sabato 17 settembre 2022

FRANK

(di Lenny Abrahamson, 2014)

Come già in Garage del 2007 Lenny Abrahamson riprende il discorso sulle complicate condizioni mentali dei suoi personaggi; ancora una volta il regista irlandese racconta di un protagonista con difficoltà a integrarsi in maniera completa nella società in cui vive, contornandolo in questo caso da diversi altri elementi non troppo dissimili da lui, una banda, anzi una band, all'interno della quale la completa sanità mentale non è il primo requisito richiesto, anzi, proprio l'ingresso nel gruppo di un sano di mente rischia di far crollare equilibri fragilissimi e parecchio laterali rispetto al comune rapporto che la maggior parte delle persone ha con il fluire del vivere quotidiano visto come "normale". Seppur più vivace ed energico il piglio riversato nella realizzazione di Frank rispetto a quello adoperato per girare Garage, anche in quest'opera Abrahamson infonde una delicatezza di fondo che riesce a portare lo spettatore a un ottimo livello empatico con Frank e a provare un'enorme tenerezza per quest'uomo squinternato o quantomeno originale.

Jon (Domhnall Gleeson) è un impiegato frustrato che vorrebbe vivere della sua musica; il giovane cerca di comporre in maniera continua, prendendo spunto da qualsiasi piccolo evento della vita quotidiana: una donna con il cappotto rosso, una con il cappotto blu, una band che viene a suonare nella sua cittadina. La band è quella dei Soronprfbs (nome impronunciabile) e mentre Jon è in spiaggia assiste al tentativo di suicidio del loro tastierista. In seguito all'evento Jon ha modo di parlare con Don (Scott McNairy), sorta di membro/manager del gruppo, il quale dopo aver scoperto che anche Jon è un tastierista lo invita a rimpiazzare il suicida mancato per lo show della sera. Qui Jon cerca di integrare il suo mood, solitamente molto melodico (e banale) alla vena sperimentale del gruppo, l'esibizione è sorretta dalla presenza scenica del leader Frank che si presenta sul palco coperto da una grossa testa di cartapesta. Dopo lo show Jon verrà invitato proprio dallo stesso Frank a unirsi alla band per un breve periodo (che diverrà piuttosto lungo) dedicato alle prove e alle registrazioni del nuovo album dei Soronprfbs, Jon imparerà ad apprezzare il geniale compositore dalla testa di cartapesta che, con grande stupore, scoprirà essere per Frank una costante e non solo un oggetto di scena.

Frank rimane in bilico tra commedia divertente (parecchio) e tenera narrazione della malattia mentale in forma più o meno lieve, inserendo diversi spunti meritevoli d'essere approfonditi. Il film, come la condizione di Frank, giocano su un'equilibrio che potrebbe essere facilmente mandato a rotoli; all'interno della band dei Soronprfbs c'è il personaggio di Clara (Maggie Gyllenhall), anche lei non propriamente un esempio di assennatezza, che in un mondo un po' diverso dal nostro diventa per Frank un punto di riferimento importante e che contribuisce, insieme a Don e agli altri, a creare un microcosmo altro nel quale anche una persona schiva come Frank può trovare un senso riuscendo quindi a scatenare il suo talento naturale (e molto particolare) per la musica. Interessante vedere come questi equilibri vengano scombinati in gran parte dall'elemento nuovo (Jon) che in apparenza sembra portare ciò che per i più è la norma (approccio social, visione più commerciale della musica, desiderio di notorietà, etc...) che all'interno della band crea però scompiglio. Molto accattivante il lavoro fatto con la musica da Stephen Rennicks e con i brani dei Soronprfbs, l'impianto musicale, insieme alla splendida location isolata dove il gruppo si ferma a provare e incidere il disco, contribuisce a dare al film quell'aria fuori dalla norma che intriga lo spettatore. Impossibile, anche alla fine, a giochi scoperti, non provare tenerezza per il mondo creato da Frank e per Frank (con l'aiuto dell'amore degli altri membri della band) e per un personaggio originale, forse unico nel cinema recente. Abrahamson si conferma un ottimo cantore della diversità, con sguardo tenero, comprensivo, ci racconta storie di piccoli mondi possibili, da rispettare e iniziare a considerare qualcosa di più di semplici scostamenti dalla norma.

PS: volutamente non ho citato il nome dell'attore protagonista che qui offre una grande prova costruita solo sulla voce (è sempre mascherato), il consiglio è quello di affrontare il film inconsapevoli (se ancora non si è a conoscenza di chi abbia interpretato Frank) e godersi le eventuali sorprese del caso.

6 commenti:

  1. Buona domenica!
    Forse un giorno lo riguarderò, non ho particolari ricordi di questo film, ho resettato 😕
    Ricordo invece Garage film di questo regista al momento il mio preferito.

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    1. Garage era piaciuto molto anche a me, anche questo Frank è molto bello, sempre con quella delicatezza nella narrazione.

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  2. Non ho visto Garage, ma questo ovviamente sì, certamente un film particolare ma squisitamente riuscito, che ricordo sempre con piacere per la sua simpatia, oltre a tanto altro, e so chi si cela, decisamente inaspettato ;)

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    1. Sarebbe figo guardarlo senza sapere chi si cela dietro la maschera, film molto riuscito a mio avviso...

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  3. L'avevo trovato un film gradevole, al quale però mancava quel guizzo di folle originalità (nonostante l'argomento trattato) per diventare cult memorabile.

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    1. A me è piaciuto parecchio, devo dire che da quel poco che ho visto Lenny Abrahamson mi sembra un regista mooooolto interessante.

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