figlio andrà a studiare all'estero.
    Ora come ora qui non c'è futuro.
    Drastico? Pessimistico? No, realista...

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  2. Come sai anche io ho una bambina piccola e la mia preoccupazione, visto che anche nel modo del lavoro non vedo un grande futuro, è ancora maggiore.
    Avremo la possibilità di farle fare quello che desidera, quello che sarà meglio per lei?
    O non ci riusciremo perchè i soliti pochi ci toglieranno anche quello che siamo riusciti a guadagnarci finora.
    Perchè è proprio quello che sta succedendo a noi, ora, in questi giorni.
    Il cambiamento ormai è una necessità.

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