martedì 13 marzo 2018

4 MESI, 3 SETTIMANE, 2 GIORNI

(4 luni, 3 săptămâni și 2 zile di Cristian Mungiu, 2007)

Al suo secondo lungometraggio il rumeno Cristian Mungiu vince la Palma d'Oro alla sessantesima edizione del Festival di Cannes, lo fa con un film del reale che per alcuni versi può ricordare il Cinema dei fratelli Dardenne, per l'asciuttezza nello stile e nei dialoghi, per la scelta delle tematiche anche se qui, più nelle intenzioni che nel risultato, si lascia intravedere un minimo di contesto politico che nella realizzazione del film rimane più uno sfondo che elemento sostanziale della vicenda narrata. Siamo infatti nella Romania di fine anni 80 ancora sotto il regime di Ceaușescu, il regista ne tratteggia le difficoltà economiche, lo stile di vita e focalizza l'attenzione su un tema scottante: l'illegalità nel paese di praticare le tecniche di interruzione di gravidanza che per forza di cose diventano illegali e quindi clandestine.

In una situazione arrangiata alla meno peggio, Otilia (Anamaria Marinca) e l'amica Gabita (Laura Vasiliu) dividono una camera nello studentato universitario di Bucarest. Tra le inquiline dello studentato non regna l'abbondanza, si ricorre allo spaccio per le piccole necessità, al mercato nero per altre, ci si scambia la roba, si cerca di tirare su in qualche modo un po' di Lei, la moneta corrente. Accade però che Gabita rimanga incinta e che non voglia tenere il bambino, problema molto grosso questo all'epoca di un regime che ha dichiarato fuori legge l'aborto, regime tutt'altro che tenero con i trasgressori. L'unica via percorribile è quindi proprio quella dell'illegalità; con l'aiuto dell'amica Otilia, che sarà la persona che dovrà farsi carico dei pesi più gravosi della pericolosa situazione, Gabita si rivolgerà a un medico abortista (Vlad Ivanov) disposto a praticare l'interruzione in maniera clandestina, scenario che provocherà ripercussioni psicologiche in diversi dei protagonisti del film.


Con poche sequenze Mungiu inquadra bene più l'aspetto sociale che quello politico della Romania del regime, per virare poi su una narrazione più intima e personale che mette al centro l'amica Otilia, gravata da decisioni difficili, da prendere in poco tempo, e in seguito dalle conseguenze delle stesse, piuttosto che Gabita, la vera protagonista della situazione spinosa. La messa in scena è scarna, essenziale, la camera balla seguendo le protagoniste, il buio è buio davvero, i quartieri di Bucarest poco rassicuranti, i sentimenti, le paure, le umiliazioni, sono tutte interne, represse, portate allo spettatore dalla recitazione in sottrazione della Vasiliu e della Marinca, entrambe bene addentro alla vicenda. Con una certa naturalezza, inaspettatamente, Mungiu assesta almeno un bel paio di pugni allo stomaco sul quale si potrà riflettere: sull'abuso, sulle situazioni a cui porta il muoversi nell'illegalità, sul rischio, sul rimorso e sull'umiliazione dell'altro.

Interessante vedere come anche nell'arte contesti storici differenti portino ad approcci alla materia (quella del Cinema in questo caso), per mezzi e sensibilità, parecchio distanti dalla nostra, senza voler scendere in termini di paragone che potrebbero (per noi) risultare spesso troppo penalizzanti. Privo della benché minima inclinazione allo spettacolo, 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni è uno di quei film da vedere, anche per un pubblico abituato ad altro il film alla fine potrà rivelarsi meno ostico di quel che si possa pensare.

2 commenti:

  1. Visto, ma non ricordo niente, forse perché non era granché...tuttavia una visione più di altri in effetti la vale ;)

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    1. Sicuramente non è un film spettacolo, è un film di sostanza, film di tutto rispetto in questo senso, la visione la vale tutta.

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