Nulla di male, i musicisti coinvolti sanno il fatto loro e il progetto, che porta come sottotitolo The little boy's heavy mental shadow opera about the inhabitants of his diary (???), parte anche con il piede giusto.
Dopo la quasi doverosa intro strumentale per gli album dediti a questo genere, You broke the sun ci porta subito alla mente i primi paralleli con i Dream Theater, richiamo alle ballad meglio riuscite della seconda parte di carriera del gruppo di Boston con un risultato convincente, la voce di Kuntz dà l'impressione di essere un po' trattenuta, buone le backing vocals. Non male.
Si accelera sul finale del pezzo e nella successiva Silence, tipici passagi da prog-metal band sempre ben calibrati e con un occhio sempre aperto sulla melodia, ritornello accattivante, fraseggi già sentiti ma il combo infila un altro bel pezzo.
Ancora un buon pezzo inizialmente lento, voce e liriche maggiormente sentite e con questa Far away from heaven forse si conclude la parte migliore dell'album. Il progetto deraglia in seguito nel già sentito senza regalare grandi emozioni. Intendiamoci, i pezzi sono ben suonati e il gruppo ha il grande pregio di non sbracare mai in interminabili fraseggi tecnici fini a se stessi di durata infinita. Per chi è all'asciutto o quasi di prog-metal il gruppo darà belle soddisfazioni, per chi ne ha già masticato un po' c'è il rischio di annoiarsi un tantino.
Le liriche di quello che dovrebbe essere una sorta di concept album richiamano luoghi fantastici, la ricerca di una meta fisica (Abydos?) e interiore, esseri altri e misteriosi.
Non mancano neanche passaggi che richiamano il rock più classico, riff che fanno saltare alla mente Led Zeppelin o Van Halen (accenno di When it's love in God's driftwood o sbaglio?).
Si prosegue su questi toni alternando ritmi lenti e veloci fino alla conclusiva e nuovamente ben riuscita A boy named fly, nonostante i suoni non risultino innovativi il pezzo gode del giusto respiro epico e convince lungo i dodici minuti della sua durata, ancora buoni i controcanti per una degna chiusura d'album.
Nel complesso un buon album, derivativo in gran parte ma che rimane sempre lucido evitando inutili tecnicismi, non eccelso a livello di testi (anzi) e con 3/4 tracce sopra la media. Tutto sommato non da buttare.
Abydos, 2004 - InsideOut Records
Andy Kuntz: voce
Stefan Glass: chitarra, basso, tastiere
Michael Krauss: chitarra, tastiere
Andreas Lill: batteria
Tracklist:
01 The inhabitants of his diary
02 You broke the sun
03 Silence
04 Far away from heaven
05 Coppermoon (the other side)
06 Hyperion sunset
07 God's driftwood
08 Radio Earth
09 Abydos
10 Green's guidance for a strategy adventure game
11 Wildflowersky
12 A boy named fly
beh i Vanden Plas sono prog metal e questo disco probabilmente è legato all'alma mater del gruppo. Ottimi musicisti i Vanden a autori anche di qualche disco notevole ma a mio parere gli è sempre mancato quello scatto in più per avere il successo vero.
RispondiEliminaIo invece i Vanden Plas non li ho mai ascoltati, mi consigli qualcosa?
Eliminati posso dire che a me il loro disco che mi è più piaciuto è Christ 0 credo che sia del 2007, è un concept.Lo comprai a Norimberga in centro:un negozio di dischi a 4-5 piani che si chiamava Muller e aveva un piano dedicato all'hard rock e all'heavy.Praticamente per me un vero e proprio paese dei balocchi. Mia moglie è riuscita a trascinarmi via dopo che avevo fatto spesa ingente con tutte chicche introvabili in Italia ( tipo un cd dei Paradise Lost racchiuso in un confanetto nero di velluto e con diverse bonus tracks)...aaaahhh dolci ricordi!
RispondiEliminaEh già, cerco di ascoltare l'album in questione allora, grazie per la dritta :)
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