sabato 12 gennaio 2019

SUICIDE SQUAD

(di David Ayer, 2016)

Molto rumore per nulla. Alla fine i motivi per guardare Suicide Squad si potrebbero condensare in due sole parole. Se volessimo analizzare il film in un'ottica prettamente maschile queste due parole sarebbero Margot e Robbie. Adottando uno sguardo più affine a quello dell'altra metà del (nostro) cielo le due parole potrebbero diventare Will e Smith. Questa è ovviamente una piccola ma fondata provocazione, potremmo espandere il vocabolario del film anche alle parole Viola e Davis (interpretazione molto convincente) oppure a Jared e Leto. Ma il succo non cambia. La fonte principale di delusione è che Suicide Squad non mantiene quello che promette, questa squadra di antieroi che avrebbe dovuto essere composta dai peggiori bastardi in circolazione si rivela invece poco più di un club di taglio e cucito composto da educande a modo e per benino, certo magari un po' più rozze e sporche della media ma nemmeno lontanamente cattive, pericolose e spietate come il battage pubblicitario e le campagne di marketing avevano voluto farci intendere. Alla fine l'unico vero "figlio di puttana" presente nel film è proprio l'Amanda Waller interpretata dalla Davis, un'agente governativo cinico e spietato che riesce a tenere per le palle quella che dovrebbe essere la squadra meno gestibile sulla faccia della Terra. Un vero peccato perché potenzialmente le caratteristiche per tirare fuori qualcosa di diverso dal blockbuster con supereroi tanto caro all'industria hollywoodyana c'erano tutte, purtroppo come spesso accade in casa DC il risultato finale perde colpi e delude le aspettative, anche se comunque qualcosa di buono in Suicide Squad abbiamo potuto vederlo (no, state calmi, non è la storia quel che c'è di buono, ottimisti sì ma con moderazione).


Partiamo dagli aspetti positivi: le idee di base sono buone, questo perché vanno ricercate nei fumetti della DC Comics e non certo grazie al rispettivo comparto cinematografico che finora, Batman a parte, ha fatto perlopiù dei grossi buchi nell'acqua. Di positivo c'è che i personaggi della Suicide Squad sono ancora lì da qualche parte, messi nelle mani di sceneggiatori e registi capaci potrebbero dare buoni frutti in qualsiasi momento. Una speranza è meglio che niente. Alcune interpretazioni sono da apprezzare, così come anche la costruzione di un paio di personaggi. Il punto più alto del film risulta essere lei, Harley Quinn: divertente, irriverente, pericolosa e fuori di testa quanto basta per essere la degna compagna di un folle come il Joker, accidentalmente interpretata dalla bellezza mozzafiato che risponde al nome di Margot Robbie, un essere meraviglioso anche sotto tutto il trucco sbavato della dottoressa matta. Harley è l'unica vera scheggia anarchica e impazzita in un film molto più addomesticato di quel che avrebbe dovuto essere (e purtroppo anche lei rimane comunque nei limiti dell'hollywoodianamente ragionevole). Buona la prova di Will Smith nei panni di Deadshot, un killer infallibile, un mercenario prezzolato che però si scioglie di fronte alla sua bimba e che dimostra di essere un tenerone poco credibile; buon personaggio ma con diversi difetti in fase di scrittura. Leto non sembra affatto un Joker malvagio, anzi, l'attore esprime al meglio il lato folle del personaggio, compare troppo poco per poter giudicare con certezza la sua prova che comunque sembra più che positiva. Sopra a tutti l'Amanda Waller della Davis, l'unico personaggio azzeccato al 100%. Gli altri characters fanno da riempitivo, esteticamente molto ben presentati Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje) che gode di un gran lavoro sul trucco, Katana (Karen Fukuhara) ed El Diablo (Jay Hernandez), poco più che inutili gli altri. Niente male la colonna sonora, un po' slegata ma con qualche tocco di genio.


Tra gli aspetti negativi emerge in maniera vistosa un tasso di cattiveria davvero troppo basso in relazione ai personaggi coinvolti, una trama poco interessante e non sempre costruita al meglio e il difetto più grosso di quasi tutti i film DC visti finora (sempre non tenendo conto delle opere di Nolan): l'assenza di un avversario degno di questo nome. L'Incantatrice (Cara Delevigne) e il suo fratello distruttore sono semplicemente noiosissimi. Non mancano ingenuità di scrittura abusate e prevedibili: la Waller tiene tutti sotto scacco grazie alla classica bomba iniettata nel collo di questi super criminali mandati a compiere una missione suicida (un po' come fossero quella sporca dozzina), espediente noto fin dai tempi di 1997: Fuga da New York se non prima, ovviamente viene introdotto un personaggio in fretta e furia (Slipknot interpretato da Adam Beach) che anche lo spettatore meno sveglio individua come vittima sacrificale della bomba, utile per rendere narrativamente credibile la minaccia. Non si fa in tempo a finire di formulare il pensiero che questo scazza e la Waller lo fa saltare per aria con sommo gaudio di quello spettatore poco sveglio che ora crede di essere intelligente per aver intuito l'elementare dinamica. E ancora: chi avrebbe mai intuito che un bonaccione come El Diablo adeguatamente provocato avrebbe scatenato tutto quel casino? Insomma, passi l'essere prevedibili però senza esagerare, please!


Tirando le somme Suicide Squad si rivela l'ennesima occasione sprecata in casa DC, nei film della Distinta Concorrenza sembra sempre ci sia quel passetto in più che lascia ben sperare per il futuro e che puntualmente si rivela non essere nulla di più che appunto un semplice passetto. La Suicide Squad dovrebbe tornare in sala nei prossimi anni, auguriamoci perlomeno che finisca in mani più coraggiose e sapienti di quelle di David Ayer.

4 commenti:

  1. Già, molto rumore per nulla, eppure qualcosa di buono c'è, solo una (forse anche la musica) ma che salva nel complesso tutto ;)

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  2. Il senso di tutta la operazione è nel video Heathens dei 21 pilots - song che accompagna i titoli di coda - e che ci porta tutti in un mondo in cui cattivi e picchiati nella zucca possono cantare la loro canzone e nel crepuscolo salvare il mondo dalla apocalisse. Un frame per tutti: Will Smith che si mette in guardia - l'aria suonata di un Battlin Murdock poco prima di lasciarci - ed accoglie così chi apre la porta della sua cella. Poteva essere meglio. Poteva sbancare il botteghino, se avesse avuto una maggiore coerenza interna. Oppure avrebbe potuto andare in una direzione diversa ed essere un low budget - come una variante della Dirty Dozen o del fumetto di guerra da cui la famosa versione di Ostrander /AAVV prende le mosse - come lo Arkham Asylum che Kev Smith vorrebbe girare. Ha scelto invece il bislacco, scaleno mood del terzo Spidey di Raimi. Scommetterei che Ayer ha dovuto fare i conti con le forbici di Mamma DC e che poco della sua visione sia rimasto. So goes life.

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    1. Con le grosse compagnie spesso va così, spero ci siano altre possibilità di vedere questi ragazzacci muoversi all'interno di una storia imbastita un pochino meglio. Chissà...

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