Ha il sapore della chiusura del cerchio questo film che potrebbe essere l'ultimo del franchise di Toy Story (ma l'abbiamo pensato anche alla fine del capitolo precedente), un episodio nel quale più o meno tutti sembrano crescere e trovare il loro posto nel mondo: giocattoli, bambini, ideatori del brand e forse anche alcuni di noi spettatori. Ancora una volta la squadra di Toy Story punta a colpire attraverso i sentimenti, un senso diffuso di malinconia e una sferzata di positività nell'abbracciare un futuro che può essere incerto, nuovo, ma che solo così potrà portare alla quotidianità nuova energia e nuove esperienze.
Al centro del racconto, nonostante la presenza del nuovo arrivo Forky, c'è sempre lo sceriffo Woody, il giocattolo che più di tutti ha rappresentato nel corso degli anni l'altruismo e l'amore incondizionato per i bambini, soprattutto per il "suo" bambino, quell'Andy che ormai è cresciuto e per sopraggiunti limiti d'età ha regalato tutti i suoi giocattoli, Woody compreso, alla piccola Bonnie. Oltre al distacco dall'amato Andy, Woody dovrà superare la separazione da Bo Peep, damina giocattolo per la quale lo sceriffo prova un sentimento d'amore e che verrà regalata prendendo la via per altri lidi.
In Pixar, focalizzando i contenuti di questo quarto episodio su Woody, Forky, Bonnie e Bo Peep, sono bravi a inserire nel film una serie di situazioni capaci di toccare le corde emotive un po' di chiunque e nelle quali ognuno di noi può in qualche modo trovare riscontro. C'è una sequenza durante la quale Woody, lungo una strada buia, racconta a Forky quali emozioni abbia suscitato in lui il distacco da Andy, una scena sulla quale ammetto di aver versato qualche lacrima, perché chi come me è genitore non ha potuto evitare di mettersi nei panni di quello sceriffo dall'animo candido, che altro non sta facendo se non vedere suo figlio crescere e avere sempre meno bisogno di lui fino a doverlo lasciare andare via, così come è naturale che sia. Ma questo susseguirsi naturale delle cose non può evitare di farlo sentire spiazzato, sempre più inutile e privo di quel riferimento che per così tanti anni ha dato significato alla sua vita. L'amore non finirà mai ma la crisi è dietro l'angolo. Allora Woody si concentra su Bonnie, la aiuta a superare i suoi timori (l'inserimento all'asilo), le sue paure, ma Woody non è il giocattolo preferito di Bonnie, viene spesso messo da parte, la bambina si crea un suo feticcio proprio il primo giorno d'asilo usando dei semplici rifiuti: una forchetta di plastica, un filo rigido modellabile, parti disegnate, pezzetti di legno... ed ecco Forky, il nuovo giocattolo al quale Bonnie si legherà profondamente. Su Forky, personaggio forse non sviluppato fino in fondo e oscurato da Woody, viene fatto un lavoro ben diverso; Forky infatti si sente spazzatura, è fatto da spazzatura e non fa altro che tentare di gettarsi via, non importa quanto amore la sua bambina riversi su di lui. Ci si può leggere tutto un percorso sull'accettazione e sull'autostima utile non solo per i ragazzi ma anche per tutti quegli adulti che per un motivo o per l'altro sono bollati come falliti dalla società moderna, una condizione dalla quale si può uscire grazie all'amore magari di un amico sincero (ancora una volta Woody). L'altra chiave di lettura interessante è quella sul trovare il coraggio di andare avanti, accettare il cambiamento e lasciar andare via ciò che non possiamo più avere, senza smettere mai di coltivare un sentimento per ciò che non è più come prima, ma comunque guardando avanti, verso cose che magari, perché no, potrebbero rendere la vita migliore e più piena, discorso non sempre semplice da mettere in pratica e che nel film è rappresentato dalla nuova vita di Bo Peep, ormai giocattolo perduto, slegato dai vincoli del passato ma anche più libero. In quest'ultimo personaggio emerge il lato femminista che è presente ormai in molte opere degli ultimi anni, una figura femminile quindi forte, libera, non condizionata ed indipendente che ha abbracciato uno stile di vita al quale anche Woody potrebbe tendere se non fosse frenato da una serie di limiti auto imposti.
Nello svolgimento Toy Story 4 non presenta grosse novità, ricalca lo stile avventuroso dei capitoli precedenti affidando alle marionette del negozio d'antiquariato quella spruzzata finto horror atta a dare un po' di pepe in più alla narrazione, introduce qualche nuovo personaggio effettivamente riuscito (e più che a Forky penso a Duke Caboom e alla coppia formata da Ducky e Bunny) e offre una parte tecnica come al solito ineccepibile con vette sui paesaggi realmente impressionanti.
In fin dei conti un altro bell'episodio, probabilmente il franchise non ha più moltissimo da dire, soprattutto per quel che riguarda sviluppi e situazioni, però dal lato sentimentale e metaforico e sul piano delle gag se la cava ancora egregiamente. L'impressione che questa sia la fine c'è, se poi col tempo dovesse venir fuori un nuovo capitolo non sarò di certo io a rifiutare di andarlo a vedere. Doveroso il ricordo finale a Fabrizio Frizzi, storica voce italiana di Woody, al quale con affetto dedichiamo questo post.
Duke Caboom mi è entrato nel cuore, ora vorrei sul serio un'action figure di lui :D
RispondiEliminaAnche io, è la prima cosa che ho detto a mia figlia alla fine del film: "appena passiamo al Disney Store..."
EliminaUn ottimo quarto capitolo, apprezzabile proprio in chiave adulta, a me è piaciuto parecchio.
RispondiEliminaEcco, non l'ho ancora visto anche se mi sono piaciuti tanto gli altri, ma questa emozionante recensione mi sprona a darmi da fare per vederlo. Ho sentito anche io, attraverso i miei brividi, la profondità del sentimento(inevitabile, giusto, comprensibile) che scoppia nel cuore di un genitore che ha figli ormai adulti, forti, saldi, ma autonomi....e non basta dirsi: forse se sono così ben strutturate, hai "seminato è coltivato" bene per non sentire un pó di vuoto, e poi il messaggio sul vincere !'essere definiti un fallimento, l'aiutarsi....che bei messaggi. Grazie firma cangiante, hai reso una semplice recensione, una pagina di speranza
RispondiEliminaGrazie a te e soprattutto grazie a Pixar che sforna sempre cose di alto livello capaci di emozionare e far pensare. Il rapporto con i figli è inevitabilmente in continuo mutamento e con il tempo il fatto di essere per loro poco per volta sempre meno indispensabili fa male, è inutile negarlo. Impossibile non emozionarsi di fronte a talune scene del film, ci sono messaggi importanti inseriti in una cornice molto divertente. Visione consigliata.
EliminaFa piacere che comunque non sembra dare l'impressione di essere una cosa gettata lì tanto per, ma trova un suo senso... :)
RispondiEliminaMoz-
Assolutamente, ancora un bel prodotto targato Pixar.
Eliminaquesto è già segnato per la visione :)
RispondiEliminaSi, lo devi vedere.
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