lunedì 29 dicembre 2025

SCARFACE – LO SFREGIATO

(Scarface di Howard Hawks, 1932)

Negli anni Trenta il cinema di Hollywood era ormai una vera e propria industria; il sistema degli Studios, quello che in America era chiamato lo Studio System, era già ben definito e, seppur articolato tra diverse case di produzione, non lasciava grande spazio né ai nuovi ingressi nel mercato né a una vera e propria concorrenza. Il sistema era infatti studiato affinché ci fosse una fetta di torta per tutti quelli che erano allora i partecipanti alla festa, ovvero le cinque Majors (Paramount, MGM, Fox, Warner Bros e R.K.O.), le tre Minors (Universal, Columbia e United Artists) e alcune case cinematografiche indipendenti. Questi studios, in larga parte per evitare l’avvento di una censura federale ma anche per migliorare ancora la reputazione di un’arte cinematografica tutto sommato ancora giovane, si riunirono nella MPPDA (Motion Pictures Producers and Distributors Association) e vararono una sorta di codice di autocensura, il famoso Codice Hays, per evitare grane più grosse provenienti dall’esterno. Quando nei primi anni ’30 vengono a definirsi i codici del genere dedicato ai film di gangster, sarà proprio lo Scarface di Howard Hawks, insieme a Nemico pubblico di William Wellman e al Piccolo Cesare di Mervin LeRoy, a mettere in crisi la commissione del Codice Hays. Questo imponeva infatti di evitare l’estrema violenza e situazioni sessualmente ambigue, elementi entrambi presenti nel film di Hawks che venne bloccato per diverso tempo e modificato al fine di renderlo più presentabile per il grande pubblico: il timore maggiore della commissione era legato alla potenziale glorificazione di una figura criminale come quella dello “sfregiato” protagonista del film.

In una Chicago dove il crimine organizzato si contende il territorio cittadino (siamo nell’epoca del proibizionismo), Tony Camonte (Paul Muni) è il killer di punta del boss in espansione Johnny Lovo (Osgood Perkins). Insieme al suo sodale e braccio destro Gino Rinaldo (George Raft), Tony inizia un repulisti tra gli oppositori di Lovo, cominciando con togliere di mezzo il boss Big Louis (Harry J. Vejar). Con il passare dei giorni e l’aumentare degli introiti Tony diventa sempre più intraprendente; inizia così a lanciarsi in imprese sempre più pericolose andando contro anche ai voleri del suo capo Johnny Lovo e muovendo equilibri delicati che porteranno a una vera e propria guerra tra bande. Inoltre Tony è anche un fratello molto possessivo nei confronti della sorella Cesca (Ann Dvorak) che ama di un amore un poco ambiguo; quando questa si innamorerà di Gino, suo fratello perderà la testa ritrovandosi solo contro tutti, nemici, amici e forze dell’ordine nella persona dell’ispettore Ben Guarino (C. Henry Gordon). Sarà proprio Cesca a rimanergli vicino in un finale tragico che chiuderà i giochi una volta per tutte.

Howard Hawks apre il suo Scarface con un piano-sequenza di circa tre minuti e mezzo lungo il quale ci mostra già alcuni degli elementi che andranno a caratterizzare l’intero film. Intanto viene presentato con un ingresso in ombra un protagonista che è un freddo assassino: arriva fischiettando un motivetto, nessuna esitazione, tre pistolettate senza troppi complimenti e il gioco è fatto; un assassinio anticipato dal ritornante segno della X (o della croce) che contraddistinguerà i momenti delittuosi all’interno del film. Sono diversi gli accorgimenti di regia che Hawks adotterà lungo il dipanarsi della vicenda (le pagine del calendario che scorrono in sovrimpressione a un mitragliatore che spara senza sosta), ma ciò che rende Scarface così interessante è la costruzione di un ritmo vertiginoso fino ad allora poco visto al cinema. Hawks, unendo questo elemento a una perizia nell’uso del montaggio analitico che tende a dare fluida continuità alla vicenda narrata, immerge lo spettatore in un film che risulta altamente spettacolare e coinvolgente, e forse proprio per questo si attirerà gli strali della commissione Hays che vede nella pellicola un inno alla criminalità. Paul Muni riesce a infondere grandissimo fascino in questo protagonista sfregiato, dal ghigno sadico, incurante del valore della vita e con un rapporto un po’ troppo ambiguo nei confronti della sorella (sembra che almeno una sequenza tra i due venne tagliata); è il simbolo dell’avvento di un tipo di eroe negativo non troppo usuale nel cinema americano e che sul finale, accettatane la sua esistenza, deve inevitabilmente essere punito (il crimine non paga!). Non mancano elementi distensivi, come gli scambi umoristici tra Tony e il suo “secretario” Angelo (Vince Barnett), a ogni modo la delicatezza della materia richiese a Hawks di girare diversi finali per attenuare le ire della commissione. In barba a tutte le difficoltà, Scarface è riuscito comunque a ritagliarsi un posto d’onore tra gli imperdibili del gangster-movie.

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