lunedì 16 settembre 2024

GLI ULTIMI FUOCHI

(The last tycoon di Francis Scott Fitzgerald, 1941)

Francis Scott Fitzgerald muore di attacco cardiaco (il suo secondo) nel dicembre del 1940, l'anno precedente l'uscita del suo ultimo, postumo e incompiuto romanzo: Gli ultimi fuochi, The last tycoon in originale poi editato anche come The love of the last tycoon (L'amore dell'ultimo milionario in italiano). De Gli ultimi fuochi quello che rimane è una prima stesura di sei capitoli (l'ultimo incompleto) che Fitzgerald avrebbe quasi sicuramente rivisto se ne avesse avuto la possibilità, apportando chissà quali modifiche, e ampliato con capitoli successivi, episodi il cui contenuto, più che la struttura, si può solo ipotizzare grazie agli appunti e alle idee che Fitzgerald stesso lasciò su carta prima della sua dipartita. Per quel che riguarda i capitoli già scritti sono rimasti note e stralci a margine con i quali Fitzgerald esprimeva dubbi e fissava idee per eventuali modifiche da sviluppare in fase di revisione o quantomeno al momento di una ulteriore stesura; nelle intenzioni dello scrittore Gli ultimi fuochi doveva essere il romanzo della definitiva maturità, che poi dopo aver già scritto cose come Il grande Gatsby o Tenera è la notte non è che avesse ancora grandi cose da dimostrare. Sembra che Fizgerald si fosse imposto un romanzo di lunghezza non troppo estesa ma già con questi primi sei capitoli, non sufficienti ad avvicinarsi alla conclusione del romanzo, sembra avesse già superato i limiti ipotizzati dalla sua idea iniziale. Ambientato nel mondo del cinema Gli ultimi fuochi vede come protagonista il produttore Monroe Stahr, un personaggio già ben definito in questa versione del romanzo che chissà cosa sarebbe potuto diventare se a Fitzgerald fosse stato concesso il tempo materiale per lavorarci sopra come lui avrebbe voluto.

Cecilia Brady, pur non avendo a che farci direttamente, è cresciuta a stretto contatto con il mondo del cinema e degli studios di Hollywood, suo padre è difatti l'importante produttore Pat Brady. La giovane sembra consapevole che quella del cinema potrebbe non essere l'industria più salubre del mondo, la ragazza però la accetta per quella che è, ha fiducia nel padre e soprattutto nel di lui socio Monroe Stahr, uomo più grande di lei e per il quale Cecilia si è presa una discreta sbandata. Stahr però è un uomo completamente assorbito dal suo lavoro tanto che nell'ambiente si è creata attorno a lui quasi un'aura mitologica, la diffusa convinzione che sul set, così come fuori da esso, Stahr sarebbe stato capace di risolvere qualsiasi problema per portare a termine un film, a volte salvandolo dal disastro, altre portandolo a conclusione consapevolmente in perdita, forte di una lungimiranza che altri avrebbero potuto vantare solo con un senno di poi completamente inutile al momento di dover prendere decisioni così su due piedi. E alla fine Stahr dimostra di aver quasi sempre ragione. Un giorno, durante un terremoto nel quale vengono coinvolti anche gli studios, Stahr salva due fanciulle da una situazione difficile. Una di queste, l'inglese Kathleen Moore, ricorda all'uomo la sua defunta moglie, l'attrice Minna Davis. Forse proprio a causa di questa somiglianza Stahr idealizza Kathleen e si propone di conoscerla meglio aprendosi dopo tanto tempo dedicato unicamente al lavoro a un nuovo amore. Ma la vita non sempre è benevola, alla fine solo il lavoro rimane lì a riempire le giornate di questo produttore dal tocco magico.

Già nelle edizioni ormai vecchiotte de Gli ultimi fuochi (ho sottomano un'edizione semidistrutta del 1959 della collana Il Bosco - Arnoldo Mondadori Editore) è possibile leggere oltre ai capitoli nella stesura di Fitzgerald anche il materiale da lui abbozzato e non ancora usato, riordinato dal critico, scrittore e amico di Fitzgerald Edmund Wilson. Si prosegue quindi con appunti e annotazioni che danno un'idea di quelle che erano le intenzioni dell'autore per il prosieguo del romanzo, e ancora schemi di struttura e approfondimenti tematici su personaggi e situazioni o sviluppi, tutto dedotto da ciò che Fitzgerald ha lasciato scritto o anche da intenzioni riferite a collaboratori e amici. Ciò che si può osservare in merito a questo Gli ultimi fuochi, a differenza di ciò che avveniva per altri romanzi dello scrittore, è come Fitzgerald abbia delineato (o abbia iniziato a delineare) un personaggio all'interno di un mondo ben preciso che non è quello all'apparenza superficiale e festaiolo di Gatsby o di Dick Diver (Tenera è la notte) bensì quello di Hollywood che, seppur ambiente anche questo che richiama il faceto e il mondano, trova in Stahr un vero lavoratore tuttofare e stakanovista della settima arte. I ben informati affermano come quello di Fitzgerald sia uno dei ritratti più arguti e veritieri dell'industria cinematografica vista dal di dentro. Il protagonista si muove quindi tra l'attaccamento al lavoro e l'apertura verso una possibile nuova storia d'amore affrontata con slancio e anche con una certa ingenuità che in altri ambiti non gli appartiene; gustose le diatribe con altri protagonisti che orbitano intorno agli studios, tutto reso con uno stile, seppur ancora in fase di elaborazione, più asciutto e diretto rispetto a quanto mostrato in passato da Fitzgerald in altre sue opere. Difficile esprimere certezze per un romanzo non finito e non completamente cesellato, il talento dello scrittore è evidente ma non è che lo si sia scoperto nel momento di quest'ultima pubblicazione, rimane il rimpianto di non aver potuto vedere la versione del romanzo che Fitzgerald avrebbe bollato come definitiva.

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