(Pebble in the sky di Isaac Asimov, 1950)
Premetto che mi accosto a quest'opera di Asimov più o meno da profano, la mia conoscenza sull'opera dell'autore si limita a qualche lettura di gioventù e alla produzione gialla dello scrittore che negli anni 70 si divertì nel creare il Club dei Vedovi Neri, un gruppo di benestanti borghesi dediti a svelare piccoli misteri dove la chiave dell'enigma di turno viene immancabilmente trovata dal brillante maggiordomo del club, l'impareggiabile Henry Jackson. L'occasione di rimettere mano a uno scritto di Asimov si presenta con la seconda uscita della collana varata da Mondadori per festeggiare i 70 anni di Urania, va da sé che la presenza di Isaac Asimov, come quella di altri nomi celebri della fantascienza, non poteva mancare. La scelta del romanzo da presentare da parte del curatore Franco Forte cade su Paria dei cieli, primo romanzo scritto da Asimov per il Ciclo dell'Impero anche se cronologicamente posteriore negli eventi a quelli degli altri due capitoli della trilogia (Il tiranno dei mondi e Le correnti dello spazio). La scelta è coerente e apprezzabile, tanto più che il romanzo non mostra palesi collegamenti ad altre opere se non per un'ambientazione che sarà poi comune a molti libri del maestro russo della fantascienza, bene quindi la decisione di partire dal capitolo che vide per primo la pubblicazione. Peccato la mancanza di qualche editoriale o di qualche approfondimento sull'autore o almeno sul Ciclo dell'Impero, c'è da dire comunque che la lettura del romanzo risulta molto agevole e non necessita di spiegazioni di sorta. Presente solo un'interessante postilla dello stesso Asimov, redatta nel 1982 in occasione di una posteriore edizione di Paria dei cieli, dove l'autore precisa che al momento della stesura del romanzo, di pochi anni posteriore alle immani tragedie di Hiroshima e Nagasaki, ancora non c'era una vasta conoscenza sugli effetti delle radiazioni, da qui l'ipotesi di una convivenza della razza umana con un ambiente a costante presenza radioattiva.Joseph Schwarz è un sarto di Chicago di origini europee che si sta godendo il giusto riposo dopo essere andato in pensione in seguito a una vita di lavoro. Schwarz è anche un uomo che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato; durante una passeggiata, a causa di un'esperimento sfuggito al controllo in un vicino laboratorio di fisica, l'uomo si trova sbalzato migliaia di anni nel futuro, su una Terra dove si parla una lingua diversa e dove l'umanità ha colonizzato l'intero universo: è l'epoca dell'Impero Galattico, un'era dove la Terra, pianeta radioattivo in molte sue zone a causa di una guerra nucleare, è considerata un vero paria dei cieli, la popolazione terrestre viene vista come la feccia dell'Impero, un miscuglio di riottosità e arretratezza ancora legato a tradizioni ancestrali portate avanti dalla Società degli Anziani, tra queste la più disumana è il limite massimo di vita fissato al raggiungimento dei sessant'anni di età. Schwarz non è l'unico visitatore della Terra, l'archeologo siriano Bel Arvardan (originario di Sirio non della Siria) giunge sul pianeta per studiare una teoria che indica proprio la Terra come origine della razza umana. Entrambi gli uomini, insieme allo scienziato Shekt, luminare che ha sviluppato un macchinario per implementare le capacità di apprendimento della mente umana, e a sua figlia Pola, verranno coinvolti in un complotto che vede la Terra ergersi come seria minaccia al resto dell'Impero al fine di riappropriarsi della propria centralità nell'economia di un universo che tratta il pianeta e i suoi abitanti con profondo razzismo e disprezzo.
Nonostante Paria dei cieli faccia parte di un'ideale trilogia dell'Impero e che questi romanzi siano poi collocati un un progetto di un'universo più ampio (il Ciclo della Fondazione), il libro rimane godibilissimo e leggibile anche se preso come opera singola. L'ambientazione è tutta terrestre, all'Impero ci sono solo riferimenti ma l'azione si svolge tutta sulla Terra. Asimov inserisce nel breve romanzo parecchi temi interessanti, da quelli più prettamente fantascientifici (il viaggio nel tempo, la colonizzazione dell'universo, l'implementazione delle capacità mentali) a quelli più universali e terreni (il razzismo sopra a tutto ma anche la minaccia atomica e, perché no, l'amore capace di aprire gli occhi e non solo i cuori). Sono presenti piccolissime parentesi scientifiche che offrono pillole di sapere senza appesantire il testo che rimane un'avventura abbastanza classica, impreziosita in alcuni passaggi da una sorta di gioco degli equivoci che a tratti diventa anche divertente nel fraintendimento del ruolo di alcuni personaggi. I nodi focali sono rappresentati da alcuni difetti che la nostra razza non riesce a lasciarsi alle spalle: il razzismo che ci accompagna da sempre e a periodi alterni torna alla ribalta nelle cronache e la minaccia atomica tornata purtroppo in auge nell'ultimo periodo. Nel futuro mondo ipotetico di Asimov non ci sono razze aliene, è l'uomo ad aver colonizzato l'universo grazie al suo ingegno, nella nostra realtà è più probabile che qualche altra razza da qualche parte esista ma che ci eviti accuratamente perché ci schifa, non ci sarebbe da stupirsene, ed ecco i paria dei cieli. Scherzi a parte una buona lettura, veloce, dinamica, con un piglio di base da avventura classica, una buona introduzione per i neofiti al lavoro di Asimov.
Uno dei libri meno noti eppure più importanti di tutta la letteratura asimoviana: i collegamenti con gli altri cicli ci sono eccome, da quello della Fondazione (il mentalismo, le mutazioni, la Terra ridotta a periferia dell'Impero) a quello dei robot (le leggi della fisica, la radioattività) tanto da farne quasi un sunto dell'intera produzione dello scrittore. Davvero molto bello. Da riscoprire.
RispondiEliminaNon essendo un esperto di Asimov non ho colto gli eventuali collegamenti, la cosa apprezzabile è che anche per un neofita il libro è molto godibile ed estremamente chiaro, si legge molto bene come opera a sé stante.
EliminaDa piccolo leggevo molto Asimov, in quanto era uno dei più famosi, ma ora come ora stento a ricordarmi che abbia scritto qualcosa di veramente notevole, che mi sia rimasto in mente (forse le tre Leggi della robotica). Sicuramente era uno degli autori più "mainstream", cresciuto alla scuola di Hugo Gernsback. Per sua stessa ammissione, se non sbaglio, la cosa più importante per lui come scrittore era incontrare il gusto del grande pubblico in modo da guadagnar più dollari possibile. Niente rivoluzioni o rotture quindi, il che comunque non è un peccato mortale, non tutti possono o debbono essere Philip Dick. Asimov tendeva a comunicare ai lettori più certezze che dubbi.
RispondiEliminaComunque in una prefazione a un'antologia di fantascienza anni trenta da lui curata (racconti tratti dalle riviste pulp), afferma: "lo stile di Lovecraft mi ripugnava", il che non sorprende perché Lovecraft sull'argomento letteratura e guadagno la pensava in modo opposto.
Quest'affermazione me lo rende personalmente antipatico (Asimov, non Lovecraft).
Ah, non conoscevo questo aspetto di Asimov, ecco perché da russo si è fatto naturalizzare americano 😂😂😂. Comunque anche io ricordo poco delle letture di gioventù, lessi sicuramente delle cose prese dalla biblioteca, ma non ricordo davvero più cosa. In effetti questo Paria dei cieli ha una struttura molto classica, si lascia leggere molto bene, è uno scritto che indubbiamente poteva incontrare il favore del grande pubblico.
EliminaIo di Asimov ho quasi l'opera omnia (almeno per quanto riguarda i suoi cicli più famosi). Paria dei Cieli merita sicuramente una lettura.
RispondiEliminaSi, si, sono d'accordo, è una lettura più che piacevole.
Elimina