(Up in the air di Jason Reitman, 2009)
Tra le nuvole arriva dopo il successo ottenuto da Jason Reitman con il suo film precedente, Juno, opera che poteva contare sull'ottima sceneggiatura di Diablo Cody, vincitrice anche dell'Oscar nella sua categoria. In confronto al suo predecessore, tanto per rimanere in tema, potremmo dire che Tra le nuvole ha le ali spuntate; ci troviamo al cospetto di una commedia piacevole, discreta, con diversi argomenti interessanti a tenerne le parti ma che finisce per rifugiarsi in un'apologia familista molto trita e risaputa, questo nonostante non manchino le frecciate all'istituzione familiare, così come è chiara la volontà critica verso un sistema americano legato alla gestione del lavoro e delle persone troppo poco umano, freddo e in fin dei conti dannoso. Tutti elementi lodevoli, buono inoltre il cast, sono diversi anche i momenti apprezzabili di regia, tutto molto ben realizzato e confezionato ma anche tutto molto (troppo) convenzionale nonostante qualche piccola sorpresina verso il finale.Ryan Bingham (George Clooney), nessun vincolo di parentela con l'omonimo cantautore, è un frequent flyer che per lavoro passa la maggior parte della sua vita in volo, in viaggio, negli aeroporti o nelle camere d'albergo degli Stati Uniti. Ryan è felice della sua vita scandita dai passaggi in quelli che l'antropologo Marc Augé definirebbe non-luoghi, difende e addirittura vende in conferenze apposite la teoria dello zaino vuoto, vede i rapporti stabili come una zavorra, un peso capace di minare mobilità e libertà, tanto da impedire la felicità piena che pensa si possa trovare solamente in un'esistenza sempre in movimento e non radicata, simile a quella che lui stesso conduce. Ryan lavora per un'agenzia che si incarica di comunicare ai dipendenti di altre aziende il loro licenziamento, di fargli sapere che il loro contributo non è più richiesto, che per loro non c'è più posto in società; è un lavoro che Ryan svolge senza farsi troppo coinvolgere dai destini altrui, non è un crudele Ryan, anzi, cerca il modo più efficace per indorare la pillola ed evitare traumi alle persone che si trova davanti, non di meno il suo lavoro è quello di tagliare teste, né più né meno. Questo finché una nuova leva della sua azienda, la giovane Natalie (Anna Kendrick), sviluppa un sistema che farà risparmiare alla direzione l'85% dei costi, i colloqui per comunicare i licenziamenti si faranno a breve via web: niente più voli, niente trasferte, addio al sogno di Ryan di cumulare dieci milioni di miglia e relativi bonus. Per far fare un po' di esperienza a Natalie e mettere a confronto i due sistemi di lavoro Ryan porterà la ragazza in giro per gli States, in uno dei suoi ultimi viaggi l'uomo incontrerà la disponibile Alex (Vera Farmiga) che sembra essere una sorta di sua controparte femminile e con la quale inizierà una bella relazione destinata, forse, a fargli rivedere un poco le sue idee sulla vita.
In Così parlò Bellavista l'indimenticato Luciano De Crescenzo, corroborato da tanto di grafico, illustrava la differenza tra uomini di libertà e uomini d'amore. Possiamo dire che quello di Ryan Bingham in Tra le nuvole è il classico percorso di traslazione da uomo di libertà a uomo d'amore, una parabola che al cinema, come in ogni altra forma di narrazione, abbiamo visto centinaia di volte. Questo percorso, unito alla riscoperta dei legami familiari e più in generale dei legami affettivi, è ciò che rende il film di Reitman un poco risaputo, ciò non toglie che punti di interesse ve ne siano, a partire dal discorso sui tagli scellerati al personale (siamo nel 2009 in piena crisi finanziaria) e sui danni della società capitalista pagati sempre dai soliti noti. Reitman costruisce tre bei personaggi ben interpretati da Clooney, Kendrick e Farmiga, li inserisce in un contesto da commedia impegnata, comunque sempre gradevole, non lesinando su soluzioni interessanti di regia, a partire dai titoli di testa per arrivare poi alla coreografia di un Clooney in partenza a suo completo agio nelle routine aeroportuali, fino alla bella sequenza del matrimonio della sorella di Ryan. Nulla di nuovo sotto il sole, consigliato a chi trova nella commedia non sguaiata il suo genere d'elezione.
Lo vidi al cinema mentre mi stava scadendo un contratto di lavoro. Pur con tutti i suoi pregi e gli altri argomenti che tratta, fu come vedere un horror, solo più spaventoso.
RispondiEliminaBeh, si, in quel caso posso immaginarlo...
EliminaSì carina, ma niente di che, Reitman ha fatto di meglio.
RispondiEliminaSi, una commedia che vale la sufficienza ma nulla di memorabile.
EliminaAll'epoca mi piacque molto (ero appena maggiorenne), ma rivederlo tempo fa mi rese ambiguo il discorso finale sulla famiglia.
RispondiEliminaDirei un'occasione mancata...
Si, poi per carità, si fa guardare con piacere, ma si rivela davvero troppo morbido.
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