Film autobiografico questo di Montiel, tratto dall’omonimo romanzo che il regista/scrittore ha pubblicato nel 2003.
A metà degli anni ottanta il giovane Dito (Shia LaBeouf) passa la sua giovinezza ad Astoria, sobborgo situato nel quartiere del Queens a New York. E’ un quartiere che non offre molto, le possibilità di combinare qualcosa di buono sono davvero poche. La vita di Dito è radicata tra quelle strade, qui ci sono gli amici, le ragazze, la famiglia. C'è soprattutto un padre, interpretato dal bravissimo Chazz Palminteri, che ama il figlio a tal punto da non permettergli di allontanarsi, nonostante questo significhi per Dito una vita passata, giornata dopo giornata, a bighellonare con i suoi amici. Droghe, gesti stupidi, tragedie e violenze.
Sembra di stare nelle Mean streets Scorsesiane del decennio precedente. Un nuovo incontro e alcuni eventi traumatici allontaneranno Dito dalla sua vita, dalla sua ragazza e dai suoi genitori. Lo allontaneranno dal padre che non riuscirà a capire.
Ai giorni nostri le cose sono cambiate parecchio, Dito è un uomo adulto, scrittore di successo grazie al libro Guida per riconoscere i tuoi santi. Sono quindici anni che non torna a casa. Ci sono incomprensioni, amarezza, rifiuti da seppellire. Ma ora il padre sta male, il ritorno è inevitabile.
Il Dito adulto è interpretato dall’attore del momento, quel Robert Downey Jr. che, messi da parte i vecchi problemi, riesce sempre a convincere critica e pubblico. Tornando nel quartiere incontra la sua prima ragazza, niente meno che Rosario Dawson, i vecchi amici (un massiccio Eric Roberts) e con grande difficoltà il vecchio padre.
Il film è doloroso e davvero ben riuscito. Ottimi gli interpreti e la fotografia dei luoghi. Shia LaBeouf è protagonista di un’interpretazione ottima che regge il confronto con quella degli altri attori ben più quotati.
Mi piacciono molto i film duri, i drammi molto più delle commedie. Se non avete paura dei momenti tristi questo film è da vedere.
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