venerdì 15 gennaio 2016

I 3 DELL'OPERAZIONE DRAGO

(Enter the Dragon, di Robert Clouse, 1973)

"Lei, Han, è un personaggio da romanzo a fumetti", e così è. La frase pronunciata dal nero Kelly Williams (il campione di arti marziali Jim Kelly) inquadra bene l'antagonista di questa storia, sopra le righe come molti altri elementi della pellicola, un personaggio che se proprio non vogliamo considerare come residuato di uno dei peggio scritti giornaletti dei '70, non si cura di nascondere la sua devozione per gli strambi cattivi bondiani tanto in voga in quegli anni. Malvagio, gatto bianco da accarezzare, mano in ferro (battuto?) e ciuffo ribelle tutto di riporto, grande esperto d'arti marziali. A creare un piccolo cortocircuito la celebre scena degli specchi che richiama in qualche modo altre sequenze bondiane, questa volta successive e penso all'opening scene de L'uomo dalla pistola d'oro ad esempio, ma chissà quali altri rimandi sono presenti al mondo dell'agente segreto al servizio di Sua Maestà. In fondo gli anni erano quelli, così come erano gli anni della blaxploitation, altro cortocircuito curioso e affascinante, reso vivo dalle inconfondibili musiche di Lalo Schifrin e dalla presenza dello stesso regista Robert Clouse, direttore anche di Black Belt Jones, altra commistione arti marziali/cinema nero con protagonista proprio Jim Kelly. E così, a riguardare il film dopo decenni dalla sua prima visione, quel che più colpisce è proprio questo miscuglio d'elementi prima ancora delle coreografie e della presenza scenica di un Bruce Lee che finora non abbiamo neanche nominato.


I 3 dell'operazione drago, reputato tra i migliori film del genere (e per chi non abitasse sul pianeta Terra si parla d'arti marziali), ha una trama che non spicca in originalità più di un qualsiasi thriller (a esser generosi) da quattro soldi, sicuramente i punti di forza di una pellicola divenuta un piccolo culto non stanno lì. Ovviamente è il mito di Bruce Lee a fare tutta la differenza, il suo modo regale di stare in scena, le sequenze coreografiche, i combattimenti e tutta una serie di particolari che analizzati uno a uno possono anche far sorridere. Prendiamo ad esempio i gridolini, i suoni che accompagnano i colpi o le ossa che si spezzano, i balzi inverosimili, le armi da taglio lanciate con un soffio e via dicendo, poco credibili ma di sicuro effetto.

In fondo a nessuno importa delle incongruenze narrative in un film come questo, che importa se può sembrare improbabile che un fetente che amministra un'intera isola non possegga nemmeno un'arma da fuoco (o non riesca a nasconderla) o che un gruppo di karateka allo stremo delle forze ne sconfigga un altro super allenato. Quello che importa è che prima di un colpo ben assestato Lee si tocchi una ferita e assaggi il suo stesso sangue, che vendichi la memoria della sorella perduta e ristabilisca l'onore del tempio shaolin. In fondo bastano poche cose per entrare nel mito.


7 commenti:

  1. L'ho recuperato qualche mese fa su Rai 4. Capisco perchè è un cult

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    1. Forse ancora più di culto le scene di Lee con la tutina gialla con striscia nera, ma quello è un altro film.

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  2. Questa tipologia di film rientra nei ricordi d'infanzia XD Film che vedevo con mio padre e dei quali ora ho un vago ricordo, ma bello! E mi piacevano un sacco *__* Dovrei rivedere questo titolo e vedere che effetto mi fa oggi, chissà... E adoravo le OST!

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    1. Ricordi d'infanzia anche per me, mio padre ha sempre avuto il pallino delle arti marziali, quindi Bruce Lee ma più avanti anche Van Damme o Steven Seagal. Cose che io ho sempre guardato senza affezionarmici poi troppo, però Lee lo riguardo volentieri, anche perché amo l'estetica cinematografica dei '70, gli altri decisamente meno :)

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    2. PS: Concordo con le OST, Lalo Schifrin un mito in questo segmento.

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  3. L'ho rivisto un po' di tempo fa in tv su qualche sparuto canale del digitale terrestre. Per me Lee è e sempre rimarrà un mito della mia infanzia. :-)

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    1. Per molti di noi (ora non so di che anno tu sia), come diceva anche Glò qui sopra, il ricordo di un certo tipo di film (ma anche di telefilm) è legato ai ricordi e alle piccole passioni dei nostri genitori, a mio padre ad esempio sono sempre piaciuti i film di arti marziali con Bruce Lee come collego alle sue visioni (che quando ero piccolo erano per forza di cose anche le mie, di tv all'inizio ce n'era una sola) anche telefilm come Star Trek, i Chips, Baretta, Sulle strade di San Francisco e via discorrendo. Più che l'opera in se sono il mito e il ritorno all'infanzia a farla da padrone in certi casi.

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