(di Sergio Citti, 1989)
Che da morti magari non si sta poi così male, qualcuno pure meglio che da vivo. Dice che il cimitero di notte mica è così triste, si ride parecchio delle cose tragiche, si narrano e si ascoltano storie, s'aspettano i vivi che vengono al mattino, quelli che ricordandosi di te non ti permettono d'andartene veramente, mannaggia a loro. Anzi, mortacci loro! Che uno aspetta una vita per sapere cosa c'è dopo la morte e quando muori rimani fregato. Si, sei morto, ma muori davvero solo quando tutti si scordano di te. Allora muori, sei morto e aspetti di morire un'altra volta. Mortacci loro mortacci.
Al cimitero s'incontrano e convivono un nutrito gruppo di deceduti e pure qualche vivo. C'è Domenico (Vittorio Gassman) che fà il guardiano del cimitero e per arrotondare si ruba tutto il rubabile dalle spoglie dei cadaveri, c'è il soldato Lucillo (Sergio Rubini) che al cimitero ci arriva da vivo e ci rimane da morto, ci sono i defunti come la bellissima Alma (Carol Alt) di bianco vestita, lo sputtanato Scopone (Andy Luotto) terrore delle donne dal culo perfetto, c'è Tommaso Grillo (Galeazzo Benti) destinato a esser ricordato per sempre per quattro cazzate dette da vivo, ci sono i finti ciechi Felice e Gigetto (i fratelli Ruggeri) trattenuti dalla loro vecchina (Mariangela Melato) e ci sono parenti veri e presunti, amanti e fidanzati tutti quanti con una storia da raccontare.
Mortacci è un film fatto di episodi ben amalgamati al filo conduttore portante, quello dei morti e delle loro storie e inframezzati dalle vicende del custode interpretato da Gassmann e dalle puntuali incursioni notturne di Edmondo (Malcolm McDowell), spasimante di Alma quand'ella era ancora in vita. Il regista e sceneggiatore Sergio Citti, allievo e aiutante di Pier Paolo Pasolini, riesce a infondere un tocco sognante e filosofeggiante a quella che poteva rivelarsi la classica commedia ad episodi, memore della commedia all'italiana dei bei tempi andati, non lesinando nemmeno sulle dosi di cinismo e di critica ai vecchi vizi e orrori dell'animo umano.
Emblematico il caso del piccolo paesello di Sottomonte salito alla ribalta delle cronache per aver dato i natali all'unica vittima di una missione Onu, giovane soldato locale morto nel compimento del proprio dovere. Grazie a quello che verrà subito rinominato l'eroe il paese e la sua economia rinascono. La casa dell'eroe, la statua dell'eroe, la storia dell'eroe, il bar dall'eroe e via dicendo. Ma poi l'eroe torna, si scopre che non è morto e i concittadini che fanno? Festeggiano? Macché, qui ne và dell'economia del paese, loro l'eroe lo vogliono morto e morto deve restare!
Episodi di vario tono, alcuni più farseschi altri più cinici, compongono un mosaico parecchio riuscito, divertente e allo stesso tempo amaro realizzato da un cast che mette vicini Vittorio Gassman e Alvaro Vitali, Carol Alt e Mariangela Melato, Malcom McDowell e i fratelli Ruggeri. Eterogeneo a dir poco.
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