lunedì 17 ottobre 2011

L'ANGELO DEL SILENZIO

(Silent terror, di James Ellroy, 1986)

L'angelo del silenzio si può considerare, inquadrato nella bibliografia di James Ellroy, un romanzo di transizione. Arriva infatti dopo la trilogia dedicata a Lloyd Hopkins (Le strade dell'innocenza, Perché la notte e La collina dei suicidi) e subito prima del celebre L. A. Quartet (composto da Dalia Nera, Il grande nulla, L. A. Confidential e White Jazz).

Un libro a sé stante, apparentemente schiacciato tra le ossessioni personali di poliziotti complessi narrate nel prima e i capolavori a venire che delineeranno la magnifica visione di Ellroy sul degrado e sulla corruzione Losangelina dagli anni '50 e che faranno dello scrittore uno dei romanzieri noir più apprezzati al mondo. Cosa indubbia a mio parere.

Nonostante ciò, il romanzo si rivela essere uno dei più scorrevoli dell'intera carriera dell'autore. La prosa di Ellroy richiede solitamente impegno, difficilmente scrive romanzi che scivolano via come l'acqua fresca, i suoi scritti sono densi, a volte pesanti, richiedono e invogliano una seconda lettura.

L'angelo del silenzio invece scorre via bene, si rivela essere un libro insolito e ancora una volta di pregevole fattura.

Meno immerso nella Storia Americana rispetto a opere successive, narra in flashback la storia di Martin Plunkett psicopatico Serial Killer.

Fin dalla prima pagina sappiamo che il killer verrà catturato, lo sviluppo del romanzo è un cerchio perfetto, dopo il finale del libro potete riprenderne la lettura da capo senza soluzione di continuità e catturandone maggiori particolari.

La narrazione, dopo l'incipit, si sposta nel passato, all'epoca dell'infanzia di Plunkett, i primi problemi, i reati minori, la descrizione della follia che prende piede all'interno della sua testa, l'escalation criminale fino all'atto estremo dell'assassinio. Una prima volta e poi ancora e ancora.

Per una volta non osserviamo le ossessioni di tutori dell'ordine ma quelle di un vero folle. Anche in questo caso Ellroy non smentisce il suo talento creando una storia sempre avvincente.

I fatti di cronaca reale qui si concentrano sull'argomento serial-killer. Plunkett durante il suo viaggio incontrerà Charles Manson, si parlerà del killer dello Zodiaco e di un mostro del Wisconsin. Come al solito alla mera narrazione, Ellroy alterna estratti da articoli di giornale, diari, rapporti di polizia e quant'altro ci riporta allo stile dello scrittore americano. Tutto però in maniera insolitamente fluida e scorrevole.

Anche qui un viaggio nel nero dell'America ma in una maniera che non mi aspettavo. Che Ellroy continui a stupirmi non può che essere un fatto positivo, ennesima dimostrazione del talento dell'autore.

I miei pezzi sul Ellroy forse sono un po' di parte ma per il mio autore favorito potete anche concedermelo.

2 commenti:

  1. Che dire? Questo post mi ha fatto venire voglia di leggere il libro. Le storie di serial killer mi affascinano molto. Quando da piccola mi domandavano "Che cosa vuoi fare da grande?", io rispondevo: "Voglio fare la serial killer!" :-)

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  2. Non è mai troppo tardi per cominciare. Ultimamente l'argomento serial killer mi scappa fuori da tutte le parti.

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