giovedì 26 gennaio 2017

L'UOMO CHE SCOPRÌ L'EUROPA

(di Alfredo Castelli, Cassaro e Franco Bignotti)

Nella prima parte del settimo albo dedicato a Martin Mystère si conclude la vicenda iniziata in Delitto nella preistoria di cui parlammo la scorsa volta. A seguire, la prima parte di una nuova avventura che proseguirà nell'albo successivo, La fonte della giovinezza, e andrà a concludersi solo nella prima metà del nono albo della serie: Il triangolo delle Bermuda.

Rileggendo ora, a distanza di anni, questi tre albi, devo proprio dire che quella sensazione di spezzatino nelle storie, con un inizio su un albo, il corpo centrale sul successivo e il finale in principio di un terzo numero, è qualcosa di davvero insensato e fastidioso. L'unico punto a favore di una gestione simile poteva essere la totale libertà concessa agli autori nella creazione delle loro storie (qui i riferimenti sono a Castelli) non imbrigliate in un tot di pagine predefinito. Per il lettore però ne vien fuori una fruizione disordinata che sfocia nel fastidio per il lettore occasionale che si trova in un albo pezzi di storie all'apparenza buttate a caso, il finale di una e l'inizio di un'altra senza la possibilità di leggere qualcosa di completo. Non so bene fino a che anno e a che numero sia andato avanti questo andazzo, sarà curioso scoprirlo proseguendo nella lettura.

Questa nuova storia ideata da Alfredo Castelli prende spunto più che da un misterioso enigma da una vera e propria leggenda, o più probabilmente da un miscuglio di più leggende: quella del regno del Prete Gianni e quella della Fonte della giovinezza. Come accade spesso nelle storie di Mystère, che poi è anche il bello della serie, si parte da una curiosa domanda: molti si sono chiesti chi sia stato il primo europeo a porre piede in America. Ma nessuno si è mai domandato chi fu il primo americano a porre piede in Europa. Castelli data l'avvenimento al 1140 d.c., ben prima del viaggio di Colombo in senso opposto, sarà un pellerossa della Florida ad attraversare l'Oceano per portare a Papa Onorio il resoconto delle meravigliose scoperte effettuate dal Prete Gianni, evangelizzatore ante litteram in terra d'America, lì giunto in seguito a un viaggio avventuroso.

Ai giorni nostri sarà l'attempato amico di Martin Mystère, lo studioso Vincent Von Hansen, a trovare traccia di questi strani eventi e chiederà al più giovane collega di accompagnarlo in una spedizione alla scoperta della fonte della giovinezza, descritta proprio nei documenti del famoso Prete Gianni.

Questo è solo l'incipit di una lunga storia, ancora una volta forse un po' troppo lunga, che mette molta carne al fuoco. È quasi difficile ammettere come alcune storie di Martin Mystere, personaggio da me molto amato, siano invecchiate con il tempo e risultino ora un poco verbose e farraginose nella struttura, sempre interessantissime nei contenuti, però a volte faticose nella costruzione. Rispetto ai primi albi di un Dylan Dog comparso solo quattro anni più tardi, sembra di leggere fumetti provenienti da due diverse epoche, fatto sicuramente attribuibile ai diversi approcci alla narrazione dei due creatori dei personaggi.

Riscatta l'incedere un po' lento un finale molto indovinato che apre le porte a simpatici scenari da esplorare in futuro. Pregi e difetti nelle tavole di Bignotti che in linea generale non mi fa impazzire ma al quale riconosco diversi meriti nelle vedute d'insieme e nei passaggi più onirici. Una lunga storia di passaggio in attesa di episodi più riusciti.


10 commenti:

  1. Risposte
    1. Martin rimane sempre e comunque un grandissimo personaggio.

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  2. Si, questa cosa di spezzettare le storie era davvero fastidiosa. Non vorrei dire una sciocchezza, ma credo di che la cosa sia finita solo con il ciclo delle avventure italiane, alla fine degli anni '90. Ma con Zagor, per dire, la cosa è finita solo qualche anno fa (sempre se non ricordo male).

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    1. Le avventure italiane erano già divise in due episodi o erano storie che si esaurivano in un albo. In un triangolino in alto a destra era indicato se si trattava di una o l'altra soluzione.
      Non compero Zagor con continuità, ma credo che la cosa " non " sia mai finita. La lunghezza della storia è variabile anche se ogni tanto le vicende del personaggio si esauriscono in un paio di albi o tre, ma questo accadeva anche i passato. Ricordo per esempio una storia di pugili di Cajelli/Laurenti ed una di bottino nascosto in un vecchio forte sceneggiata da Rauch e disegnata da quel disegnatore milazziano di cui al momento non ricordo il nome.

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    2. Su Tex ad esempio è da tempo che le storie finiscono alla fine dell'albo e non a casaccio nel suo mezzo. Magari una storia dura due o anche tre albi, ma sai che se la storia è più lunga l'avrai tutta mediamente in un paio di numeri. Io solitamente quando mi capita di leggere qualcosa del genere aspetto che esca anche il secondo e leggo tutto insieme. Lo spezzatino spinto però era terribile.

      Come dice il Crepa forse è vero che su Zagor la cosa è andata avanti ancora per eoni, spero la tendenza sia stata definitivamente accantonata.

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    3. Intendevo dire che proprio con la trasferta di MM in Italia si sono cominciate a vedere le uscite "regolari" divise in uno o due albi.
      Su Zagor accadrà ancora (non seguo la serie), ma di sicuro molto meno di un tempo. Credo che stiano lentamente cercando di lasciarsi la cosa definitivamente alle spalle. Me lo auguro, almeno.

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    4. lo spero vivamente anche io, penso che forse l'unica eccezione, se poi davvero lo è, possa essere ancora proprio Zagor.

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  3. Il problema di MM è nell'essere la cerniera tra personaggi SBEllici classici come Tex e cose + zeitgeist come il Dog.
    Concordo con quanto affermi. Ieri notte ho ripreso in mano lo special con Nessie e lo haggis e l'esordio di Dee e Kelly ( 1985 ) e avverto la perturbazione nel campo della Forza se penso che da lì ad un annetto il mondo ignaro vedrà Rupert Everett con un medusone tuffato nell'inchiostro sulla zucca sfidare zombies in tavole della secessione viennese. Altri universi. Confesso il guilty pleasure x l'Alessandrini caniffianoprattiano agitato non mescolato del tempo. Mamma mia, lo ho ammesso. Mi capita di riprendere in mano anche i suoi kenparkers. E la storia dei secret six di Chicago x la collana storica SBEllica che ha filiato le odierne Le Storie. Financo la Eva Kant per lo zine femminile poi raccolto da Mondadori in un volume. Io entro nel sito SBE e guardo le covers del BVZM - praticamente vignettone, davvero diverse da roba come digennaro o Morgan Lost o Orfani vari - e mi sento bene come solo con quelle di Diso x Mister No. Quelle tavole nervose con il Detective dell'Impossibile scucchioso come un testimonial del Marlboro Country negli eighties. Posso tracciare la curva che ha portato il Gianca a cose bellissime come Anastasia Brown e gli specials fine anni ottanta/inizio anni novanta. E l'Uomo di Mosca. Tavole così fumettose che passo sopra in modalità Fredastaire allo script so old fashioned.

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    1. È vero, MM e un traghettatore del classico al più moderno, forse proprio per questo un po' invecchiato. Però hai ragione anche sulle cover e su alcuni disegni delle storie, fumetto d'altri tempi capace di dare ancora parecchie soddisfazioni :)

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  4. Ciao Mary, benvenuta da queste parti e grazie :)

    Però io e la cosmesi siamo su due pianeti molto, molto distanti :) Se mi servirà qualche consiglio passerò volentieri dalle tue parti :)

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