venerdì 26 luglio 2019

NEMICO PUBBLICO N. 1

(Mesrine: L'instinct de mort di Jean-François Richet, 2008)
(Mesrine: L'ennemie public n° 1 di Jean-François Richet, 2008)

Nemico Pubblico N. 1 è il progetto ambizioso di Jean François Richet che porta al cinema con ben due film di cospicuo minutaggio, usciti in sala pressoché simultaneamente, la storia di Jacques Mesrine (Vincent Cassel), criminale d'oltralpe che nella Francia a cavallo tra i 60 e i 70 del secolo scorso si creò la fama di nemico pubblico numero uno. I due film, L'istinto di morte e L'ora della fuga, ci danno modo di apprezzare il miglior Vincent Cassel di sempre che sfoggia nei panni di questo criminale una statura attoriale da gigante, un misto di fascino, brutalità, simpatia, guasconeria e trasformismo da lasciare senza fiato. Si divide gli onori con la regia inebriante di Jean-François Richet del quale sarebbe interessante approfondire il discorso sulla filmografia andando magari a recuperare anche le sue opere precedenti a queste, per lo più uscite solo per il mercato francese (e comunque non qui da noi). L'andamento è circolare, il primo film si apre con quella che sarà anche l'ultima sequenza del secondo, la morte di Mesrine a Clignancourt, Parigi. In mezzo la vita di questo giovane criminale, dai primi passi nella violenza della guerra d'Algeria, alle rapine in banca su territorio francese, e ancora le evasioni, il Canada, la pseudopolitica, le idee rivoluzionarie, le donne, i rapimenti fino alle più ignobili esecuzioni. Il regista si destreggia molto bene nel dipingere un uomo che riesce ad affascinare lo spettatore, a coinvolgerlo come effettivamente Mesrine faceva con l'opinione pubblica francese, rendendolo a tratti simpatico e accattivante, senza mai dimenticare il suo lato bestiale e moralmente irricevibile, alcune sequenze risultano effettivamente disturbanti dal punto di vista della psicologia di un uomo capace di non fermarsi davanti a nulla.


Ne L'istinto di morte l'approccio usato dal regista e dalla sceneggiatura per inquadrare il personaggio è quello biografico, tanti fatti amalgamati in una narrazione solida che fanno crescere Mesrine e poco a poco lo trasformano nel criminale che anni dopo troverà la sua fine tra le vie di Parigi. La regia guarda al Cinema dei 70, molto a quello d'azione americano si è detto, a mio avviso però mantiene sempre uno sguardo molto vicino a quello del Cinema francese del passato, a quello del polar, anche quando l'azione si sposta nelle moderne città del Canada o all'interno delle carceri, qui c'è una  giusta mistura di influenze franco-statunitensi che non respinge le due anime del film ma che anzi contribuisce ad accrescerne l'efficacia. Quando invece ci spostiamo in Francia, nelle vie di Parigi, nei bar fumosi, nelle stanze d'hotel insieme alle puttane, vicino ai volti di Gerard Depardieu e Gilles Lellouche, ottime spalle di un inarrivabile Cassel, sembra quasi di vedere quelli di Gabin o Delon e Ventura. Molto spazio hanno i rapporti con le donne, alcune molto importanti nella vita di Mesrine, dalla moglie Sofia (Elena Anaya) fino all'ultima donna della sua vita, la sensuale Sylvia (Ludivine Sagnier) passando per Jeanne (Cécile De France) con la quale vivrà il suo periodo alla Bonnie e Clyde. Un primo episodio in crescita costante che ci lascia inquadrare il protagonista narrandone una cospicua parte di "carriera", un personaggio al quale in qualche modo, cinematograficamente parlando, lo spettatore si affezionerà fin da quei primi split screen che ce lo propongono su piani molteplici.


L'ora della fuga ha un piglio ancor più dinamico, nelle prime sequenze Richet dimostra di saper gestire la camera con gusto impareggiabile, ne escono scene action godibilissime che predispongono lo spettatore nel migliore dei modi alla visione di questo secondo capitolo della biografia di Mesrine. Compare qui per la prima volta quello che potrebbe essere considerato l'avversario del gangster, il commissario Broussard (splendido lavoro di mimesi su Olivier Gourmet) che sarà a capo di quella specie di commando che si troverà di fronte Mesrine alla fine della sua strada, una fine che in Francia suscitò numerose polemiche nei confronti dei metodi giustizialisti della polizia d'oltralpe. Il secondo episodio sembra meglio immerso nella scena politica internazionale di quegli anni, con riferimenti alla cronaca nera di stampo terroristico, sullo sfondo il caso Moro e le Brigate Rosse nostrane e accenni ai tedeschi della banda Baader-Meinhof. Emerge il lato più narcisista e vanesio di Mesrine, intollerante alle critiche dei giornalisti e con la pretesa d'ammantarsi in maniera quasi ridicola di ideali alti che ancor più sottolineano la spietatezza e l'indole da puro e semplice criminale di Mesrine.

Un biopic in grande stile, Cinema di classe e un regista che almeno per il sottoscritto è stato una bella rivelazione. Vincent Cassel enorme, recupero obbligato.

4 commenti:

  1. Intravisto qualche tempo fa su Rai4 o Rai5 o RaiMovie. Non male.

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    1. A me è piaciuto davvero molto, poi non conoscevo per nulla questa storia.

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  2. Per me ne bastava uno, comunque sì, non male, però si poteva fare di più ;)

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    1. Certo, potevano fare di più, potevano farne tre :) A me sembra un racconto più che affascinante.

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