(di Nimród Antal, 2003)
Nimród Antal è un regista californiano di origini ungheresi. Proprio in Ungheria Antal si forma nelle arti cinematografiche, qui dirige i suoi primi lavori: alcuni cortometraggi, questo Kontroll, suo primo lungo, partecipa ad altri progetti in qualità di attore, si dedica a video musicali... in qualche modo fa la sua bella gavetta che lo porterà in seguito a lavorare a Hollywood anche su progetti di un certo peso. Per il suo primo lungometraggio Antal si imbarca in un'impresa non proprio semplicissima, riuscendo a portarla a termine con risultati davvero ottimi. Kontroll è infatti un film girato interamente all'interno dei confini della metropolitana di Budapest, lungo i suoi binari, nelle stazioni della metro, nei suoi cunicoli, a bordo dei vagoni, lungo le infinite e ripidissime scale mobili; Antal sceglie come set uno dei classici nonluoghi teorizzati dal francese Marc Augé, ci si immerge completamente insieme al cast del suo film che per diverso tempo è stato costretto a girare nei soli orari di chiusura della metro, fare altrimenti sarebbe stato impossibile. Ne esce un film inevitabilmente claustrofobico ma mai opprimente, attraversato da molti momenti surreali e divertenti, garantiti da un gruppo d'attori fuori di testa, ognuno in maniera differente; Kontroll è anche un film teso, con passaggi drammatici, introspettivi, riflessivi, un ottimo amalgama al quale non mancano né i colpi bassi né dolci risvolti romantici.
Al centro della storia un gruppo di controllori (da qui il titolo) al lavoro nella metro di Budapest, personaggi strampalati, degli outsiders dei quali uno nella metro pare ci viva proprio, giorno e notte, senza mai uscirne. A causa del soggetto del film sorsero altri problemi, non essendo i protagonisti ritratti proprio come un gruppo di aquile, la società dei trasporti della città non voleva dare il benestare all'uscita del film, concesso solamente dopo aver ottenuto la promessa (poi mantenuta da Antal) di poter introdurre il film con un comunicato da parte di uno dei dirigenti che sottolinea i distinguo tra finzione e i reali corpi di controllo in forze alla BKV, la società di trasporti di Budapest.
Ogni giorno diverse squadre di controllori, in aperta rivalità tra di loro, pattugliano le linee della metro di Budapest in cerca di infrazioni, persone senza biglietto, possessori di abbonamenti contraffatti o irregolari, in un ripetersi ciclico e quotidiano di incontri insoliti, zuffe, discussioni e alterchi nella ferma consapevolezza di far parte di una categoria (a rischio) odiata e disprezzata da tutti. Antal mette sotto i riflettori la squadra di Bulcsú (Sándor Csányi), un caposquadra impavido che ha eletto la metro a sua residenza permanente. Con lui ci sono il professore (Zoltán Mucsi), uomo esperto, d'una certa età che cerca di mantenere le cose sul giusto binario, lo stralunato e macchiettistico Lecsó (Sándor Badár), il giovane Tibi (Zsolt Nagy) che sembra non avere un grammo di sale in zucca e il narcolettico Muki (Csaba Pindroch). C'è tensione nell'aria, nell'ultimo periodo si sono accumulati nella metro diversi casi di suicidi sospetti, le autorità sono in cerca di indizi rivelatori, chi meglio di un controllore potrebbe tenere gli occhi aperti sulla situazione? Per Bulcsú e i suoi il lavoro continua, alienante, rognoso, poco gratificante, ravvivato da scontri continui con l'utenza, con i colleghi, con i superiori, e ammansito da qualche amico, dal sorriso dolce di una ragazza vestita da orso (Eszter Balla).
Per alcuni versi Kontroll si potrebbe accostare a un certo cinema postmoderno, alcuni dialoghi, il ritmo, la regia che presenta delle belle intuizioni potrebbero far pensare al Cinema di alcuni registi di grido, è un esordio riuscito molto bene questo di Antal, capace di mescolare il lato più scanzonato della vicenda e dei personaggi al thrilling di alcune situazioni molto tese e a una serie di riflessioni pessimistiche o quantomeno malinconiche che non lasciano indifferenti. La scelta particolare di non uscire mai dai confini della rete metropolitana risulta vincente, indovinato lo score musicale di stampo elettronico da parte della band ungherese dei Neo. Opera prima da vedere, poi Antal si è trasferito in pianta stabile a Hollywood per tornare alle origini solo nel 2017 con A Viszkis, film che a questo punto potrebbe valer la pena recuperare.
No, non l'ho visto, e l'ambientazione ristretta non mi intriga, però mai dire mai ;)
RispondiEliminaCiao Pietro, già averti segnalato un film che non hai visto è per me una soddisfazione :)
EliminaComunque te lo consiglio, è un ottimo esordio, la regia è molto dinamica, l'ambientazione ristretta non pesa, ci si muove parecchio tra treni, cunicoli, stazioni, binari, sale controllo... insomma, il dinamismo non manca, se riesci una visione concedigliela.