mercoledì 31 dicembre 2025

FIRMA AWARDS 2025 – FILM

Arriviamo (più o meno indenni) anche alla categoria FILM dei Firma Awards 2025, quella che tradizionalmente mi dà più soddisfazioni ma anche più grattacapi, categoria che quest’anno si presenta in una veste leggermente diversa dal solito. Le posizioni infatti scendono a venti, non per pigrizia o disamore verso il cinema contemporaneo, semplicemente perché nel corso dell’anno, per questioni di studio, mi sono ritrovato a dedicare gran parte del mio tempo di visione ai grandi classici, cosa che mi ha portato inevitabilmente a ridurre il numero di titoli “moderni” finiti sotto la lente. Il risultato è quindi una classifica un filo meno corposa e forse meno sorprendente rispetto al passato, ma non per questo priva di titoli degni di nota.

Come ormai sapete anche senza bisogno di ripeterlo (ma lo ripeto lo stesso, vedi mai il lettore dell'ultimo minuto...), non si parla esclusivamente di film usciti nel corso di quest'ultimo anno solare: qui rientra tutto ciò che si è visto per la prima volta negli ultimi mesi e che è stato prodotto negli ultimi vent'anni (così, per convenzione mia, non c'è un vero motivo per cui io debba fare così, è un capriccio, una scusa in modo che chi ama o solo i film vecchi o solamente quelli più nuovi si possa orientare). Anche quest’anno la selezione è avvenuta partendo da un numero più corposo di opere rispetto a quelle citate in questa sede, il che significa che parecchi titoli resteranno fuori dalla porta. È una crudeltà necessaria, una selezione naturale, chiamatela come volete: le classifiche funzionano così, purtroppo la vita non è mai stata tenera con nessuno. Ad ogni modo devo ammettere che, per quel che riguarda i film più recenti, ai quali, ripeto, ho dovuto dedicare molto (ma molto) meno tempo del solito, è mancata la folgorazione, quel film che mi ha fatto innamorare senza riserve né ripensamenti. Ci sono state buone visioni, alcune anche ottime, ma in anni passati era andata decisamente meglio. Qualità media un filo più bassa del solito quindi.

Come sempre prendete le posizioni con la dovuta leggerezza: l’ordine è frutto di sensazioni, gusti personali, momenti e umori variabili, non di verità scolpite nella pietra. Se il vostro film preferito è qualche posto più in basso di quanto avreste voluto, respirate, contate fino a dieci e ricordate che stiamo parlando di consigli di visione, non di sentenze definitive. Commentate, discutete, dissentite pure qui o sui social, e soprattutto godetevi il percorso. 

Detto questo, si parte dalla ventesima posizione della categoria FILM.


Ventesimo classificato:
Jesus rolls - Quintana è tornato! di John Turturro (2019)
Non si capisce bene in che direzione si muova Turturro con il suo Jesus rolls, sicuramente (e forse per lui è anche un bene) non nella stessa de Il grande Lebowski, film in cui il personaggio di Jesus è nato. Forse si gira un poco a vuoto, eppure... eppure qualcosa c'è, è lì, bisogna solo saperla afferrare. E poi, lo sapete, non se escherza con Jesus!



Diciannovesimo classificato:
Quo vadis Aida? di Jasmila Žbanić (2020)
Il racconto dell'eccidio di Srebrenica e della parte di colpe che ebbe il contingente dei caschi blu dell'ONU in questo atroce massacro. Girato in maniera didascalica dalla regista bosniaca, non di meno Quo vadis Aida? rimane una testimonianza riuscita e angosciante di un episodio di Storia recente da non dimenticare.



Diciottesimo classificato:
Thunderbolts* di Jake Schreier (2025)
I Marvel Studios tornano finalmente a sfornare un buon film, nulla di indimenticabile ma almeno un tassello godibile e divertente di un Marvel Cinematic Universe ultimamente un poco stanco. Una menzione di incoraggiamento!



Diciassettesimo classificato:
Elemental di Peter Sohn (2023)
In rappresentanza di diversi buoni titoli visti quest'anno di casa Disney e Pixar citiamo i mondi di Elemental basati, come dice il titolo, sui quattro elementi e sull'incontro tra diversi. Non male però nemmeno Zootropolis 2, Strange World - Un mondo misterioso ed Elio.



Sedicesimo classificato:
Megalopolis di Francis Ford Coppola (2024)
Opera monumentale (per investimento) che si è rivelata uno dei più grandi flop della storia del cinema procurando al regista (anche produttore) un tracollo economico non da poco. Megalopolis, film altamente imperfetto, è però anche un sogno, il sogno, di un grande regista che al cinema ha dato tanto. Da rispettare comunque.



Quindicesimo classificato:
La stanza accanto di Pedro Almodóvar (2024)
Film funereo con sprazzi di vitalità per un Almodóvar newyorkese che affronta i temi di malattia e morte imminente, anticipata e inevitabile, attraverso il rapporto tra due donne interpretate da due splendide attrici.



Quattordicesimo classificato:
Berlinguer - La grande ambizione di Andrea Segre (2024)
Andrea Segre gira quello che non è solamente un biopic sulla figura di Enrico Berlinguer ma ritrae uno spaccato (nostalgico) di un tempo in cui la politica era ancora partecipazione, una "cosa pubblica" che riusciva a smuovere gente, animi, entusiasmi.



Tredicesimo classificato:
C'è ancora domani di Paola Cortellesi (2023)
Pur suscitando un clamore spropositato, spinto dalle istanze del contesto storico contingente, quello della Cortellesi alla regia è un ottimo esordio che si avvale anche di una gestione delle aspettative e del finale di racconto non scontate, e non è poco.



Dodicesimo classificato:
Here di Robert Zemeckis (2024)
Zemeckis continua a sperimentare e a provare nuove vie per spostare l'asticella del "mezzo" cinema. Qui si gioca con spazio e tempo e con la molteplicità delle inquadrature, con le potenzialità dell'I.A., e con le tecnologie possibili ma, in fondo, ciò che rimane sono sempre le emozioni.



Undicesimo classificato:
Challengers di Luca Guadagnino (2024)
Un film sul tennis che non è un film sul tennis; un'ottima regia di Guadagnino nelle scene agonistiche e una colonna sonora che detta il ritmo di Trent Reznor e Atticus Ross, e potrebbe già bastare così...



Decimo classificato:
Our body di Claire Simon (2023)
Prezioso documentario della Simon, che si mette in gioco in prima persona, che esplora patologie e bisogni del corpo (e del mondo) femminile, utile viatico, soprattutto per gli uomini, per capire meglio le necessità e le difficoltà dell'altra metà del nostro cielo.



Nono classificato:
Sotto le foglie di François Ozon (2024)
Una sorta di "giallo" familiare, di campagna, per il quale Ozon gioca con il dubbio, con l'incerto, con il non risolto, sia nei fatti, sia nelle intenzioni, in un film sui legami, sulla famiglia, sull'amore.



Ottavo classificato:
Memoria di Apichatpong Weerasethakul (2021)
È una sensibilità altra quella del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul, una sensibilità alla quale è necessario connettersi per poter apprezzare i suoi film. Se si riesce a farlo il viaggio sarà quantomeno interessante...



Settimo classificato:
Generazione romantica di Jia Zhangke (2025)
Opera girata nell'arco di vent'anni che è una vera e propria summa del lavoro del regista cinese. Sarebbe anche un capo d'opera, richiede però una conoscenza pregressa di ciò che Jia Zhangke ha girato nel corso degli anni. In caso, recupero consigliatissimo!



Sesto classificato:
Fuori di Mario Martone (2025)
Attraverso un cast tutto al femminile Mario Martone racconta, con approccio ondivago, sregolato, un tratto di vita della scrittrice siciliana Goliarda Sapienza, autrice de L'arte della gioia. Il carcere, le amicizie maturate "dentro", vere, vive, e poi il "fuori", duro, artefatto, meno sincero...



Quinto classificato:
Gasoline rainbow dei Ross Brothers (2023)
Arrivano dal documentario Bill Ross IV e Turner Ross e con questo loro primo lungo di finzione ci presentano un road movie della Gen Z vitale e spontaneo. Gasoline rainbow ci riporta tutti a quell'età in cui tutte le possibilità sembrano ancora aperte lì davanti, nel futuro. Un sogno per i giovani, un film probabilmente amaro per molti adulti. 



Quarto classificato:
Giurato numero 2 di Clint Eastwood (2024)
Altro film "morale" di Eastwood che ci mette di fronte ai dilemmi etici di un uomo chiamato a far parte di una giuria e col forte sospetto di star per condannare un innocente. Giustizia, superficialità nel giudizio, convenienze personali, il passato che non ci si riesce a scrollare dalle spalle, tutti temi importanti da un Grande Vecchio del cinema classico.



Terzo classificato:
Parthenope di Paolo Sorrentino (2024)
Un film sulla vita e sulla bellezza, quella della splendida Celeste Dalla Porta e quella di Napoli (d'altronde il titolo parla). Non è sempre facile capire dove si stia dirigendo Paolo Sorrentino, ma in fondo è davvero così fondamentale saperlo finché lo fa con immagini come queste?



Secondo classificato:
Aragoste a Manhattan di Alonso Ruizpalacio (2024)
Film politico sulla disuguaglianza sociale nel sistema del capitale retto dallo sfruttamento dei sottopagati. In una cucina multietnica sogni e difficoltà si alternano al privato di alcuni dei protagonisti. Bellissima sorpresa diretta con mano decisa (e in uno splendido bianco e nero) dal messicano Ruizpalacio.



Primo classificato:
No other land di Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor, Hamdan Ballal (2024)
Vincitore morale. Premiato come miglior documentario alla Notte degli Oscar, No other land magari non sarà il film migliore di tutti ma è di certo il più giusto, per non dimenticare che laggiù ancora si muore.

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