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In the garden of Iden di Kage Baker, 1997)
Perplesso. Non saprei come meglio definire il mio stato d'animo dopo aver concluso la lettura di questo romanzo. Grazie alla segnalazione di
Luigi scoprivo qualche tempo fà che all'interno della collana mensile
Urania nasceva una sottoetichetta chiamata semplicemente
I Capolavori atta a ristampare romanzi significativi ormai fuori catalogo, una serie di recuperi orientati per lo più verso opere non troppo datate. Questo
La compagnia del tempo è proprio il romanzo che ha l'onere e l'onore di inaugurare questa nuova e lodevole iniziativa.
Faccio una premessa doverosa esplicitando il fatto di non essere un assiduo frequentatore della letteratura di fantascienza, i miei parametri di paragone sono quindi scarsi per quel che riguarda la letteratura di genere (di questo genere si intende), solo un po' meno scarsi sulla lettura/letteratura tout-court.
Perplesso dicevo, ma perché? Probabilmente i fattori scatenanti perplessità sono due:
in primis il fatto che mi aspettavo un romanzo decisamente diverso, problema sicuramente mio,
in secundis l'dea errata di andare a leggere opere cardine della science fiction, trascurando il fatto che, appunto, le ristampe sono dedicate a opere più o meno moderne. Ancora problema mio direi.
Aspettative a parte, il romanzo della
Baker, il primo del ciclo della Compagnia, è considerato un caposaldo della SF americana come sottolineato anche nell'editoriale del numero in questione di Urania. In linea generale diciamo che dall'esordio di un'iniziativa del genere mi aspettavo sicuramente di più.
La compagnia del tempo sembra più un romanzo storico con qualche accenno a tematiche sci-fi che stanno alla base del racconto e dell'universo narrativo creato dalla
Baker ma non ne sono la caratteristica predominante.
La Compagnia del titolo è la
Dr. Zeus, un'organizzazione che in un remoto futuro ha scoperto i segreti dell'immortalità e del viaggio nel tempo. La Compagnia seleziona alcuni umani e li trasforma in immortali, li educa e li rispedisce indietro nel tempo per garantirsi ricchezze e vantaggi e per offrire all'umanità del futuro possibilità smarritesi ormai nel corso delle epoche passate. Nel romanzo seguiamo le gesta di una piccola squadra della Compagnia composta da un facilitatore,
Joseph, una zoologa e una botanica, la giovane
Mendoza, sottratta in tenera età alle grinfie dell'Inquisizione Spagnola proprio grazie all'intervento della Compagnia. Nell'anno 1555 i tre si recano in Inghilterra presso la dimora di
Sir Walter, proprietario di un giardino botanico fornitissimo dal quale Mendoza dovrà prelevare erbe e piante curative ormai introvabili nel ventiquattresimo secolo. Qui la giovane farà la conoscenza di
Nicholas, intelligente servitore del padrone di casa, con il quale inizierà una relazione amorosa immortale/mortale.
Il racconto scorre bene, niente da dire, linguaggio semplice, momenti di noia praticamente assenti, etc., di contro non emoziona e non regala accadimenti degni di nota, il lato fantascientifico che ci si aspetta da un romanzo di fantascienza (perché ce lo si aspetta, non è così?) è relegato a mero contorno, più interessanti sono i risvolti storici legati alla religione, ai contrasti tra cattolicesimo e protestantesimo alle eresie e all'Inquisizione e finanche alla storia d'amore sui generis tra Mendoza e Nicholas (sui generis all'insaputa di quest'ultimo).
La lettura è scivolata via come un bicchiere d'acqua fresca bevuto però quando non stai proprio morendo di sete, non so se mi spiego. Per la partenza di questo nuovo progetto mi sarei aspettato qualcosa di più significativo invece il primo episodio di questa saga non solo verrà da me dimenticato presto ma non mi invoglia neanche a tenere d'occhio le prossime ristampe dedicate all'opera della
Baker. Vediamo cosa ci proporrà la collana per le prossime uscite, attendo consigli da chi è più preparato di me sull'argomento.
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Kage Baker |