(Oz the great and powerful di Sam Raimi, 2013)
È un tripudio di colori e tedio l'ultimo film diretto da Sam Raimi. Mi sono accostato scettico alla visione de Il grande e potente Oz, il film non mi ispirava nessun tipo di interesse, poi al vedere il nome di Sam Raimi alla regia mi sono un poco rincuorato. Pur mancandomi alcuni tasselli della filmografia del regista, insieme al deludente Spider-Man 3, questo è sicuramente il film più noioso che mi sia capitato di vedere firmato (e filmato) da Raimi.
La parte migliore del film è la presentazione del protagonista, girata in un bel bianco e nero evocativo che ci mostra come il grande e potente Oz (James Franco) non sia altro che un cialtrone, un illusionista da quattro soldi che ha però l'ambizione di diventare un grande uomo del calibro di Thomas Alva Edison, intenzione ammirevole che non toglie il fatto che al momento Oz rimanga comunque poco più di un cialtrone. Originario del Kansas, Oz si ritrova in seguito a un volo in mongolfiera complicato da una strana tempesta, nel paese della città di smeraldo, raggiungibile seguendo una comoda strada di mattoni dorati, in quello che poi in seguito verrà conosciuto da tutti come il mondo di Oz.
Non ci sono Dorothy, il leone codardo, l'uomo di stagno e lo spaventapasseri (beh, forse c'è la loro versione in nuce), qui temporalmente tutto accade un poco prima, il mago deve ancora guadagnarsi la sua popolarità nel regno, c'è ancora da combattere e definire i ruoli tra salvatori e cattivi e la storia è ancora tutta da scrivere.
In un sovradosaggio di colore e digitale, in una scenografia tanto satura come in un film non dovrebbe mai essere, si svolge lo scontro tra un mago poco più che illusionista, la strega buona Glinda (Michelle Williams) e le sorelle Evanora (Rachel Weisz), strega malvagia dell'est e Theodora (Mila Kunis), strega malvagia dell'ovest. La confezione sontuosa e la durata eccessiva del film sembrano messe lì a sopperire l'apparente poco impegno del cast, anche Franco solitamente in gamba qui si accontenta del minimo sindacale, tutto si appiattisce a un livello talmente basso da risvegliare la noia anche nello spettatore più ben disposto nel giro di una manciata di minuti dall'arrivo nel regno di fantasia. Per assurdo le due interpretazioni migliori arrivano da due creature digitali animate presumibilmente in motion capture grazie all'attore Zach Braff che dà vita alla scimmia alata Finley, aiutante e facchino di Oz, e alla giovane Joey King, una dolce (quando vuole) bambola di porcellana. Entrambi gli attori hanno anche una parte nel prologo del film.
Tutto il resto, come cantava il Califfo, è noia. Sembra che dopo questa prova Sam Raimi si sia dedicato con maggior impegno e successo al televisivo Ash vs. Evil Dead che a detta della critica sembra essere un prodotto più divertente e riuscito. Segnaliamo ancora il solito cameo di Bruce Campbell immancabile in ogni film del regista, cameo che devo essermi perso in uno dei momenti di crisi per sonnolenza acuta. A chi non avesse ancora visto il film consiglio di continuare a rivolgersi a Judy Garland, se siete fan di Franco guardatevi tranquillamente la pubblicità di Zalando che è più divertente e dura meno.
C'è anche chi ha azzardato una lettura sul potere dell'illusione, anche dal punto di vista politico, che almeno nella nostra società si trasforma in supercazzola se non proprio in malafede, inganno e menzogna. Ci può stare, alcuni passaggi del film si possono leggere anche sotto quest'ottica, ciò non toglie che il livello di tedio si assolutamente sopra il livello di guardia, come non accade nemmeno nelle peggiori tribune politiche.
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