domenica 19 luglio 2020

LA VENDETTA DELLE OMBRE

(di Mauro Boselli e Massimo Carnevale, 2020)

Anno ricco per gli amanti del Tex in formato gigante. Causa la lunga gestazione del Texone di Claudio Villa (l'albo, programmato già da tempo, è uscito infine lo scorso febbraio) possiamo godere di una doppia dose dello Speciale Tex - questo il nome ufficiale del Texone -, il mese scorso è stato infatti dato alle stampe anche l'albo programmato per quest'anno e disegnato dal notissimo Massimo Carnevale, illustratore d'eccezione e copertinista di grande talento. Carnevale inizia a lavorare nel campo del fumetto con la Edilfumetto per approdare poi in Eura Editoriale (oggi Aurea) dove è rimasto per lunghissimo tempo cominciando proprio con le copertine di Lanciostory e Skorpio, riviste antologiche ormai storiche che tutti quanti associano immediatamente all'Eura. Negli anni 90 insieme al compianto Lorenzo Bartoli e ad Andrea Domestici lavora su quello che è divenuto un piccolo culto (e un buon successo commerciale): Arthur King. La notorietà aumenta con lo splendido lavoro fatto nel corso degli anni con le copertine della serie Eura John Doe ancora di Bartoli con Roberto Recchioni, proprio tramite quest'ultimo approda in Bonelli, prima su Dylan Dog con uno degli albi più apprezzati della storia recente della serie, Mater Morbi, per arrivare poi a questo Texone.

Boselli imbastisce per il disegnatore romano un'altra ottima sceneggiatura che mescola diversi elementi portando Tex una volta ancora in quei territori ibridi dove la cruda realtà delle pallottole di piombo incontra il mistero etereo degli spiriti. Come elemento di congiunzione troviamo il Carnivale, il carrozzone itinerante che porta alla gente semplice di provincia il sollazzo macabro dei freaks, dei "fenomeni da baraccone" da ammirare e additare con malcelata meraviglia e stupore (a riguardo si consiglia di recuperare la bella serie tv Carnivale). Questo circo errante, composto in prevalenza da artisti con sangue indiano, è diretto dal mefistofelico Jack Shado, il carrozzone indiano unisce le forze per portare a termine un loro piano di vendetta con i fratelli Fortune, due poco di buono sulle cui tracce ci sono Tex, Carson, Kit e Tiger Jack, cosa che rende il loro cognome davvero fuori luogo. Se i due fratelli sono mossi da pura e semplice avidità, gli indiani hanno da lavare un'onta importante e per far questo si serviranno delle spaventose ombre.

Massimo Carnevale mette il suo stile a servizio del west, della narrazione classica texiana, pur confezionando un bellissimo Texone questo è un po' un peccato. Avendo gli occhi ancora illuminati da alcuni splendidi lavori del disegnatore eseguiti per varie copertine, mi aspettavo un approccio al Texone più sperimentale e personale, che è quello che mi aspetto ogni volta che acquisto un Texone e che purtroppo non sempre ritrovo. Sia chiaro, il lavoro di Carnevale e inattaccabile, uso fantastico degli scuri per ombre e notturni di rara inquietudine, studio delle inquadrature per rimarcare al meglio le sequenze più "orrorifiche" e sovrannaturali, graffi sui volti a definirne cumuli di primavere passate, eccessi di cattiveria, lampi di follia, immota testardaggine. Lavoro eccelso sulle atmosfere, nella resa delle condizioni climatiche ma soprattutto una maestria naturale nel donare spessore immediato ai protagonisti dell'Indian Carnival come Tommy Skeleton, Jim Coyote, Storm, Johnny Bear, L'Uomo Tatuato, la bella Tesan-Win e l'inquietante Strega Ragno. Insieme a quello di Villa il Texone di Carnevale costituisce un'accoppiata preziosa, annata ricca come si diceva, il Tex gigante è ormai un must per gli amanti del western che quest'anno hanno trovato pane per i loro denti.

4 commenti:

  1. è piaciuto tantissimo anche a me, molto belle le atmosfere della storia e i disegni. L'ho preferito di tanto all'altro albo speciale L'inesorabile che è stato molto piu' elogiato.

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    1. Forse tra le due sceneggiature anche io ho preferito questa, però grande accoppiata quest'anno, non ci si può proprio lamentare.

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  2. direi di si. l'altro mi ha deluso parecchio. poi io mi aspetto sempre una nuova saga western dalla Bonelli, proprio nuova nuova ma sono solo sogni.

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    1. Beh, Deadwood Dick a me non è dispiaciuto affatto, purtroppo è durato poco...

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