(Das Gluck meiner Schwester di Angela Schanelec, 1995)
Ci sono volute due visioni consecutive (in due giorni diversi, non una dietro l’altra) per poter apprezzare al meglio My sister’s good fortune, titolo internazionale di uno dei primi film della regista tedesca Angela Schanelec. L’opera seconda della Schanelec è uno di quei film che è meglio non approcciare se si è particolarmente stanchi o se si pensa che un alito di sonno possa venire a batterci sulla spalla da un momento all’altro; è uno di quei film che è meglio guardare seduti su una sedia, magari scomoda, piuttosto che ben sistemati sul divano, sotto una copertina al calduccio. My sister’s good fortune è un film composto da soli dialoghi e da pochissime azioni, i confronti tra i vari protagonisti, sono tre quelli principali, a volte sono dilatati e rinchiusi dentro un’inquadratura fissa che toglie vivacità all’incedere della narrazione ma allo stesso tempo cerca di focalizzare l’attenzione dello spettatore su ciò che dicono e soprattutto provano i personaggi. A un primo impatto si potrebbe facilmente affermare che My sister’s good fortune sia un film per molti ma non per tutti, in realtà è un film per pochi, nemmeno per molti; questo però solo a fronte di un giudizio superficiale. Se invece si dedica la giusta attenzione al film della Schanelec (che potete trovare gratuitamente su Arte.tv, almeno a oggi 24 maggio) diventa evidente come l’opera sia fruibile da tutti quegli spettatori volenterosi e desiderosi di mettersi alla prova con film un poco diversi dal solito, caratterizzati da ritmi lenti e privi di scene madri, e a loro favore dispiega minuto dopo minuto la rappresentazione di una situazione difficile e interessante che i tre attori protagonisti riescono a portare sullo schermo con attenta devozione.Berlino. Christian (Wolfgang Michael) porta avanti da tempo una relazione con Ariane (Anna Bolk) ma di recente l’uomo si è legato ad Isabel (Angela Schanelec), una scelta che Ariane, ancora molto innamorata di Christian, non riesce proprio ad accettare. Il grosso problema di questa questione sentimentale è che Isabel è anche la sorellastra di Ariane, un legame che si intuisce essere molto profondo e ora messo a rischio dall’amore per lo stesso uomo. Le due donne hanno la stessa madre ma padri diversi; la genitrice non è stata questa grande figura materna per le due ragazze che sono molto diverse tra loro, cosa che tormenta Christian che nelle due trova stimoli completamente differenti. Se Ariane è molto fisica, attaccata a Christian e disposta a condividere con lui tutto, Isabel, un poco più fredda, è una donna attraente e più interessante dal punto di vista intellettuale, a volte più “poetica”, cosa che stimola Christian e il suo lato artistico (l’uomo di professione fa il fotografo). Sullo sfondo viene accennata anche la storia in crisi di una coppia di amici comuni ai tre protagonisti.
Angela Schanelec è inserita tra i nomi dei fondatori della Berliner Schule, la Scuola di Berlino, insieme a registi come Christian Petzold, forse il più noto tra gli esponenti di questo movimento che mette in primo piano le relazioni tra i personaggi, lo scavo nell’intimo dei protagonisti. Quello di My sister’s good fortune è un cinema parlato, per alcuni versi assimilabile al mumblecore americano di registi come i Duplass o Bujalski, per ritmo e sviluppo non di immediata assimilazione. La Schanelec, qui anche attrice (è lei a interpretare Isabel), rimane addosso ai suoi personaggi, ce ne fa scrutare ogni espressione, ogni dubbio, le tracce di dolore, i momenti di fastidio e disappunto, sfumature ben portate sullo schermo dai tre attori principali. Si segue un tratto delle vite di questi personaggi confusi, che non sanno bene come far evolvere la situazione, questo vale soprattutto per Christian (uomini eternamente indecisi); non ci sono grandi sconvolgimenti nel film della Schanelec ma un progressivo costruirsi di sentimenti e relazioni difficili da gestire. Ogni tanto compare qualche piccolo elemento di disturbo tra i dialoghi (a un certo punto si insinua il dubbio che Christian abbia lanciato una moneta per scegliere tra le due sorelle; in realtà dal comportamento dell’uomo l’ipotesi non mi sembra credibile), qualche segnale di stile di regia, nel complesso My sister’s good fortune rimane un film che potrebbe risultare ostico allo spettatore occasionale, per apprezzarlo è necessario avere una passione sviluppata per il cinema e un po’ di esperienza al di fuori dei prodotti meramente mainstream. Affrontato con la giusta predisposizione il film della Schanelec si rivelerà quantomeno interessante nella costruzione fuori dagli schemi di questa piccola storia d’amore (anche se di slanci in questo senso ce ne sono davvero pochi, non si vive di romanticismo da queste parti).
Nessun commento:
Posta un commento