(Star Trek: The wrath of Kahn di Nicholas Meyer, 1982)
In modo totalmente casuale mi trovo a riprendere l'esperienza trekkiana da dove l'avevo lasciata, ossia al primo della serie di film (quelli classici) dedicati all'Enterprise e al suo equipaggio. Proprio dopo pranzo su Rai4 stava iniziando L'ira di Khan e così...
Il secondo lungometraggio dedicato a Star Trek è una storia d'odio e vendetta da parte di Khan (Ricardo Montalban) nei confronti del capitano Kirk (William Shatner), nel frattempo diventato ammiraglio della Flotta Stellare (come visto in Star Trek - Il film).
L'odio di Khan ha radici che affondano nel passato quando Kirk, allora ancora in forza all'Enterprise, condannò il suo nemico e relativo equipaggio a un esilio forzato sul pianeta Ceti Alpha V. In seguito a un disastro di proporzioni planetarie il pianeta diventò quasi invivibile causando la morte di molti compagni di Khan, moglie compresa. Khan addosserà a Kirk anche questa colpa fomentando l'odio che prova ormai da tempo per il suo nemico.
Durante un volo d'addestramento al quale presenzia lo stesso Kirk, l'Enterprise ora comandata da Spock (Leonard Nimoy) si imbatterà in una richiesta d'aiuto da parte della stazione scientifica che sta sviluppando il misterioso progetto Genesis supervisionato dalla Dottoressa Marcus (Bibi Besch), ex fiamma di Kirk. Da qui si arriverà a un nuovo scontro tra i due vecchi nemici che coinvolgerà l'Enterprise e la USS Reliant, nave della flotta stellare ora in mano a Kahn.
Il cast della serie classica è ancora una volta al completo e ampliato dalla giovane e decisa recluta Saavik interpretata da una Kirsty Alley al suo debutto cinematografico. L'attenzione è però saldamente puntata sull'ammiraglio Kirk che ancora una volta dimostra, soprattutto a se stesso, che la scelta di lasciare il comando dell'Enterprise non è stata del tutto felice. Si riflette sul tempo che passa e su quelle che sono le proprie vocazioni. Mentre il resto del cast è messo in secondo piano, salvo un importante colpo di coda di Spock nel finale, sale alla ribalta una nemesi con un ossessione forte, di quelle che possono consumare una vita.
La storia corre lineare senza grosse impennate di ritmo nonostante l'approccio sia più votato all'azione rispetto al capitolo precedente a mio avviso comunque meglio riuscito. Le parole più votato all'azione prendetele con le pinze, nel complesso la pellicola non si può definire proprio dinamica. Ne esce un secondo capitolo in fin dei conti riuscito, che tratteggia un buon antagonista ma che comunque non riesce a inserirsi nell'albo dei grandi film. Onesto intrattenimento che può creare curiosità verso i titoli successivi ma soprattutto verso il recupero delle serie originali (che io vidi da bambino a spizzichi e mozzichi).
Insomma, le divise blu, gialle e rosse avevano un fascino che queste nuove uniformi eleganti e impersonali non hanno. Probabilmente lo stesso vale per i film se paragonati alle vecchie serie. E davvero così? Ai trekker l'ardua sentenza.
Con Rotta verso la Terra, il migliore dei vecchi film, ripreso alla grande da Abrams per Into darkness. Mi sa che lo recupero anche io.
RispondiEliminaCiao Ford, devo dire che avevo preferito il film precedente anche se più riflessivo. Comunque non mi dispiacerebbe continuare il recupero con Alla ricerca di Spock.
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