lunedì 12 marzo 2012

MUSICA IN VIAGGIO: TORINO-MILANO

Primo post condiviso ospitato da queste parti quello che vi apprestate a leggere. nasce tutto da un'idea del grande Blackswan, punto di riferimento nella blogosfera per quel che concerne la musica, che mi ha proposto un lavoro a quattro mani sul tema musica e viaggio. Penso ne sia uscito qualcosa di davvero carino e sinceramente sentito. Grazie ancora Black ;). Vi lascio ora nelle mani del mio graditissimo ospite: BLACK: DA MILANO A TORINO Ci sono viaggi per i quali non c’è bisogno di spostarsi da casa. Si legge il blog di qualcuno (nello specifico quello di Firma Cangiante), se ne condividono i pensieri, gli interessi, i gusti. Soprattutto, si comprende che di fronte a certe tematiche la condivisione travalica le conoscenze, vive semmai di suggestioni, di languori, di palpiti vissuti con il medesimo trasporto. Io e Firma non ci conosciamo, viviamo a duecento chilometri l’uno dall’altro, abbiamo vite diverse. Ci siamo letti reciprocamente, ci siamo stimati, soprattutto abbiamo pensato che sarebbe stato bello azzerare la distanza che ci separa attraverso il potere evocativo della musica. Un viaggio virtuale, dunque, quello fra Torino e Milano, nel quale l’amato rock è spunto assoluto, prius logico, il carburante nobile che ci ha convinti a raccontare l’esperienza di un on the road che, prima di essere fatto di strade, di macchine e di chilometri, è soprattutto un viaggio dell’anima. Il tema del viaggio, sia esso fuga, errante movimento o raggiungimento di una meta, ha creato da sempre molte suggestioni tanto in ambito letterario (cito per tutti Sulla Strada di Kerouac) che cinematografico (un numero di pellicole esagerate, da Gioventù Bruciata a Into The Wild). Ciò si comprende facilmente per il fatto che a differenza di altre grandi tematiche, Il viaggio è la metafora per eccellenza della vita umana: tra l'inizio e la fine serie impreviste e sorprendenti di eventi formano la vita di un uomo e danno senso alla sua esistenza. C’è una musica che da sempre accompagna il viaggio. Le chiamano road songs, sono canzoni che evocano il movimento, richiamano alla mente grandi spazi, raccontano di avventure, incontri, addi, amori di lontananza. Tutte circostanze di cui il viaggio si arricchisce, perché lo motivano, lo rendono indispensabile, lo giustificano. Citarle tutte sarebbe un’impresa ardua, ma a voler assecondare almeno per un poco il sottile piacere del citazionismo, mi vengono in mente classiconi senza tempo, come Born To Run di Springsteen, Born To Be Wild degli Steppenwolf, Running On Empty di Jackson Browne, On The Road Again dei Canned Heat, Highway To Hell degli Ac/Dc. Altre canzoni, invece, pur non trattando il tema del viaggio, sembrano scritte apposta per essere ascoltate, filando a cento all’ora in autostrada, il finestrino abbassato e un sogno di capelli al vento che fa battere il cuore. Pensate a Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, e non ci sarà bisogno di altri esempi:l’ascolti e sai che nel preciso istante in cui parte il riff di chitarra, il tuo destino è premere il piede sull’acceleratore, cercare l’orizzonte, puntare lontano.
E a voler continuare a cercare nelle pagine di storia, si scoprirà addirittura l’esistenza di interi dischi composti essenzialmente per accompagnare un viaggio. Mi viene da pensare soprattutto a Autobahn dei Kraftwerk, seminale disco di elettronica, che suona esattamente come lo sfrecciare convulso di automobili in un’autostrada del futuro. Ma il mistero che lega la musica al viaggio, se mi si consente la metafora cinematografica, è soprattutto un’inquadratura in soggettiva. Che, al di là di ogni suggestione squisitamente romantica, ha trovato la sua perfetta realizzazione, attraverso la tecnologia. La considerazione è banale ma ineccepibile: nel corso degli ultimi trentanni è cambiato il nostro modo di ascoltare musica. Al tempo dei vinili ci si accingeva all’ascolto di un disco come alla lettura. Era un’ attività culturale che richiedeva totale dedizione. Ascoltavi un disco e te ne stavi lì, immobile in poltrona, ad attendere note come in chiesa l’omelia del parroco. In seguito, con l’avvento prima del walkman, poi dei lettori mp3, e quindi dell’iPod e dello Smartphone, la musica ha cambiato natura. Da stasi si è trasformata in movimento, ci accompagna ovunque, in qualunque ora del giorno, in qual si voglia circostanza. Non più, dunque, ascolto solo come momento di approfondimento culturale, ma musica come colonna sonora della vita. La musica è con me, ogni ora del giorno. Kerouac esaltava l’epopea del viaggio dicendoci che “L’importante è andare, non importa dove“. I miei viaggi però non hanno nulla di romantico, sono banali, dal momento che sono strettamente legati all’incedere monocorde della mia esistenza. Ma grazie alla musica, riesco a trasformare ogni mio passo, ogni mia scorribanda in macchina od ogni solitaria passeggiata in mountain bike, in un momento che vale la pena ricordare. Le luci della città di notte, le periferie squallide e disagiate della mia Milano, l’imperfetta bellezza della natura padana, che ti aspetta all’alba, dimessa e arruffata come una signora di mezz’età appena sveglia, hanno un fascino particolare anche nel silenzio cadenzato dal mio respiro. Ma una canzone, rinvenuta fra tante grazie a un battito più forte del cuore, ha il potere di rubare quelle immagini all’oblio. Non è la musica che accompagna il viaggio, ma il viaggio che rende più forte il potere evocativo delle note. Perché l’importante è ascoltare, non importa dove.
E ora vi toccherà beccarvi anche la mia versione. FIRMA: DA TORINO A MILANO Qualche giorno fa il buon Blackswan mi ha proposto di scrivere insieme un pezzo (grazie ancora Black) su un tema universale che in qualche modo accomuna un po' tutti quanti: la musica e il viaggio. Un connubio che fa scaturire emozioni e sensazioni dalle quali nessuno è esente, compreso chi non viaggia. Il viaggio nella fattispecie è inteso infatti, almeno da me, in maniera molto ampia, come movimento se vogliamo non solo nello spazio ma anche nel tempo e coinvolge concetti come crescita ed esperienza. E la musica è sempre lì. La musica può accompagnarci all'altro capo del mondo o nel semplice tragitto casa/lavoro, può essere la colonna sonora di magnifiche vacanze come di passeggiate solitarie, di bellissimi momenti e di intime sofferenze. Rimanendo nell'ambito più letterale del viaggio inteso come spostamento nello spazio (tranquilli non vi parlerò di LSD e cose del genere), trovo che il piacere dell'accompagnamento musicale sia un piacere molto solitario. L'entrare in sintonia con le note e allo stesso tempo con l'ambiente che ti circonda, che sia una strada di città o un paesaggio irlandese poco importa, e provare quella sensazione per la quale la musica che ti entra nelle orecchie si diffonde fin nelle gambe facendoti camminare più velocemente o facendoti premere un pochino sul pedale dell'acceleratore non ammette distrazioni. Ci sono momenti in cui la musica diventa un piacere collettivo e non parlo solo di concerti o eventi simili. E' ben radicato dentro di me l'indelebile ricordo di lontani pomeriggi passati nel salotto di casa in compagnia di un paio di amici ad ascoltare dischi mentre gli altri erano fuori a giocare a calcio o in discoteca subissati da ben altri suoni. Tempi e ricordi magnifici, così come lo sono le ideali colonne sonore dei viaggi in compagnia degli amici o della donna che ti ha preso il cuore. Tutto magnifico. Ma la stretta al cuore, la repentina chiusura alla bocca dello stomaco che anche solo due accordi sono capaci di provocare all'improvviso, sono sensazioni ampliate all'ennesima potenza quando si è soli con la musica, quando cammini e l'aria fresca ti tocca il viso con delicatezza, quando quell'azzurro particolare incontra quel determinato tepore, quando quella voce o quelle mani su una chitarra fanno sembrare che in quel luogo e in quel momento tutto sia perfetto e tutto stia andando bene. E magari non è vero niente. Ma questa è la potenza dell'essere soli con la musica. Una potenza che dà forza, per ripartire, per rimettersi in viaggio, in movimento anche solo per affrontare la prossima giornata. Well, I'm so tired of crying, but i'm out/on the road again/I'm on the road again. Canned Heat, On the road again. Di nuovo per strada, di nuovo in gioco. Cuffie nelle orecchie e si riparte, anche quando è dura, anche quando non ne hai voglia puoi sempre trovare la forza nella musica. In viaggio, non necessariamente verso lidi esotici, semplicemente verso il nostro domani, verso la prossima ora. Non importa chi ci accompagna, quale cantante o quale pezzo o quale genere musicale. Ognuno ha i suoi punti fermi, le sue preferenze e uno stato d'animo può scaturire dalle note di (quasi) chiunque. Solitamente per gli spostamenti casa/lavoro io uso il bel tasto Random (in italiano a cazzo), brani casuali pescati da un piccolo lettore da 8G. Ne esce un po' di tutto ma la sensazione è raramente deludente. Non te ne accorgi neanche e il passo accelera, a volte ti si stampa un sorriso ebete sulla faccia e l'unica cosa che ti evita di sentire i commenti della gente intorno a te che dice: "cazzo si ride quell'imbecille" è la musica che hai nelle orecchie (altro grande vantaggio, ti preserva dalle altrui stronzate). Una sensazione impagabile. La musica ci accompagna e il viaggio accompagna la musica. Molti artisti sono stati ispirati e influenzati dalla strada, dal viaggio e le emozioni che la strada ha dato loro vengono riversate nella musica che a sua voltà emozionerà noi, forse proprio sulla strada o durante un viaggio. Magari anche la musica di qualche artista per noi insospettabile. Nei miei ascolti per esempio la musica italiana è stata sempre parecchio marginale eppure quando sento che dal Donegal alle isole Aran/e da Dublino fino al Connemara/dovunque tu stia viaggiando con zingari o re/il cielo d'Irlanda si muove con te/il cielo d'Irlanda è dentro di te, la mente e il cuore non possono che proiettarsi lassù, tra quel verde e sotto quel blu, lassù circa 15 anni fa. E non importa che quel pezzo nello specifico non l'abbia mai ascoltato in Irlanda, è la forza della musica. In quegli anni andavano gli Oasis, tantissimo. In Irlanda e in Scozia, nel '96/'97. Una vera Oasismania. I loro pezzi sono ricordi bellissimi, indimenticabili emozioni vissute, forse proprio per questo ho continuato ad apprezzare la band, probabilmente ben oltre il loro vero valore artistico, una questione di cuore, perché laggiù con noi c'era la loro musica, i loro concerti, i ragazzi e le ragazze con le loro T-shirt, i musicisti da strada in Grafton Street che suonavano le loro canzoni che immancabilmente riempivano anche i vari pub in cui ci si infilava. Semplicemente la colonna sonora di quei viaggi, cosa che ha riservato loro un pezzo in fondo al cuore, forse per sempre. E poi ci sono la strada e la classica road song, quella che ti trasporta in luoghi dove non sei mai stato, quella che acquista valore all'interno di una abitacolo, mani sul volante, sole negli occhi e montagne all'orizzonte. E di montagne all'orizzonte da queste parti ce ne intendiamo. I pulled into Nazareth, I was feelin' about half past dead/I just need some place where I can lay my head./"Hey, mister, can you tell me where a man might find a bed?"/He just grinned and shook my hand, and "No!", was all he said. The Band - The weight. Spazi aperti, libertà e una metà da raggiungere, gli Smiths donano al pezzo un'ottima interpretazione che va a impreziosire le magnifiche sequenze del film Easy Rider. Qui c'è tutta l'emozione che un pezzo può dare, legato a splendide immagini che rimarranno per sempre come un ideale purtroppo spesso irragiungibile. E' quella la sensazione, è la musica, è la libertà. Guardate le immagini, ascoltate il brano, chiudete gli occhi. Tutte le volte che ascolterete quel brano la sensazione tornerà, magia. Pura e semplice magia.
If I leave here tomorrow/Would you still remember me?/For I must be traveling on, now/'Cause there's too many places I've got to see. Lynyrd Synyrd - Freebird. Perché ci sono tanti posti che devo vedere. Magnifico, e che assolo finale ragazzi. La partenza, l'emozione che ti prende quando si lascia qualcosa per andare verso un posto nuovo, ve la ricordate la sensazione che si provava quando dovevate partire per una gita con i compagni di scuola. Chi è che non si portava il Walkman per ascoltare un po' di musica in viaggio? La lista e la proposta di brani a tema potrebbe essere infinita, il nostro connubio potrebbe essere estrapolato da film (Turné, Marrakech Express ad es.), serie tv (Supernatural, la prima che mi viene in mente) e tanto altro ancora. Ognuno di noi potrebbe aggiungere molti tasselli a questo mosaico. Infine, riallaciandomi al titolo del post, c'è il viaggio Torino-Milano che per me, forse più del caro Blackswan, significa in maniera inequivocabile musica. Ho affrontato parecchie volte questo tragitto, in auto e forse ancor più volte in treno. Perché musicalmente qui a Torino siamo sempre stati all'ombra della più grande Milano. La maggior parte degli artisti si esibiva lì, i promotori degli eventi si concentravano principalmente sul capoluogo lombardo. E noi ci si metteva in viaggio. Sulla Torino-Milano ho vissuto l'attesa per il mio primo concerto fuoriporta (Extreme - Three sides of every story al Palasesto) e per il mio ultimo in compagnia dell'amico Viktor di Radio Nowhere (The Wall Tour di Roger Waters proprio a bordo di Radio Nowhere, altro grande incontro tra musica e viaggio). Musica e viaggi sono due tra gli aspetti della nostra vita in grado di regalarci grandi emozioni. Quando si incontrano è tutta un'altra musica. Lord, I was born a ramblin' man/trying to make a livin and doing the best I can/And when is time for leavin'/I hope you'll understand/that I was born a ramblin' man. Ramblin' man - Allman Brothers Band.

13 commenti:

  1. eheheh vedi che ho fatto bene a venire anche qui: hai messo canzoni diverse, vabbe' Firma, ciao, lo dico anche a te che un giorno io pubblicherò le mie memorie di viaggio (della vita), e vorrei che questo scritto tuo e di Black fungesse da introduzione autorevole al mio ;) no perché la musica ha anche questa funzione di dare valore ad una vita qualsiasi, che apparentemente scorre come tutte le altre, alti e bassi e via dicendo, ma nel concreto ha una base musicale che fa la differenza. I miei ricordi sono legati anche alla musica che ascoltavo in quel periodo, e anche quando l’ho rimosso, ci pensa la musica a ricordarmelo. Uno degli ascolti più consapevoli però è proprio quella della musica da viaggio, non mi sono mai messa alla guida per un viaggio lungo senza preparare prima l’apposita compilation - ne ho anche una anti colpo di sonno, canzoni italiane da cantare a squarciagola, canzoni alle quali musicalmente e per contenuti non darei due centesimi, ma che mi hanno salvato la vita più volte – sso troppo ffurba ;)
    Bravi ragazzi, cia’ :)

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    1. Ciao Elle, hai fatto bene si a passare. Per l'into alle memorie poi ci si mette d'accordo ;)

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    2. Sì mi piace il tuo stile di racconto on the road, mi sembrava di essere lì a farmi Torino-Milano in bicicletta circondata dall'Irlanda! Sono sicura che un'introduzione in cui descrivi in questo modo il mio viaggio verso il supermercato per la spesa mensile (più una missione kamikaze che un'odissea) renderebbe affascinanti le mie memorie :) naturalmente potrei scrivere io l'introduzione, ma sono troppo elle-centrica nei miei discorsi, mi serve obiettività e uno stile apposito ;)
      (comunque c'è tempo tranquillo)

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    3. Potrebbe essere davvero divertente, io aspetto ;)

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  2. Molto interessante! Finalmente un post che non è solo l'ennesima recensione dell'ennesimo album che tutti conosciamo!
    Credo il viaggio, ma anche il "movimento" la fuga, la corsa siano caratteristiche quasi intrinseche di molta musica leggera dagli anni '50 ad oggi.
    Sarebbe interessante anche indagare la sfera opposta: l'immobilità... esiste musica "immobile"?
    Saluti e complimenti!

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    1. Gran bell'idea buttata lì, musica e immobilità. Ganzo.

      Benvenuto e torna a trovarmi.

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  3. Ciao Firma, ho commentato questo meraviglioso post ieri da Nick, e mi sembrava giusto passare anche da te. Volevo conoscerti. Complimenti, siete stati grandiosi. La passione nella vita è tutto. La passione ci fa sentire vivi. In questo post raccontate di una passione che è la musica, e la musica mi accompagna da sempre nel mio viaggio più importante che è la vita..a presto!

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    1. Ciao Mary e bentrovata. Scusa se ti rispondo tardi ma ho avuto una giornata molto molto intensa. Grazie per i complimenti, l'importante è riuscire a trovare qualcosa da condividere e con questo argomento il compito è stato facile e naturale. La musica è una passione quasi universale, conosco veramente poche persone che se ne disinteressano completamente. Cosa si perdono, aaargh!

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  4. Leggo il vostro post con sentimenti contrastanti. Se da un lato annuisco complice ad ogni vostra affermazione, dall'altro mi coglie un senso d'invidia per la riuscita collaborazione e il plauso dei lettori che avete ricevuto, senza contare una certa incazzatura per non avermi detto niente della cosa e non essere passato dalle mie parti...io che della comunione tra viaggio e musica ne ho fatto un blog a tema: that's my business, maledetti!...
    Mi fate sentire una merda e mai come ora RN mi risulta essere così inutile!...
    Bravi, ma la prossima volta, datemi un colpo di clacson...

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    1. Ci siamo già messi d'accordo in tal senso come ti accennavo oggi, non fare il rompicazzo :)

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    2. Poi da RN passo tutti i giorni (o almeno ogni volta che c'è una novità), e mi sembra proprio che anche il buon Black faccia lo stesso ;)

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  5. bel post!
    se l'avessimo scritto io e ford, ci saremmo scannati per tutto il tempo ahahah

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    1. Per questo le vostre blog-war sono divertenti :)
      Occhio però a non fare la fine della tv spazzatura che la gente guarda solo per trovarci la rissa.
      Ovviamente è solo una provocazione. Il contenuto dei vostri post è sempre ottimo. Almeno al 50%. Sempre validissima la parte a cura di... di.... aaaargh!
      E chinato il capo spirò!

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