sabato 1 febbraio 2014

L'ALBA DEI MORTI VIVENTI

(di Tiziano Sclavi e Angelo Stano)

Nell'ottobre del 1986 avevo poco più di undici anni, pochi soldi in tasca se non nessuno in assoluto e forse ancor meno fumetti nella mia collezione. Certo, i fumetti li conoscevo e li leggevo, i miei me ne compravano giusto qualcuno ogni tanto, molto molto sporadicamente, talvolta uno zio mi regalava delle cose della Disney, paperi e topi dai quali però ero molto meno attratto che non dai vari Tex, Zagor o dal Comandante Mark che lo zio aveva sul comodino o in genere da tutto quello che di colorato e sgargiante arrivava da Marvel e DC (che all'epoca nel nostro paese non proliferavano).

La nascita di Dylan Dog mi passò quindi sotto il naso senza che me ne accorgessi. Il successo forse insperato che arrise all'indagatore dell'incubo me lo fece conoscere insieme all'apprezzamento che gli tributarono alcuni amici di qualche anno più grandi di me, e questo forse avveniva un po' più in là del 1986. O forse no, di tempo ne è passato vai a sapere che scherzi può fare la memoria. Resta il fatto che questo sorprendente titolo rimase per me una lettura assolutamente occasionale al pari di molte altre cose pubblicate all'epoca.

Cosa avrà trovato il ragazzo fortunato che nell'ottobre del 1986, al contrario di quello che accadeva a me, aveva in tasca le mille e rotte lire necessarie per comprarsi l'albo in questione? Intanto, fortunato e inconsapevole, l'esordio di quello che sarebbe diventato un piccolo (o grande) mito dell'editoria italiana e di un personaggio destinato a una popolarità che gli ha permesso di rimanere vivo e vegeto fino ad oggi, e di anni ne sono passati quasi trenta.

La copertina di Villa che lasciava presagire dosi d'orrore sconfinato mostrandoci un Dylan Dog attorniato da morti viventi in una notte di luna piena, non tradisce ne mistifica quello che il ragazzo di cui sopra si apprestava a leggere.

Sybil Browning è terrorizzata, corre verso la porta, indossa soltanto un paio di slip e una leggera camicia da notte. La paura la fa tremare, non le consente di avere una presa salda sulla maniglia, la porta non si apre. Due braccia tumefatte emergono dal buio e si protendono verso di lei, la porta finalmente cede. Entrando nel lungo corridoio una mano l'afferra, le strappa la camicia, le graffia la spalla. Sybil corre e sconvolta inciampa nel tappeto. Cade, cade, cade e la gamba della cassettiera è sempre più vicina alla sua testa poi l'impatto e una figura che alle sue spalle la sovrasta. La bocca dell'uomo in ombra si apre, la figura si inginocchia e afferra la gamba della donna. Il contatto risveglia Sybil che grida e d'istinto scalcia. Corre Sybil e inseguita si rinchiude nel bagno. Terrore, è in trappola, lontana dal telefono e da ogni via d'uscita. I colpi alla porta si susseguono sempre più insistenti, Sybil prega a voce alta il suo John. Il legno si spezza, la donna ormai priva di forze è con le spalle al muro, si sorregge al mobiletto del bagno, la mano destra tocca qualcosa di freddo. L'afferra, la porta cede, Sybil implora John di andarsene, l'ombra dell'uomo riempie il vano della porta, ora si avvicina. La mano destra di Sybil si alza e con furia si abbatte sul capo dell'uomo, le forbici gli si conficcano nel cranio passando dall'orbita oculare.

Non male come presentazione, soprattutto se pensiamo che il titolo della storia, la prosa di Tiziano Sclavi e le matite di un ispirato Angelo Stano ci dicono a gran voce che c'è molto di più di un caso di omicidio alla Nick Raider. Presto entrano in scena elementi che faranno poi parte del mito della serie: l'indirizzo di Craven Road al numero 7, il campanello urlante, il fido aiutante Groucho capace di infilare battute e battutacce a un ritmo insostenibile, la figura fascinosa di Dylan e la costruzione eterna del modellino del galeone. Dylan Dog si presenta come un tipo sicuramente strano e affascinante, un indagatore dell'incubo che presenta alcune somiglianze con il celebre Sherlock Holmes: la postura e alcune gestualità, il riflettere con l'ausilio di uno strumento musicale (il clarinetto) e la convinzione che, scartate tutte le ipotesi possibili, quello che rimane è l'incubo. Al contrario del più celebre collega, Dylan rivela anche essere in possesso di una sana dose di senso dell'umorismo (meno molesto di quello di Groucho) e di gusti particolari: chi di voi metterebbe su un vinile con la soundtrack di Ghostbuster in presenza di una bella cliente al quale fascino lo stesso Dylan non sa resistere (altra caratteristica molto dylaniana quella di non saper resistere al fascino femminile)?



Il caso si presenta ovviamente come una pura e semplice questione romeriana, si, insomma, morti viventi, zombi, il filone è quello e proprio l'arte di Romero viene omaggiata da Tiziano Sclavi che concede ai suoi personaggi una distensiva visione del film Zombi prima che l'azione vera e propria cominci e che l'incubo si trasformi in realtà. Fanno capolino in questo primo numero due dei personaggi che diveranno ricorrenti nella serie: l'ispettore Bloch e il dottor Xabaras, accostato niente meno che al diavolo ma presentato anche come un novello dottor Frankenstein. Si attinge a piene mani alla mitologia dell'orrore e dell'oscuro, facendo questo Sclavi delinea una vicenda dalle atmosfere coinvolgenti e inquietanti che promette sviluppi interessanti e non fatica a far presa sul lettore. Dal canto suo le matite di Stano rendono vive e reali quelle stesse atmosfere volute dallo scrittore raggiungendo il picco nella splendida sequenza ambientata nel villaggio di Undead in Scozia dove Groucho si rivela un ottimo tiratore e Dylan un indagatore pieno di risorse.

L'esordio è di quelli riusciti, di quelli che si prendono un pezzo di storia del nostro amato fumetto. Ora è in atto un rinnovamento della serie affidato alla supervisione di Roberto Recchioni, uno che sa il fatto suo, con lo scopo di riportare questi ormai antichi fasti sulle pagine del personaggio. I risultati dovremmo riuscire a vederli nella seconda metà di questo anno. Per ora le prime uscite legate a questa nuova gestione non fanno gridare al miracolo ma tutto questo era preventivato. Non ci rimane che tifare per Recchioni e la sua banda e stare a vedere cosa ne sarà del buon vecchio Dylan.

10 commenti:

  1. anche a me i primi successi di Dylan Dog passarono sotto il naso , diciamo che ho recuperato a partire da un paio di anni dopo e poi ho stoppato la collezione al numero 120 ...dieci anni esatti!

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    1. Io li ho sempre letti a scrocco (quei pochi che ne lessi), i primi numeri li ho recuperati poi con la Granderistampa.

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  2. Ho cominciato a leggerlo tardi, superati i trent'anni, quando insieme a un mio amico appassionato di Dylan, dopo un master di scrittura, avevamo provato a buttare giù un soggetto x l'indagatore dell'incubo. Prima l'avevo snobbato, mi sembrava una lettura per adolescenti modaioli e un pò demenziale. Poi mi è capitato di leggere alcuni dei migliori albi della serie e devo dire che questo personaggio e tutti i suoi comprimari resteranno un fiore all'occhiello del fumetto italiano. Da anni lo scrocco in biblioteca e devo dire che trovo valido, quando va bene, un albo su dieci. Speriamo in Recchioni, x ora sono migliorate soltanto le copertine, decisamente più originali e "moderne".
    Vedremo!

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    1. Credo si debba tornare a lavorare molto sulle atmosfere, inquietare e spiazzare il lettore almeno un poco, alcuni numeri invece filano via troppo lisci, senza nessun sussulto e con pochi spunti d'interesse. Recchioni sa il fatto suo, speriamo che gli autori traggano beneficio dalla sua guida.

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  3. Io invece l'ho scoperto quasi subito, mi pare dal terzo numero. A scuola c'era un vero e proprio giro di prestiti e controprestiti. Questo primo numero fu un gran botto. Molti dicevano che nessuno dei successivi era bello uguale. Io ero più moderato, mi piacevano tutti. In ogni caso un bel colpo di fulmine per tanti ragazzi della mia età.

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    1. Ciao Gae, se un pizzico di costanza mi aiuta magari parlerò anche dei numeri seguenti, magari tornano in mente altri ricordi :)

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  4. Il primo numero di Dylan è fantastico, ricordo che lo consumai a furia di leggerlo, era modernissimo rispetto a tutto quello che usciva in edicola in quel periodo, uno spartiacque generazionale. Molto più d'impatto di quanto lo possa essere un "Orfani" ad esempio che anche se bello sa di rielaborazione di qualcosa di gia visto. Secondo me questa voglia di Dylan è nata dall'ultimo periodo promozionale dove in Bonelli stanno tentando il recupero della loro ultima icona moderna (sò passati quasi trent'anni mio dio). Il problema è che di tipi come Sclavi non ne fanno più.

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    1. La mia intenzione era di parlare del nuovo corso di Dylan Dog però non è che mi venisse poi molto da dire al riguardo. Nello stesso tempo ho riletto questo primo numero sulla Grande Ristampa e la scelta è stata ovvia, così eccoci qua a ricordare L'alba dei morti viventi

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  5. bel post..io ero più grandino, e arrivavo da una famiglia (nonno, zii) dove i fumetti bonelli erano di casa e già compravo Martin Mystere e un altro fumetto dalla vita brevissima: Judas.
    dylan dog fu una bomba; horror, umorismo, sesso, storie mozzafiato, certo magari non originalissime ma per un adolescente di metà anni ottanta era il massimo.
    i primi numeri erano fenomenali, poi purtroppo sono calati ed anche io ho stoppato la collezione intorno al numero 120. ma li ho ancora tutti.
    ciao grazie

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    1. Ehi, grazie a te :)

      Sai che di Judas non ho mai sentito parlare, ora vado subito a informarmi e a curiosare su che tipo di fumetto era.

      Martin Mystere era un must che personalmente preferivo a Dylan Dog, poi anche li si è persa la verve.

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