sabato 7 luglio 2018

PIANO... PIANO, DOLCE CARLOTTA

(Hush... hush, sweet Charlotte di Robert Aldrich, 1964)

Con Piano... piano, dolce Carlotta il regista Robert Aldrich tenta di pianificare a tavolino un film che possa bissare il successo commerciale di Che fine ha fatto Baby Jane? uscito nelle sale un paio di anni prima, andando a girarne quasi un ideale sequel originariamente pensato, ancora una volta, per le due attrici rivali (non si esagera dicendo che le due provassero vero odio l'una nei confronti dell'altra): Bette Davis e Joan Crawford. Per varie vicissitudini, dovute proprio alla rivalità tra le due dive, la produzione incontrò diversi problemi e per un certo periodo, a causa delle assenze della Crawford, furono sospese le riprese; questi rallentamenti portarono all'esclusione della stessa Crawford dal film, quest'ultima venne sostituita da Olivia de Havilland, grande amica della Davis. Nella prima sequenza della versione finale del film rimane ancora una scena dove compare Joan Crawford inquadrata di spalle. Archiviate le turbolenze che si trascinano ormai da anni tra le due donne, il nuovo film di Aldrich può finalmente prendere corpo.

Forse il limite più evidente di un film comunque ottimo si può riscontrare proprio nell'intenzione palese di ricalcare gli schemi del film precedente dal quale l'unico scarto veramente importante è il ribaltamento di ruolo affidato alla Davis che qui, ancora una volta, interpreta una donna ormai priva di lucidità e che corteggia da vicino la follia, ma allo stesso tempo ricopre anche il ruolo di vittima e non più quello di folle carceriera. Ma le similitudini tra le due pellicole non si limitano alla sola presenza dell'iconica Bette Davis. Aldrich ricorre ancora una volta all'espediente del salto temporale: la vicenda si apre nel 1927, con una Carlotta (Bette Davis) ancora giovane, innamorata di un uomo sposato, John Mayhew (Bruce Dern), il quale è destinato di lì a poco a morire di un'orrenda morte. Qui si intravede la volontà di Aldrich, regista capacissimo, di spingere un poco sul versante più spaventoso, regalando allo spettatore momenti da brivido e amputazioni assortite che per l'epoca un po' d'effetto l'avranno anche fatto. Comunque, tornando sul tema temporale, il trauma giovanile provoca ripercussioni sulla mente della giovine, si passa quindi al 1964 dove ritroviamo una Carlotta più anziana in procinto di perdere la casa di famiglia espropriatagli dallo Stato. Anche qui, come accadeva in Che fine ha fatto Baby Jane? la donna vive nella grande casa con la sola compagnia della domestica Velma (Agnes Moorehead), anche lei all'apparenza poco centrata, e ancora una volta il fulcro della vicenda sarà il rapporto con una parente, non la sorella ma la cugina Miriam Deering (Olivia de Havilland), tornata al paese d'origine proprio per star vicina a Carlotta nel momento di maggiore difficoltà.


L'interpretazione della Davis è nuovamente magistrale, i suoi occhi spiritati sono portatori di pura follia e terrore, se non si raggiunge il livello di angoscia provocato dal precedente film si apprezzano comunque lo sviluppo e la tensione crescente della storia; Aldrich conferma un uso sapiente della macchina da presa offrendo una serie di inquadrature suggestive, ancora una volta magnifiche prospettive sulle scale, particolari di oggetti d'uso domestico, un bianco e nero dai tagli netti sempre avvincente e un maggior tocco macabro. Le macchinazioni di alcuni personaggi, i segreti relativi al vecchio omicidio, la salute mentale della protagonista e alcune rivelazioni finali rendono il film ancor oggi se non proprio inquietante almeno teso e carico d'interesse nell'attesa del dipanarsi dei vari nodi del mistero.

Se si volesse mettere a confronto le due pellicole, sul piano qualitativo questo Piano... piano, dolce Carlotta forse non raggiunge il livello del suo predecessore, è però sicuramente stata un'ottima occasione per Aldrich d'aggiungere alla sua filmografia un altro pezzo da novanta, un vero classico da consegnare alla storia del Cinema dei Sessanta. Poi, come sempre, tanto lo fa il gusto personale degli spettatori, non è affatto escluso che molti di questi possano preferire questo film a Che fine ha fatto Baby Jane?, in fondo non ci sarebbe proprio nulla da poter obiettare.

3 commenti:

  1. Io invece Feud ancora non l'ho visto, dovrò recuperarlo più avanti (ora sono preso da Westworld), Aldrich penso che per quel che ha fatto lo si ricordi troppo poco...

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  2. Un Maestro di cinema e poi l’uso sapiente del b&n

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