(di Gino D'Antonio e Lucio Filippucci, 2008)
Procede il mio percorso alla scoperta di tutti i Texoni pubblicati finora dalla Bonelli (è uscito proprio in questi giorni il trentunesimo albo disegnato da Enrique Breccia) con l'appuntamento datato 2008 che una volta tanto non porta la firma alla sceneggiatura del mitico Claudio Nizzi. Questo di per sé è già un piccolo evento vista la prolificità di uno dei classici scrittori texiani.
Purtroppo questo Texone uscì postumo. Nel 2006 ci lascia Gino D'Antonio, sceneggiatore a suo agio tra le lande del west già frequentate sulle pagine di Storia del west, tra quelle di Bella e Bronco o sull'albo Bandidos!, postumo anche questo. La collaborazione di D'Antonio con Bonelli risale ai tempi delle edizioni Audace ed è proprio a partire da alcuni appunti scritti da Sergio Bonelli che D'Antonio costruisce la sceneggiatura dell'atipico Seminoles, atipico se non altro per quel che riguarda l'ambientazione, per una volta lontana da Arizona, Texas, Colorado o Nuovo Messico ma trasferita nell'assolata Florida, tra le paludi delle Everglades elette a nuova patria dagli indiani Seminoles.
Alle matite Lucio Filippucci che nonostante in Bonelli abbia lasciato il segno più che altro sul personaggio del buon vecchio zio Marty, si destreggia più che bene tra le paludi della Florida e con i topoi del genere tanto caro all'impareggiabile Tex Willer.
Rimanendo ancora una volta tra le mura domestiche Bonelli riesce a scegliere una coppia d'assi capace di sfornare un Texone godibilissimo con una sceneggiatura dai tratti classici ma con qualche novità e con personaggi di contorno molto ben tratteggiati.
È quasi un'avventura in solitaria quella di Tex, solo in parte affiancato da Carson ma aiutato dal nero Jesus, personaggio che non stonerebbe tra la combriccola del ranger. I ranger devono scortare un indiano seminole che deve essere processato, ma Longknife, così come il suo compagno Ochala, non sembrano poi dei cattivi diavoli. Per loro però nutre una forte avversione lo scout dell'esercito Lafarge che tenta il tutto per tutto per non fare arrivare i due vivi al processo. Lo scontro tra Tex e Lafarge tra le paludi della Florida, patria dei Seminoles, è ormai inevitabile.
La matita di Filippucci è pulita e decisa, capace di dipingere con grande maestria una vasta gamma di espressioni credibili sui vari volti. Un'attenzione particolare è rivolta alla rigogliosa natura delle Everglades, ai canneti, alle radici aeree degli alberi, agli acquitrini e all'inusuale abbigliamento dei Seminoles, parecchio distante da quello d'ordinanza delle altre tribù indiane.
L'intesa tra i due artisti sembra perfetta e la collana porta a casa un risultato di tutto rispetto. Chapeaux! Ancora una volta.
Tex è sempre Tex anche quando è Texone.
RispondiEliminasono decenni che mi tiene compagnia
Immutabile ma immarcescibile!
EliminaHo un ottimo ricordo di questo Texone, hai fatto bene a ricordarlo con questo ottimo post!
RispondiEliminaGrazie Alli, e tanti altri spero di ricordarne ancora.
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