(The lovely bones di Peter Jackson, 2009)
Funziona poco l'Amabili resti del neozelandese Peter Jackson, film che arriva dopo la sbornia di premi ottenuti dal regista prima per la trilogia de Il Signore degli anelli tratta dall'opera di J. R. R. Tolkien e poi per il remake moderno del classico del cinema fantastico King Kong. Probabilmente chi vi scrive non è la persona più adatta per decantare l'opera di Jackson avendo rischiato a più riprese il decesso per tedio durante la visione dei primi due capitoli della celebre trilogia (La compagnia dell'anello e Le due torri) e avendo accuratamente scansato, sotto consiglio medico, la visione del terzo (Il ritorno del re) onde evitare un'altrimenti probabile e prematura dipartita. Abbagliato forse dal gigantismo produttivo delle precedenti avventure cinematografiche, nel tornare a una dimensione un poco più contenuta Jackson perde la misura e costruisce un film al quale manca l'equilibrio delle dosi (il famoso q.b. culinario) e nel quale il Nostro, in veste di cuoco, si è dimenticato completamente di mettere il sale. Ora non è che la pietanza che risulta dal lavoro del regista sia proprio immangiabile, poggia però su ingredienti che mal si amalgamano tra di loro e presenta sapori che colpiscono poco il palato, magari lasciano qualche retrogusto indovinato che fa anche assaporare per un momento cosa avrebbe potuto essere quel piatto se fosse stato veramente riuscito, nel complesso l'esperienza lascia invece un po' di amaro in bocca, un sapore difficile da trascurare dovendo azzardare un giudizio finale.Susie Salmon (Saoirse Ronan) è una ragazza di quattordici anni che vive in un paese della Pennsylvania negli anni Settanta del secolo scorso. La sua è una vita normale: la scuola, la cotta per Ray (Reece Ritchie), la vita in famiglia con papà Jack che fa il ragioniere, mamma Abigail (Rachel Weisz) e la sorella Lindsey (Rose McIver), la bizzarra e moderna nonna Lynn (Susan Sarandon). Un giorno tornando a casa attraverso i campi Susie si imbatte in uno dei suoi vicini di casa, George Harvey (Stanley Tucci), il quale con l'inganno attira la ragazza in una sorta di "rifugio sotterraneo per giovani" che l'uomo ha costruito (come?) sottoterra in mezzo ai campi. Qui Harvey, che si rivelerà essere un assassino seriale, uccide brutalmente la piccola Susie che trasmigrerà in una sorta di limbo pre-paradisiaco dal quale la ragazza sarà ancora in grado di vedere le sorti della sua famiglia seguenti alla sua dipartita pur non potendo in alcun modo (o quasi) interagire con loro. Dopo la morte della ragazza si assiste allo sfascio della famiglia Salmon con un padre ossessionato dalla ricerca del colpevole che interferisce a più riprese nelle indagini dell'ispettore Fenman (Michael Imperioli) e una madre spersa che finirà per allontanarsi da casa; la più lucida sembra essere Lindsey che per prima inizierà a sospettare del viscido vicino di casa.
Amabili resti è tratto dall'omonimo romanzo di Alice Sebold edito nel 2002 e portato in Italia lo stesso anno dall'editrice E/O. Per il film Peter Jackson sceglie spesso di mostrarci il punto di vista della defunta Susie, una Saoirse Ronan ancora giovane ma già dotata di un talento limpido e chiaramente leggibile. In altri momenti il focus si sposta sugli altri protagonisti della vicenda, una pluralità di sguardi che di base potrebbe anche essere apprezzabile se non fosse per il fatto che da spettatore si subisca l'impressione un poco fastidiosa di un'irrisolutezza di fondo che sembra lasciar intendere una poca lucidità di intenzione, insomma, che tipo di film si voleva veramente andare a costruire con questo Amabili resti? Da queste parti non l'abbiamo mica capito tanto bene. Il film di Jackson ha il sapore (non troppo prelibato) di un pastiche che oscilla tra thriller, dramma e insopportabili derive che non saprei nemmeno definire (new age d'accatto?) legate a tutta l'esperienza nel limbo della protagonista, fatta di colori saturi, luci sparate, simbolismi grossolani e ambientazioni improponibili che avremmo preferito realizzate in cartapesta. Nella tragedia si innestano personaggi poco credibili come la nonna sopra le righe della Sarandon, stride la dicotomia mondo reale/limbo che non sembra mai amalgamarsi bene o trovare il suo giusto contatto, problema dettato anche da una mancanza vera di interazione tra i due mondi che avrebbe almeno potuto far virare il film verso derive sovrannaturali in potenza (forse) più interessanti, e invece... Insomma, a conti fatti questo Amabili resti fallisce nel coinvolgere lo spettatore, produce qualche buon momento, qualche passaggio di tensione e regala almeno due ottime prove, quelle di Tucci e della Ronan, non riesce però mai a portare un affondo e a essere incisivo; non proprio tutto da buttare ma parecchio da rivedere.
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