venerdì 20 settembre 2013

MORTACCI

(di Sergio Citti, 1989)

Che da morti magari non si sta poi così male, qualcuno pure meglio che da vivo. Dice che il cimitero di notte mica è così triste, si ride parecchio delle cose tragiche, si narrano e si ascoltano storie, s'aspettano i vivi che vengono al mattino, quelli che ricordandosi di te non ti permettono d'andartene veramente, mannaggia a loro. Anzi, mortacci loro! Che uno aspetta una vita per sapere cosa c'è dopo la morte e quando muori rimani fregato. Si, sei morto, ma muori davvero solo quando tutti si scordano di te. Allora muori, sei morto e aspetti di morire un'altra volta. Mortacci loro mortacci.

Al cimitero s'incontrano e convivono un nutrito gruppo di deceduti e pure qualche vivo. C'è Domenico (Vittorio Gassman) che fà il guardiano del cimitero e per arrotondare si ruba tutto il rubabile dalle spoglie dei cadaveri, c'è il soldato Lucillo (Sergio Rubini) che al cimitero ci arriva da vivo e ci rimane da morto, ci sono i defunti come la bellissima Alma (Carol Alt) di bianco vestita, lo sputtanato Scopone (Andy Luotto) terrore delle donne dal culo perfetto, c'è Tommaso Grillo (Galeazzo Benti) destinato a esser ricordato per sempre per quattro cazzate dette da vivo, ci sono i finti ciechi Felice e Gigetto (i fratelli Ruggeri) trattenuti dalla loro vecchina (Mariangela Melato) e ci sono parenti veri e presunti, amanti e fidanzati tutti quanti con una storia da raccontare.

Mortacci è un film fatto di episodi ben amalgamati al filo conduttore portante, quello dei morti e delle loro storie e inframezzati dalle vicende del custode interpretato da Gassmann e dalle puntuali incursioni notturne di Edmondo (Malcolm McDowell), spasimante di Alma quand'ella era ancora in vita. Il regista e sceneggiatore Sergio Citti, allievo e aiutante di Pier Paolo Pasolini, riesce a infondere un tocco sognante e filosofeggiante a quella che poteva rivelarsi la classica commedia ad episodi, memore della commedia all'italiana dei bei tempi andati, non lesinando nemmeno sulle dosi di cinismo e di critica ai vecchi vizi e orrori dell'animo umano.

Emblematico il caso del piccolo paesello di Sottomonte salito alla ribalta delle cronache per aver dato i natali all'unica vittima di una missione Onu, giovane soldato locale morto nel compimento del proprio dovere. Grazie a quello che verrà subito rinominato l'eroe il paese e la sua economia rinascono. La casa dell'eroe, la statua dell'eroe, la storia dell'eroe, il bar dall'eroe e via dicendo. Ma poi l'eroe torna, si scopre che non è morto e i concittadini che fanno? Festeggiano? Macché, qui ne và dell'economia del paese, loro l'eroe lo vogliono morto e morto deve restare!

Episodi di vario tono, alcuni più farseschi altri più cinici, compongono un mosaico parecchio riuscito, divertente e allo stesso tempo amaro realizzato da un cast che mette vicini Vittorio Gassman e Alvaro Vitali, Carol Alt e Mariangela Melato, Malcom McDowell e i fratelli Ruggeri. Eterogeneo a dir poco.

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