sabato 30 settembre 2017

UN VAMPIRO A NEW YORK

(di Alfredo Castelli e Franco Bignotti)

Nei numeri tredici e quattordici della serie dedicata a Martin Mystère, (Un vampiro a New York e La maledizione) si accantonano temporaneamente i grandi enigmi della storia per dedicarsi a una delle figure principe della letteratura e del cinema gotico e horror: parliamo ovviamente del vampiro.

Dopo una sorta di spiegazione scientifica del fenomeno del vampirismo, legata ai sintomi della malattia della rabbia, è l'ispettore Travis a farla da padrone nella prima parte della storia. Dopo essersi consultato con l'amico Martin proprio sull'argomento vampiri, genere di cose che solitamente esulano dal campo d'interesse del concreto poliziotto, Travis torna a occuparsi dell'indagine che sta riempiendo le sue giornate, quella su un assassino seriale ribattezzato l'assassino del pugnale. Però l'interesse quasi maniacale di Travis per la figura del vampiro fa nascere più di un sospetto all'interno del piccolo gruppo composto da Martin, Java e Diana.

La figura del vampiro viene qui descritta da Castelli in maniera più umana e scientifica rispetto a quanto siamo abituati a vedere a proposito di questo tema, crisi d'astinenza, impulsi incontrollabili completamente slegati da qualsivoglia moto di malvagità e sopraffazione, a parte l'argomento trattato la costruzione di questo dittico di storie è abbastanza canonico, rientra nel genere del racconto d'investigazione con alcune immancabili sequenze d'azione, come affermato dallo stesso Castelli nei redazionali dell'albo, vengono accantonate per un paio di mesi quelle che sono le caratteristiche fondanti della serie di Martin Mystère per avvicinarsi un po' di più ad atmosfere che, seppur ripulite, sembrerebbero più adatte al collega Dylan Dog.

Onestamente una coppia d'albi tra i meno interessanti prodotti fino a questo punto per la serie, privi di spunti di interesse realmente degni di nota, anche il lavoro di Bignotti si assesta in una medietà poco entusiasmante, personalmente non amo in modo particolare le tavole di questo disegnatore che, seppur spesso abbastanza adeguate, non colpiscono il mio interesse né lasciano il segno. C'è poco da aggiungere per questa sortita nel mondo del detective dell'impossibile, ancora una volta non si può fare a meno di notare come alcune cose del buon vecchio zio Marty siano implacabilmente invecchiate con il passare degli anni.


2 commenti:

  1. Concordo. Strano che il BVZA non abbia citato - tra le tante possibili origini del mito del vampiro - anche il seppellimento frettoloso di morti apparenti durante le epidemie che i ladri di cadaveri trovavano in posizioni tali e coperti di sangue da far pensare ai nosferatu delle leggende ( come fa per esempio John Dickson Carr nel romanzo He Who Whispers da noi tradotto Il Terrore che Mormora ndr ) o almeno non mi pare lo abbia fatto.
    Continuo ad apprezzare le covers dello Alessandrini sketchy e caniffiano perchè mi ricordano i lavori migliori di Don " Lo Scattante " Heck ( penso ad una breve sequenza degli Avengers della seconda metà degli anni sessanta dove finalmente potè inchiostrare le sue matite ), ma trovo, come te, il lavoro di Bignotti non seducente.
    Interessante il tuo riferimento a Dylan Dog. In fondo si sono visti vampiri e mostri ed alieni e robot ed altro in parecchie testate SBElliche. Conta come questi pretesti narrativi sono utilizzati. Tanto per fare un esempio, il vampiro in Zagor è puro Hammer Style, i Vampiri dylaniati sono una riflessione sulla droga e quello del racconto d'autunno di autunno di Napoleone è un vecchio pentito inesorabilmente surclassato dal concreto male che avanza.

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    1. Per quel che riguarda la prima parte del tuo commento confermo, non l'ha fatto. Per quel che riguarda le copertine non potrei essere più d'accordo, le trovo perfette nella loro semplice efficacia. È vero che temi e miti sono completamente trasversali a quasi tutte le testate Bonelli, qui è proprio l'approccio al vampiro, molto slegato da qualsivoglia enigma, ad essere un po' estraneo alla serie, calcando un po' la mano sulla dipendenza, in qualche modo qui già presente, avrei visto la storia meglio dalla parti di DD...

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